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A Perugia succede anche questo

 

Se il giudice non tutela i minori

 

Il tribunale dei minorenni di Perugia senza minimamente preoccuparsi della situazione economica di un padre in gravi difficoltà economiche ha emesso un decreto urgente e provvisorio con cui  lo ammonisce che se non pagherà con regolarità l’assegno di mantenimento dei figli, verranno presi nei suoi confronti “provvedimenti limitativi delle facoltà genitoriali”.

A causa dell’attuale crisi, questo padre ha dovuto chiudere la propria attività commerciale e lavorare a part-time, percependo uno stipendio irrisorio; è stato costretto ad andare a vivere con l’anziano padre e non riesce a pagare per intero l’assegno di mantenimento dei figli.

Il tribunale era a conoscenza della sua situazione finanziaria e del fatto che, per poter vedersi riconoscere il secondogenito, aveva dovuto sostenere ingenti spese legali, mai addebitate alla moglie che gli aveva negato la paternità, nonostante tutti i figli fossero stati concepiti con la procreazione assistita La signora, subito dopo il concepimento del secondo figlio, aveva lasciato la casa del marito  per andare a vivere con un compagno dipendente pubblico da cui ha avuto, poi, altri figli sempre con la procreazione assistita, vietando al marito di poter stare con questo figlio.

Il padre si è visto costretto a ricorrere al tribunale, fare gli accertamenti del DNA che hanno sconfessato la signora. Nonostante ciò, la madre si è opposta a cambiare il cognome del figlio, contravvenendo alle sentenze del tribunale e costringendo il padre ad ulteriori procedimenti giudiziari che gli hanno dato ragione dopo sei anni dalla nascita ma che lo hanno costretto a sostenere spese per varie migliaia di euro. Questi fatti non contano per i giudici del tribunale perugino.

Oggi il figlio ha sei anni e, a scuola iniziata, avrà lo stesso cognome del fratello. Nel frattempo però il minore  non vuole vedere il padre, che non ha mai frequentato, e si è ricorsi ad un centro di fuori provincia per incontri protetti padre-figlio, pur sapendo che esistono centri specializzati anche locali – che la madre ha sempre rifiutato -  e che ciò comporterà ulteriori spese per il genitore. La madre è l’unica responsabile di questa sindrome di alienazione genitoriale nel minore.

 

Siamo i n presenza di una vera e propria PAS. Il tribunale fin dal 2011 doveva intervenire e lo ha fatto solo ora, dopo innumerevoli solleciti del legale del padre.C’è da chiedersi: ma tutto ciò non poteva essere evitato, considerato che al padre subito dopo il riconoscimento della paternità gli è stato imposto di mantenere il secondo figlio? Non si poteva provvedere immediatamente anche al cambio del cognome materno e a predisporre di far seguire il minore agli esperti di psichiatria infantile locali che già ben conoscevano il caso? Perché non sono stati presi provvedimenti nei confronti della madre, limitandole temporaneamente le facoltà genitoriale? Due pesi e due misure o la solità questione: la madre è sempre intoccabile?

 

La forma perentoria con cui il tribunale per i minorenni di Perugia si riserverà di far vedere i figli al padre solo se verserà alla madre regolarmente l’assegno di mantenimento è un assurdo enunciato che contrasta con il codice civile e con i trattati internazionali sull’infanzia.

I giudici perugini, togati ed onorari, forse non conoscono la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo del 1959 di cui il prossimo 20 novembre ricorre il 55° anniversario altrimenti ci risparmierebbero frasi che potrebbero essere lette come minacce e che, senza dubbio alcuno, sono frasi offensive per la genitorialità stessa e per i minori che, loro, dovrebbero tutelare.

La frequentazione dei figli e la genitorialità non possono essere condizionate dalla capacità a versare l’assegno di mantenimento anche quando il genitore non collocatario rimane senza lavoro non per sua scelta.

Altrimenti, per analogia, si deve pretendere che il genitore collocatario che non fa vedere i figli all’altro genitore non ha più alcun diritto a pretendere da lui l’assegno di mantenimento.

Ma questo non accade mai! Perché? Questione di genere?

Le affermazioni del tribunale perugino si ritrovano anche in decreti di altri tribunali per i minorenni. Nasce spontanea una domanda: ma questi signori conoscono la psicologia dell’età evolutiva e i diritti dei minori? La risposta è insita nella domanda e la logica conclusione è che queste strutture vanno soppresse immediatamente perché dannose ai minori e alla società!

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