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Servizi sociali della Valle d’Aosta


La volpe cambia il pelo ma non il vizio!

 

La saggezza popolare ci ricorda che la volpe cambia il pelo ma non il vizio. Questo detto calza perfettamente con l’operato dei servizi sociali della Vda che si fanno paladini di una trasparenza e di una professionalità che i fatti poi sistematicamente smentiscono.

Nessuno - a loro parere - può mettere il naso sul loro operato e nessuno può chiedere trasparenza, protocolli operativi validi per tutti, rispetto dei minori e di ambedue i loro genitori per garantire oggettività nelle indagini socio-psicologiche sui minori richieste dai tribunali e permettere ai genitori di poter accedere al contraddittorio nel superiore interesse dei propri figli.

In definitiva si chiede, in fatto e in diritto, la fine della discrezionalità di un organismo pubblico che opera – sempre, anche quando riceve l’incarico dal tribunale – nell’ambito della pubblica amministrazione regolamentata dalla legge 241/1990 e successivi aggiornamenti.

 

Un legale convenzionato con la nostra associazione si è rivolto alla Direzione dei Servizi sociali della regione Valle d' Aosta (chiamati a riferire al tribunale sul contesto socio-fa miliare del figlio minore di una associata), visto che non esiste un regolamento che disciplina la loro attività quando si occupano dei minori, per chiedere:

 

“1. la predisposizione di un protocollo che preveda tempi, modi, luoghi ed obiettivi del procedimento amministrativo; 2. La predisposizione della videoregistrazione e/o la verbalizzazione dettagliata degli incontri con il minore e/o la sua famiglia, che riporti minuziosamente anche il contegno ed il linguaggio non verbale del corpo di tutte le parti che partecipano al procedimento amministrativo; 3. al termine di ogni incontro dovrà essere consegnata la relativa copia della videoregistrazione e/o del verbale sottoscritto da tutte le parti”.

La risposta della dirigente regionale è stata quanto mai eloquente.

“Si comunica, con specifico riguardo alla conduzione delle attività di indagine psicosociale demandate ai servizi dagli OO.GG.(tribunali, ndr), che gli operatori socio-sanitari operano in posizione di neutralità rispetto ai genitori, ponendo costantemente al centro la tutela dei minori. Sebbene i servizi non effettuino videoregistrazioni degli incontri, deve cionondimeno evidenziarsi che attualmente in ogni colloquio vengono rimandati i contenuti dello stesso, le osservazioni e le indicazioni a supporto della situazione. I tempi delle istruttorie, come noto, sono determinati dagli OO.GG. e i servizi si attengono agli stessi. Da ultimo, di regola, prima dell'invio, le relazioni conclusive vengono lette integralmente dagli operatori agli interessati omettendo i dati eccedenti, in conformità con la normativa sulla privacy”.

In poche parole i servizi socio-sanitari valdostani si relazionano solo con il tribunale, autoreferenziano – da sempre – la loro professionalità ed oggettività, si ritengono neutri ed “imparziali”, anche se la quotidianità li smentisce quasi sempre.

La cosa più assurda è che pur facendo parte della pubblica amministrazione, tale struttura si sottrae alla regolamentazione prevista dalla 241/1990 e, cosa ancor più grave, estromette di fatto i genitori – e quasi sempre il padre – dalla vita dei propri figli.

Chiedere trasparenza, così come prevede la legge, per permettere il contraddittorio in tribunale è, per loro, solo una ingerenza per condizionare la loro autonomia.

Puntuale la replica del legale.

I servizi sociali devono agire in base al regolamento in vigore (approvato con legge regionale n.19 del 6 agosto 2007), che dispone l’obbligo di avviare il procedimento amministrativo per ogni azione, tracciando il percorso, con tempi, modalità e obiettivi, indicando il responsabile del procedimento e le fasi dello stesso. L’audizione dei minori deve avvenire in base ad un preciso protocollo, come attuato in molti tribunali, e la stessa attività psicologica, fatta secondo un preciso metodo scientifico, deve essere messa a disposizione dei genitori per le eventuali contestazioni delle relazioni inviate al tribunale.

Per gli incontri con i genitori invece va tracciato il percorso, con i tempi, le modalità e gli obbiettivi. Ogni attività amministrativa, anche se su delega della Tribunale non può e non deve essere generica e fondata su criteri discrezionali.

Se manca tutto ciò si è in presenza di un vero e proprio abuso d’ufficio perseguibile poiché i figli appartengono ai genitori e non alla struttura socio-sanitaria che opera senza alcuna garanzia di imparzialità e senza alcun controllo pubblico, nemmeno da parte del tribunale. L’ente locale che non controlla l’operato di questo settore della pubblica amministrazione si rende responsabile di compartecipazione all’eventuale abuso d’ufficio. I servizi non possono essere i controllori di se stessi.

 

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