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Aosta per la Tutela dei minori nelle separazioni

richiesti urgenti provvedimenti legislativi


L’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori, con precise richieste, chiama in causa direttamente gli amministratori regionali.

 

L’Associazione, come si può leggere nella lettera che segue, ha scritto ufficialmente alla presidente della Giunta regionale, avv. Nicoletta Spelgatti, al presidente del Consiglio regionale, dott. Antonio Fosson, all’assessore alla Sanità, Salute e Politiche Sociali, dott.ssa Certan Chantal e al Consigliere regionale Roberto Cognetta con la richiesta di provvedimenti legislativi sulla delicata questione della gestione dei minori nelle separazioni.

Esistono inaccettabili discriminazioni tra i genitori che l’associazione da anni evidenzia e contro le quali lotta, le quali, oltre a produrre vere e proprie ingiustizie quasi sempre contro i padri, non garantiscono la trasparenza e il contradittorio nei processi di affido dei minori.

I servizi sociali e le lobby che vi girano attorno sono divenuti un vero e proprio potentato che, di fatto, proteggono solo un genitore e che i politici ed i tribunali non provvedono a verificare seriamente e con continuità il loro operato, così come prevede la legge sulla pubblica amministrazione.

Altra istituzione di emanazione regionale che provoca malcontento e proteste e i cui accordi sono deleteri è la mediazione familiare che, gestita in modo approssimativo e superficiale, anch’essa senza alcun controllo, danneggia indiscutibilmente sempre un genitore e, soprattutto, i minori che dovrebbe, invece, tutelare. Tale struttura deve essere azzerata e, se fatta ripartire, lo deve essere fatto con perone nuove e all’altezza del compito.

E’ opportuno verificare se siano esistite responsabilità gestionali perseguibili anche penalmente nella conduzione della mediazione familiare che nell’operato dei servizi sociali.

Su queste tematiche e sul DDL di riforma del condiviso presentato al Senato dalla Lega si terrà un pubblico dibattito martedì 2 ottobre alle ore 17 presso Sala Convegni del CSV di Aosta (Via Xavier de Maistre, n. 19). Saranno presenti anche gli esponenti regionali a cui è stato scritto.

Questo il testo della lettera

*****.

“I numerosi soci della nostra sede regionale ci sollecitano un intervento presso le autorità regionali, di recente elezione, al fine di portare a termine quanto deliberato (circa sette mesi prima delle elezioni) nella precedente legislatura in merito al Regolamento dell’attività dei servizi sociali in materia minorile durante le separazioni. L’iniziativa, proposta dall’allora consigliere regionale Roberto Cognetta e condivisa anche dal consigliere Antonio Fosson è stata approvata dall’intero consiglio regionale, eccetto un astenuto, era una risposta alla cronica prassi dei servizi sociali di operare senza la pur minima garanzia di terzietà, oggettività e trasparenza.

I servizi - spesso delegati dal tribunale a svolgere mansioni non regolamentate e fuori dalle loro competenze professionali – non garantiscono il contraddittorio e la dovuta trasparenza. Il genitore è costretto ad accettare a scatola chiusa le relazioni degli assistenti sociali e degli psicologi non permettendo loro di accedere alle videoregistrazioni degli incontri tra servizio pubblico-genitori-minori.

Tale comportamento è un abuso più volte fatto presente alla dirigente regionale del servizio, la quale, invece di accogliere le giuste richieste dei cittadini, ha effettuato una difesa d’ufficio dell’operato dei suoi sottoposti segnalando, con richiesta di provvedimenti punitivi nei nostri confronti, la nostra giusta pretesa di trasparenza e la denuncia di abuso d’ufficio al Tribunale di Aosta, al Tribunale per i minorenni e alla Corte d’Appello di Torino.

La tesi sostenuta dalla dirigente e fatta propria da tutto l’apparato dei servizi sociali, compreso il presidente dell’ordine dei psicologi e degli assistenti sociali, era la seguente: i servizi operano su delega del Tribunale e non devono rendere conto a nessuno del loro operato non appartenendo, a loro dire, alla pubblica amministrazione e non dovendo rispettare la l. 241/90 e ss. mm. e ii.! La stessa Cedu ha condannato l’Italia per gli abusi dei servizi sociali che si arrogavano – e si arrogano - competenze non loro. Abbiamo tutta la documentazione di quanto affermato e siamo disponibili a fornirvi tutta la corrispondenza tra la nostra associazione e la dirigente dott.ssa Patrizia Scaglia.

L’assemblea regionale, nell’approvare la mozione del consigliere Cognetta, aveva delegato l’assessore alla Sanità, Salute e Politiche Sociali ad attivarsi immediatamente per la stesura di un Regolamento per i servizi sociali. L’assessore ha preso tempo, aspettando la fine della legislatura, ed ha delegato i servizi sociali stessi a scrivere detto regolamento. Altro assurdo: il controllato nomina il proprio controllore, cioè formula il regolamento che dovrebbe rispettare!

Nei giorni successivi, l’assessorato invia una circolare ai servizi sociali e psicologi dell’area minori a firma della dott.ssa Patrizia Scaglia, dirigente della Struttura Famiglia e assistenza economica, e del dott. Alfredo Mattioni, direttore della Struttura Semplice Dipartimentale di Psicologia con la quale palesemente si proponeva di far firmare ai genitori le relazioni inviate al tribunale a difesa degli operatori e non certamente a garanzia della trasparenza del loro operato.

I servizi continuano ad operare indisturbati e senza la pur minima possibilità di trasparenza per permettere il contraddittorio, sotto forma di partecipazione diretta degli utenti, a garanzia soprattutto dei minori e dei loro genitori.

I minori spesso vengono sottratti ai genitori e collocati con la madre in strutture segrete (sarebbe bene indagare sui reali proprietari di queste strutture vicine al mondo socio – politico), all’insaputa del padre che per mesi è tenuto all’oscuro non solo su dove si trovino i suoi figli ma anche delle ragioni del discutibile (per molti illegale) provvedimento con cui gli sono stati sottratti (si veda il nostro sito web www.genitoriseparati.it).

Occorre far chiarezza su tutto ciò perché questi comportamenti, non solo censurabili ma anche perseguibili penalmente, danneggiano in modo irreversibile i minori e il genitore non collocatario ed alimentano forti disagi e tensioni nei separati della regione. Tali problematiche sono note a tutti ma nessuno interviene per non scomodare certe lobby e certi potentati locali. I politici di concreto non possono non intervenire per fare chiarezza su questa delicata materia e rompere una omertà pericolosa e dannosa per i minori e per i loro genitori.

Ogni caso, poi, deve essere affrontato singolarmente dalle strutture pubbliche e ogni intervento deve essere regolamentato dettagliatamente definendone finalità, tempi, modalità operative e luoghi, oltre ad indicare i nominativi dei professionisti coinvolti.

Altra tematica su cui chiediamo un immediato intervento della Regione è quello relativo al mal funzionamento della Mediazione familiare. E’ sotto gli occhi di tutti che questo istituto, invece di favorire la composizione della conflittualità, ne è, al contrario, un ulteriore aggravamento a causa della inadeguatezza e, non esclusa, scarsa professionalità degli operatori pagati con soldi pubblici per fornire un servizio scadente e non privo di interferenze non proprie.

Il mediatore, per svolgere la propria attività, deve avere esperienza consolidata in psicologia della coppia e dell’età evolutiva per aiutare i genitori ad arrivare a conclusioni utili alla serenità e benessere proprio e dei propri figli. Una laurea breve non aiuta sicuramente a svolgere questo incarico poiché manca uno scientifico approfondimento delle tematiche oggetto della mediazione stessa.

Basta leggere “gli accordi fatti sottoscrivere” ai genitori che partecipano alla mediazione per notare immediatamente le macroscopiche contraddizioni ed assurdità di quanto proposto, smentito da tutta la vasta letteratura di settore e dalla stessa giurisprudenza. I mediatori non devono parlare a nome del tribunale (non sono dei giudici) e nemmeno spacciare proprie idee o convenienze per norme di diritto. Certe loro insistenze hanno messo in difficoltà i genitori e li hanno gravemente danneggiati.

Si chiede, pertanto, attraverso un test da sottoporre a coloro che hanno partecipato alla mediazione, un censimento e una valutazione sulle mediazioni portate a termine e sulle ragioni della loro interruzione, oltre ad un ripensamento di un servizio attualmente inutile e una sua diversa strutturazione sia nei fini che nei programmi attuativi, con personale altamente specializzato ed assunto tramite un serio concorso pubblico.

Altra tematica che mette in forte difficoltà il genitore non affidatario è la mancata trasparenza (in nome della privacy!) della Regione, dei comuni, dell’Asl, Inps e le altre istituzioni coinvolte nel comunicare l’ammontare dei finanziamenti pubblici elargiti al genitore affidatario per i figli e per sé nonché per il patrocinio a spese dello Stato.

In presenza di separazione dovrebbero essere queste istituzioni ad informare il genitore non collocatario e il tribunale sui redditi o contributi elargiti al genitore collocatario per sé e per i figli poiché tali somme devono essere prese in considerazione per determinare in modo equo l’assegno di mantenimento per i figli e/o per l’altro coniuge. Non c’è privacy per i figli che appartengono ad ambedue i genitori!

Il “segreto” altamente discriminatorio – che tale poi non è, anche se non sono dimostrabili le somme percepite – danneggia il genitore non collocatario gravato a pagare quasi sempre l’assegno di mantenimento per la prole e, talvolta, anche per la moglie.

La casa per i padri separati, di fatto, costituisce un alibi per gli amministratori e una scarsa risorsa per i separati in difficoltà economica poiché poche sono le abitazioni disponibili, non sempre gratuite, rispetto alle esigenze sociali e spesso disposte in edifici-ghetto. I padri hanno necessità di mantenere l’abitazione dove i loro figli sono sempre vissuti e devono avere la possibilità di partecipare alle graduatorie per l’edilizia popolare, detraendo dai loro redditi le somme versate alla madre dei loro figli.

Ai padri separati poveri, resi tali per una giustizia di genere, vanno garantiti gli stessi benefici previsti per le madri separate e va loro garantito un lavoro, salvaguardando la loro dignità di uomo e di genitore.

Con la presente, comunico la nostra disponibilità a collaborare con voi nelle forme che verranno ritenute più opportune, comprese iniziative a supporto della genitorialità nelle separazioni.

In attesa di un cortese riscontro, porgo distinti ringraziamenti e saluti.

12 settembre 2018. Il presidente Ubaldo Valentini”

 

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