01 Gennaio 2009 Lettera aperta ai figli con genitori separati con almeno Sento parlare sempre con maggior frequenza del fatto che, pur aumentando il numero delle separazioni tra coniugi, i loro figli non vengono mai ascoltati o, se ciò accade, solo quando la loro età raggiunge i quattordici anni ed il trauma della separazione dei genitori è ormai irreversibile. A scuola ci insegnano che la Costituzione italiana dice che tra gli individui non devono esistere discriminazioni dovute per religione, lingua, usi, costumi, colore della pelle sesso o quant'altro differenzi un individuo da un altro. Però è prassi degli adulti, in particolare di chi dovrebbe garantire i diritti delle singole persone, non ascoltare nè tenere in considerazione la parte più debole ed indifesa nelle separazioni: i figli. Perchè questa grave discriminazione? Forse non sono ritenuti essere in grado di intendere e di volere fino alla maggiore età?
Io sono figlio di genitori separati, ho quasi diciannove anni, e sono stato ascoltato dal giudice soltanto a quattordici anni; da allora ho potuto venire ad abitare con mio padre, poiché non mi trovavo bene con mia madre e con la nonna materna, che viveva nello stesso appartamento, e dalle quali venivo maltrattato, in modo particolare quando dicevo loro come la pensavo riguardo a mio padre. I miei genitori si sono separati quando io avevo soltanto sedici mesi, ed ho sofferto molto per circa tredici anni. Una sofferenza che entra dentro e cresce insieme a te tanto che non te la togli più di dosso. Perché io e mia madre non ci siamo quasi mai compresi e trovati d’accordo e tuttora questo avviene. Da quando sono potuto andare con mio padre la mia vita è cambiata perché ora vengo rispettato, che è la cosa che vale di più. Ma questo io lo avevo capito già quando avevo otto – nove anni e ho pure provato a scappare da quella casa che sentivo come una prigione; quindi non è che ho capito improvvisamente a quattordici anni ma è solo che prima non ero considerato degno di essere ascoltato. Perché ciò accade? Ora sono maggiorenne e pretendo una risposta da chi esercitando un mestiere come altri, che qui si chiama giudice, si permette di decidere la vita di un altro essere senza neanche volerlo conoscere! Quello che mi porto dentro lo vorrei regalare a quei giudici che allora mi hanno snobbato ed assegnato a chi pareva a loro. Trattano così i loro figli punendoli senza neanche sapere cosa hanno fatto? Vorrei sapere come la pensano su questo argomento anche tanti altri che hanno i genitori separati, scambiandoci le idee tra noi, anche in forma anonima se qualcuno ha paura di far sapere ad altri come la pensa! Ho saputo di due bambini, uno di 5 e l’altro di 7 anni, che stanno subendo il mio stesso dramma e ho pianto ripensando alle mie notti passate nell’angoscia e nello sconforto di non avere nessuno che mi aiutasse. Non deve accadere ancora, aiutamoli!! Devo aggiungere che questa mia travagliata storia mi ha portato ad avere una visione negativa della giustizia e sfiducia in questa società dove conta solo il potere ed i soldi. Se qualcuno la pensasse come me, ma anche diversamente, e vuole dirlo lo scriva; se fossimo abbastanza e maggiorenni proporrei anche un dibattito, invitando i rappresentanti delle istituzioni, ovvero coloro che dovrebbero garantire i nostri diritti ed ha il compito di far rispettare la legge. Ma esistono veramente?
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Francesco Valentini
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