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Martedì 15 Febbraio 2022 16:30

Aosta

 

La vicenda del bambino disabile

e gli abusi istituzionali


I genitori non condividevano le cure praticate al loro figlio, non per fini scientifici, ma per «fattori di carattere economico-organizzativo», cioè per risparmio di soldi da parte dell’Usl. Chiedono formalmente all’Asl i fascicoli sanitari del figlio, ma la richiesta è stata rigettata. Si rivolgono al Tar, che conferma le scelte dell’Asl, e, dopo, si rivolgono al Consiglio di Stato per vedersi riconosciuto il diritto di accesso alla documentazione dell’Usl Valle d’Aosta sulla modalità di assistenza e cura del figlio minore, affetto da grave disabilità.

Il ricorso viene ritenuto legittimo e si conferma che la tutela della salute dell'essere umano, e in particolare quella di un bambino, prevale sulla eventuale riservatezza dei documenti istruttori e sulla corrispondenza tra avvocato e pubblica amministrazione.

L’Asl dovrà consegnare ai genitori il fascicolo sanitario di loro figlio. I genitori, per far valere un loro inalienabile diritto, hanno dovuto sostenere ingenti spese, che nessuno rimborserà loro, come quasi sempre avviene, e, comunque, se riceveranno il dovuto rimborso a pagarlo saremo sempre noi cittadini, ma mai chi ha provocato loro il danno: assessorato regionale alla sanità, dirigenti Asl, servizi sociali o quant’altri.

Non possiamo sottrarci, come associazione genitori separati per la tutela dei minori (aps) ad esprimere, ancora una volta, l’indignazione per l’assurdo ed illecito comportamento del servizio socio-sanitario della Valle d’Aosta, che, sistematicamente, non risponde alle richieste dei genitori, unici titolati ad intervenire sull’azione del servizio pubblico sui loro figli.

La Regione, o meglio l’assessorato alla sanità, salute e politiche sociali, deve rendere conto – economicamente e giudizialmente - ai cittadini del funzionamento del settore di sua competenza, rendere pubblici i mancati dovuti controlli sistematici sul funzionamento della sanità e dei servizi sociali, visto che, quest’ultimi, mai rispondono alle richieste dei singoli cittadini, danneggiati dal loro comportamento, spesso fazioso, ingiusto e, purtroppo, anche scarsamente competente. Come associazione, da anni lo stiamo denunciando in tutte le sedi, comprese quelle giudiziarie, ma nessuno interviene. La ragione di questi assurdi silenzi va ricercata nelle lobby che condizionano la sanità e i servizi sociali valdostani e non solo.

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Lunedì 14 Febbraio 2022 12:58
 
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Lunedì 14 Febbraio 2022 12:55

Pas o non Pas


I figli vanno subito collocati presso il padre

se la madre li danneggia psicologicamente


avv. Francesco Valentini*

Lo strumentale dibattito sull’alienazione genitoriale di quei minori che rifiutano il genitore con cui non vivono (al 94% il padre) distoglie l’attenzione sul diffusissimo fenomeno della manipolazione dei figli, costretti a rinunciare alla bigenitorialità e, purtroppo, non si parla del padre, a cui viene negato il diritto alla co-genitorialità.

La Pas, indipendentemente dalla sua scientificità, è sinonimo di estromissione del genitore non collocatario/affidatario dalla vita dei propri figli e i tribunali non possono continuare a sottovalutare o, fatto ancor più grave, ignorare questo drammatico fenomeno per “salvaguardare” il genitore collocatario/affidatario (quasi sempre la madre), le cui responsabilità sarebbero palesemente evidenti.

Il falso problema della PAS

La Pas è rigettata dalla Suprema Corte di Cassazione (I Civile, ordinanza n. 13217 del 17.5.2021), rinnegando o, comunque, ridimensionando, di fatto, una sua precedente ordinanza (I Civile, sentenza n. 6919 dell’8.4.2016), su pressione delle lobby femministe, che hanno esaltato questa ordinanza, da tempo attesa, e dell’Ordine degli psicologi, poco inclini ad ammettere le responsabilità del genitore collocatario/affidatario (quasi sempre la madre) nel rifiuto del genitore non collocatario/affidatario (quasi sempre il padre) da parte dei figli e nel mancare di eseguire dolosamente i provvedimenti del giudice che regolamentano il diritto di visita dell’altro genitore. Quando un figlio rifiuta il padre con la fraseologia materna, anche quando è piccolissimo, è evidente che la madre collocataria, con la sua continua pressione psicologia e/o con quella dei suoi congiunti ed amici, lo ha indotto a non vedere il padre ed a rifiutarlo.

La senatrice pidiessina Valeria Valente, presidente della “Commissione di inchiesta sul femminicidio”, forte della risposta del ministero della Salute ad una sua interrogazione, che sottolineava “la non attendibilità della Pas e il rischio dell’uso distorto di tale diagnosi nei casi di bambini contesi”, in un comunicato stampa, o meglio in un suo diktat, del 05.06.2020, tuona contro la Pas, perché, a suo dire, “non è una sindrome e tantomeno un disturbo psichico individuale e nemmeno un disturbo psichico individuale definito e, pertanto, non può essere utilizzata nei processi di separazione, specie nei casi di violenza domestica”.

La senatrice non si pone il problema delle centinaia di migliaia di genitori non collocatari/affidatari (quasi sempre i padri) che non riescono a vedere i propri figli nei tempi stabiliti dal giudice e delle centinaia di migliaia di figli privati della bigenitorialità, con drammatiche conseguenze.

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Lunedì 14 Febbraio 2022 12:36

I minori tolti alla madre e ad ambedue i genitori

quando vivono in un contesto familiare violento



Il tema delle violenze nelle nuove convivenze della madre presso la quale sono collocati i figli minori o il perdurare della violenza all’interno della famiglia non sempre vengono presi in considerazione, soprattutto quando a sollevare il problema è il padre. Qualcosa, però, sta cambiando. Cambia la sensibilità di un numero sempre crescente di giudici che approfondiscono il tema emerso durante l’affido dei figli e cambia la professionalità dei servizi sociali che cercano di fornire indicazioni reali sullo stato dei minori e non temono di andare contro corrente e, in base ai dati in loro conoscenza, di riferire fatti oggettivi e porre solo i minori al centro dell’indagine.

Tolti alla madre i figli per il compagno violento

Cassazione, I Civile, sentenza n. 3060/2022

Il tema delle violenze nelle nuove convivenze della madre presso la quale sono collocati i figli minori o il perdurare della violenza all’interno della famiglia non sempre vengono presi in considerazione quando a sollevare il problema è il padre. Qualcosa sta cambiando. La Cassazione è intervenuta, su ricorso della madre che non accettava le decisioni della Corte di appello, sentenziando che i figli non possono assistere alle continue liti e violenze tra la madre e il nuovo compagno e che, se la madre non è in grado di sottrarli a questo devastante clima e di denunciare le violenze subite dal nuovo compagno, i minori vengono collocati presso il padre.

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Lunedì 14 Febbraio 2022 12:27

L’Aquila


Prepara una minore a un’udienza

e poi discute il caso come giudice


 

Un uomo è sotto processo per presunte molestie nei confronti della figlia maggiore, la quale è stata affidata a una comunità mentre i due fratellini minori vivono in altre due case diverse: il più piccolo da quando è nato non ha mai visto il padre, perché a questi genitori viene impedito di vedere i bambini da due anni.

A dare credito alla ragazzina è la psicologa che però, oltre a seguirla come paziente in terapia, l’ha preparata per l’udienza in Tribunale Penale ed ha persino fatto parte del Collegio Giudicante al Tribunale dei Minorenni de L’Aquila dove la famiglia vive.

“Siamo di fronte a una svista clamorosa o a un vero e proprio caso di mala giustizia?” si chiede l’avv. Francesco Miraglia, difensore dei genitori. La ragazzina, molto fragile, un paio d’anni fa avrebbe riferito di essere stata molestata dal padre, un giorno in cui la madre era assente, in verità cambiando spesso versione sulla vicenda. È emerso poi che erano state le amichette a convincerla (lei è molto influenzabile) ad accusare il genitore, come ripicca per non aver ricevuto il telefono cellulare richiesto e desiderato.

La giovane è stata allontanata subito da casa e affidata a una comunità, così come i due fratellini minori, visto che il padre è stato rinviato a giudizio e la madre indagata per favoreggiamento. Il caso è approdato in Tribunale per i Minorenni che addirittura dispone l’apertura dello stato di abbandono dei minori senza che ancora nessuna colpevolezza sia stata riconosciuta in capo ai genitori. Ad ogni modo il Tribunale per i Minorenni, basandosi di fatto sulle semplici dichiarazioni di questa ragazzina, ha disposto “l’eliminazione“ dei genitori: la ragazzina è stata destinata a vivere presso una famiglia affidataria, un fratello è stato affidato al nonno materno, l’altro ai nonni paterni. Familiari dei minori che abitano persino in regioni diverse. «Come se tutto ciò non fosse abbastanza grave – afferma l’avvocato Miraglia – emerge che la decisione del Tribunale per i Minorenni si poggi su un vizio di forma gravissimo: uno dei magistrati che hanno sentenziato era nientemeno la psicoterapeuta che segue professionalmente la ragazzina e che, tra l’altro, l’aveva pure preparata ad affrontare l’udienza nella quale era stata sentita nel corso dell’incidente probatorio. La psicologa avrebbe preso parte infine al collegio giudicante in qualità di giudice onorario: circostanza di una gravità inaudita».

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Lunedì 14 Febbraio 2022 12:21

I Tribunali di Perugia scelgono l’affido condiviso paritario dei figli


L’affido paritario per garantire la bigenitorialità


 

La VI sez. civ. della Cassazione, richiamando una precedente sentenza (cassazione, I Civ., ordinanza n. 19323 del 17.9.2020), ribadisce che l’affido condiviso comporta una paritaria frequentazione dei minori con ciascun genitore.

“Il regime legale dell’affidamento condiviso, tutto orientato alla tutela dell’interesse morale e materiale della prole, deve tendenzialmente comportare, in mancanza di gravi ragioni ostative, una frequentazione dei genitori paritaria con il figlio. Nell’interesse di quest’ultimo il giudice può individuare un assetto che si discosti da questo principio tendenziale, al fine di assicurare al minore la situazione più confacente al suo benessere e alla sua crescita armoniosa e serena”. (Civile, VI, ordinanza n. 1993 del 17.6.2021, dep. Del 24.1.2022).

L’affido è già contemplato nella legge che ha istituito, nel 2006, l’affido condiviso (legge n. 54), rimasto, però, lettera morta per molti anni. Era stato proposto dal tribunale di Perugia nel Protocollo per il processo di famiglia, stipulato tra magistrati e avvocati del foro di Perugia il 25.11.2014, che, all’art. 8, prevedeva: “E’ opportuno che i genitori – nel richiedere l’affido condiviso della prole - prevedano nelle proprie istanze tempi paritetici o equipollenti di frequentazione dei figli minorenni con entrambi i genitori (c.d. affido fisicamente condiviso) suggeriti tenendo conto delle esigenze dei figli minorenni e di entrambi i genitori”.

Il tema dell’affido paritario è stato proposto in modo inequivocabile prevedendo il mantenimento diretto dei figli da parte dei genitori e il superamento definitivo della collocazione prevalente dei figli con l’assegnazione della casa coniugale/familiare- dal Tribunale di Brindisi (ordinanza del 11.04.2017, a firma della dott.ssa Fausta Palazzo, presidente di sezione).

La permanenza paritaria dei figli con ciascun genitore, assai spesso, risponde alla richiesta dei figli, riduce la conflittualità genitoriale e rispetta pienamente il diritto alla bigenitorialità da parte dei figli e il diritto dei genitori alla cogenitorialità.

Con il mantenimento diretto dei figli viene meno il contestato assegno di mantenimento da versare, quasi sempre da parte del padre, al genitore collocatario/affidatario dei figli, la cui entità sovente è sproporzionata e causa di ricorsi in tribunale, che, visti gli esisti degli stessi, alimentano solo la conflittualità. Inoltre, il dovere dell’assegno di mantenimento viene imposto al genitore che non vive con i figli, ma non all’altro (generalmente la madre), venendo meno, per quest’ultimo, il dovere di mantenere i figli, come sancisce l’art. 30 della Costituzione. Talvolta si ha l’impressione che, più di un assegno di mantenimento per i figli condiviso tra i genitori, sia un “risarcimento” a chi è collocatario/affidatario dei minori.

La casa coniugale/familiare – altro oggetto di controversie in tribunale tra i genitori non più conviventi – viene restituita alla disponibilità dei legittimi proprietari.

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Lunedì 14 Febbraio 2022 12:06

Legge di Bilancio 2022


Congedi di paternità ai padri


A cura di Andrea Pieri *

 

E’ stato confermato anche per il 2022 il congedo parentale di 10 giorni al padre, entro i cinque mesi dalla nascita del figlio. L’Inps ha emanato la circolare circ. n. 1 del 03.01.2022 per fornire le indicazioni sulla legge di bilancio 2022 (articolo 1, commi 239 e 134) “in materia di tutela della maternità e della paternità per le lavoratrici e per i lavoratori autonomi e in materia di congedo obbligatorio e facoltativo di paternità per i lavoratori dipendenti”.

Alle lavoratrici autonome viene “riconosciuta l’indennità di maternità per ulteriori tre mesi a decorrere dalla fine del periodo di maternità, a condizione che il reddito dichiarato nell’anno precedente l’inizio del periodo di maternità sia inferiore a 8.145 euro. La tutela viene riconosciuta anche in caso adozione o affidamento”. Dal 2022 la misura in scadenza a fine anno viene resa permanente e il congedo viene retribuito al 100%. La misura non si applica ai padri lavoratori autonomi né per i dipendenti pubblici. Il congedo deve essere usufruito entro i primi cinque mesi dalla nascita o adozione del figlio. “Confermata anche la possibilità, per il padre lavoratore dipendente, di astenersi per un periodo ulteriore di un giorno in sostituzione della madre durante il periodo di astensione obbligatoria che le spetta”.

(da bambinonaturale.it)“La legge n. 234/2021 (Legge Bilancio 2022) – specifica l’Inps – prevede ulteriori tre mesi di indennità di maternità/paternità, per il periodo immediatamente successivo ai 2 mesi prima del parto e i 3 dopo il parto, e si applica alle seguenti categorie di lavoratrici: lavoratrici iscritte alla Gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 (cfr. l’articolo 64 del d.lgs. 26 marzo 2001, n. 151); lavoratrici iscritte alle Gestioni autonome INPS (cfr. il capo XI del d.lgs. n. 151/2001); libere professioniste di cui all’articolo 70 del d.lgs. n. 151/2001 (non gestite dall’Istituto, ma dalle specifiche Casse previdenziali di appartenenza).

“La Legge di Bilancio 2022 menziona le sole lavoratrici, tuttavia le tutele devono essere riconosciuta anche ai padri lavoratori autonomi o iscritti alla Gestione separata, a condizione che soddisfino i seguenti requisiti: reddito dichiarato nell’anno precedente l’inizio del periodo di maternità/paternità inferiore a 8.145 euro; regolarità contributiva del periodo indennizzabile per la maternità/paternità. Sono indennizzabili gli ulteriori 3 mesi di maternità/paternità richiesti dagli interessati in possesso delle condizioni reddituali previste dalla legge, qualora i periodi di maternità o paternità siano iniziati in data coincidente o successiva al 1° gennaio 2022 oppure siano parzialmente ricadenti nella vigenza della citata legge”.

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Venerdì 04 Febbraio 2022 13:25

­Riceviamo e pubblichiamo

Milano: Servizi Sociali


Madre denuncia operatore sociale che

le fa una videochiamata seduto sul wc


La pandemia ha reso incontri da remoto e videochiamate strumenti di comunicazione, anche istituzionale, d’uso comune e lo smart working ha fatto sì che il lavoro spesso abbia invaso la sfera domestica delle persone. Ma quello che è capitato a una giovane donna milanese è a dir poco sconcertante: alcuni giorni orsono ha ricevuto una videochiamata dall’assistente sociale che si occupa del suo caso mentre questi se ne stava beatamente seduto sulla tazza del wc. Il tono della telefonata era poi alquanto imbarazzante: più che parlare dell’estensione degli orari di visita tra madre e figlio l’assistente sociale era più interessato a indagare sulle relazioni sentimentali della donna. Circostanza che non avrebbe nulla a che vedere con il rapporto con il figlio e con la richiesta di aumentare le visite inoltrata dalla donna.

La giovane si è rivolta quindi ai carabinieri per denunciare l’assistente sociale, anche perché costui si è più volte ostinato a non aumentare gli incontri madre/figlio nonostante il Tribunale abbia imposto l’aumento della frequenza degli incontri tra la donna e il suo bambino, che si trova in affidamento presso una famiglia. «E anche su questo aspetto nutriamo grossi, grossissimi dubbi – interviene l’avvocato Miraglia al quale la donna si è affidata – in quanto il Comune di Milano ha affidato a una cooperativa l’incarico di reclutare le famiglie alle quali affidare i minori che il Tribunale ritiene di allontanare temporaneamente da casa propria. Ma sembrerebbe che la coppia che ospita il piccolo sia strettamente legata con la cooperativa in questione. Tant’è che questo bambino continua ad essere tenuto lontano dalla madre senza motivo e contro le disposizioni del Tribunale. Non vorremmo si trattasse di un ennesimo caso di adozione mascherata».
A frapporsi tra lei e il figlioletto è appunto questo assistente sociale, che continua a disattendere le disposizioni del giudice, che ha stabilito un aumento degli incontri tra madre e figlio e ha pure sollecitato l’invio da parte di Servizi sociali della relazione sul bambino, che non è ancora pervenuta sul tavolo del giudice. Quando poi la madre del bimbo chiede spiegazioni, si sente immancabilmente rispondere dall’operatore che è lui a decidere le visite in base al caso e in una relazione ha persino scritto che è il bambino a non voler tonare a casa, mentre il bimbo chiede continuamente di poter stare con la madre. «Perché allontanare il bambino dalla sua mamma allora? – prosegue l’avvocato Miraglia. – Non si tratta forse di un affidamento “sine die”, che non vedrà mai la fine e che di fatto è un meccanismo per occultare una vera e propria adozione? Un sospetto alimentato ulteriormente dal fatto che questo bambino sin da subito è stato obbligato a chiamare mamma e papà la coppia affidataria. Che poi l’assistente sociale si permetta di assumere comportamenti disdicevoli nei confronti della madre del piccolo questo non fa che aggravare ancor di più una situazione già dubbia e sospetta di suo. Doppiamente irrispettoso quindi l’atteggiamento dell’assistente sociale: se da un lato tiene la donna separata ingiustificatamente dal proprio figlio, come si è permesso poi di effettuare una videochiamata di lavoro seduto in bagno? E di quel tenore, per di più! Chiediamo che il Comune indaghi bene sulle persone alle quali affida un servizio delicato come appunto sono i Servizi sociali».

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