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Stampa Umbra

Come disinformare con i soldi pubblici

La redazione giornalistica della sede umbra della Rai eccelle nel riproporre, fino alla nausea, ogni giorno gli stessi servizi nelle varie edizioni, nell’offrire tematiche quanto mai antiquate, soprattutto di cronaca nera, nell’usare una discutibile discrezionalità nel dare informazioni sulle libere iniziative socio-culturali che si tengono nella piccola regione, dimenticando spesso le dure realtà sociali che la maggior parte dei contribuenti deve quotidianamente affrontare. Queste problematiche sociali non hanno pari dignità nella dovuta considerazione delle istituzioni e della maggior parte della stampa locale che, però, beneficiano di consistenti finanziamenti pubblici, cioè dei nostri soldi. Alcune testate, occorre sottolinearlo, non operano nel modo che andiamo denunciando.

Il 19 marzo, festa del papà, i notiziari regionali della Rai annunciano, con tono trionfale, questa ricorrenza e lo spazio viene così suddiviso: il 70% si parla della violenza sulle donne, il 20% viene dedicata alla ricorrenza di S. Giuseppe falegname e, infine, per festeggiare i papà si propone loro come fare le frittelle del santo del giorno!

Nessuno mette in discussione la violenza sul gentil sesso - sarebbe opportuno, però, prendere in esame pure la violenza che molte donne fanno sugli uomini soprattutto nelle separazioni inducendoli spesso alla disperazione e danneggiando gravemente la crescita psico-fisica dei minori. Nessuno parla di quei padri a cui viene impedito di vedere i propri figli, che se insistono sui propri diritti di genitori e sui diritti della prole alla paritetica bigenitorialità, vengono sovente denunciati per maltrattamenti in famiglia e per stalking, per pedofilia e rischiano di vedersi sospesa la responsabilità genitoriale e frequentarli solo con modalità protette, cioè. nel migliore dei casi, una o due ore alla settimana rinchiusi in uno spazio angusto.

Il padre, come prassi, non può contestare il solo ruolo istituzionale di bancomat ( con assegni di mantenimento stabiliti senza alcun parametro di riferimento con i reali redditi di ambedue i genitori e senza nessun riferimento al costo di un figlio in una famiglia normale), non si vede riconosciuto alcun diritto, colto dalla disperazione spesso ricorre a forme autolesioniste che sfociano nel suicidio. Questo, però, non fa storia poiché i drammi psicologici non interessano a troppe persone.

 

Quello che ha fatto la Rai 3 Umbria, nelle edizione pomeridiana del 19 marzo, merita una riflessione e, forse, anche dei provvedimenti poiché così facendo si offendono le migliaia di padri umbri che hanno seri problemi per vedersi riconosciuti i loro condivisi diritti genitoriali e altrettante migliaia di figli che vengono privati, indebitamente, della presenza paterna. Parlare dei maltrattamenti sulla donna nello spazio dedicato alla festa del papà e considerato che la maggior parte dei padri è separati è una sfida o meglio una presa in giro di migliaia di genitori che si vedono negati i più elementari diritti nell’indifferenza di tutti.

Quando si parla di minori, la redazione televisiva regionale e le redazioni di tante testate giornalistiche locali, si rivolgono sempre agli stessi canali legati a certi ambienti politici e consuetudinari di un sistema amicale che rimescolano di aria fritta e che assolutamente ignorano le responsabilità istituzionali - leggasi  tribunali, servizi sociali e le miriadi di cooperative sociali da nessuno monitorate -, che non parlano di protocolli di intesa per regolamentare - a garanzia di tutti i cittadini separati e dei relativi figli – del rapporto minori, tribunali, genitori e servizi sociali al fine di garantire quella massima trasparenza che oggi non c’è e che non si vuole concedere.

Le associazione di volontariato, che non percepiscono finanziamenti pubblici, portano avanti battaglie a tutela dei minori e del genitore reso debole dalle istituzioni e dai servizi sociali (la beffa è che lo fanno in nome delle Pari Opportunità!) ma la Rai, e altri, le ignorano e non annunciano nemmeno i convegni specifici o le conferenze con esperti che vengono tenute in Umbria e che, al contrario,  spesso trovano qualificato spazio sui giornali specializzati. Queste associazioni, però, non sono a servizio di questa o quella istituzione, di questa o quella forza politica e, forse, proprio per questo  vengono ignorate perché scomode al potere nelle sue varie sfaccettature.

Nella maggior parte dell’informazione umbra non si trova mai una critica sulle negligenze dei tribunali nelle separazioni, sui costi esosi dei legali e degli psicologi, sul ruolo devastante dei servizi sociali che operano senza quel dovuto controllo dei tribunali stessi che li investono di improprie competenze e delle forze politiche da cui dipendono.

A questi operatori dell’informazione interessa solo sapere quante padri separati vivono in macchina o vanno a mangiare alla Caritas, mai però si parla di provvedimenti discriminatori di un consolidato sistema socio-assistenziale e giuridico che, nella quotidianità,  considera il padre sempre colpevole, se non altro per il solo fatto di essere di sesso maschile e di non essere, perciò, sotto l’ombrello delle Pari Opportunità umbre, altro carrozzone su cui sarebbe  bene incominciare a fare chiarezza su come vengono spesi i consistenti – milionari – finanziamenti pubblici che ogni anno percepisce.

E la bigenitorialità, quella vera, è una questione che a loro non interessa perché non si può andare contro il potere e, come sembra, nemmeno contro certe lobby.

E’ questo il modo corretto per informare e per gestire i nostri soldi?

Vorremmo una risposta da parte delle istituzioni, di quella stampa spesso disattenta sulle problematiche dei separati e dei minori e, anche, da parte delle forze socio-politiche preoccupate di carpire il consenso degli elettori per continuare a gestire il potere locale e regionale o a sostituirsi agli attuali detentori.

Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori

www.genitoriseparati.it, genitoriseparati@libero.it, tel. 347.6504095

 

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