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Senza Legalità non c’è Società


di Ubaldo Valentini

Angelo Vassallo era profondamento convinto che “Legalità ed Ambiente sono due cardini sui quali costruire una nuova Società e una nuova Economia”, tanto da pagare con la vita la propria coerenza politica e umana. Sono passati 12 anni dal suo assassinio, con nove colpi di pistola per colpire in modo plateale la sua rettitudine politica, ed incominciano a trapelare verità sconcertanti sugli esecutori e sui mandanti, che potrebbero essere uomini dello Stato, poco disponibili a far rispettare la legge quando proprio loro traevano vantaggi economici proprio dalla illegalità.

Ipotesi, ma siamo solo all’inizio di un nuovo corso delle indagini, che potrebbero far emergere un mondo inquietante, di cui nel Cilento se ne parlava da sempre. Dinnanzi al clamore su tutta la stampa nazionale della notizia che nove persone sono indagate - tra i quali anche tre carabinieri corrotti - dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno su questo feroce assassinio, resta inquietante il silenzio dei sindaci del Cilento e dei partiti regionali e nazionali, soprattutto quello del PD, nelle cui liste Vassallo era stato eletto.

Accompagnati dal nostro presidente onorario avv. Gerardo Spira, siamo (alcuni membri del Consiglio Direttivo della nostra associazione) andati a rendergli omaggio presso la sua tomba qualche anno fa. Una tomba semplice, che meriterebbe una diversa collocazione, poiché Vassallo è stato assassinato perché incarnava la libertà e l’onesta civica. Ma, forse, si chiede addirittura troppo.

“Il Sindaco – scrive Luigi De Magistris, ex magistrato e ex sindaco di Napoli - ucciso perché non raccontasse ciò che aveva scoperto. Indagati anche carabinieri, tra cui un noto ufficiale dell’Arma. Agghiacciante scoprire, seppur ricordiamolo siamo solo nella fase delle indagini preliminari, del coinvolgimento per delitti gravissimi di uomini in divisa che avrebbero dovuto tutelare il Sindaco e poi accertare la verità sul suo omicidio. Invece si ipotizza che siano stati tra i suoi carnefici”.

Tre carabinieri che, non solo avrebbero operato in collusione con 4 imprenditori e 2 camorristi per l’assassinio del “sindaco pescatore” per impedirgli di continuare a denunciare, con nomi e cognomi, l’illegalità che stava distruggendo Pollica, ma che avrebbero depistato perfino le indagini con manomissioni e falsificazioni. Fatti fondamentali per le indagini sull’assassinio del sindaco di Pollica, denunciati dalla famiglia, ma scarsamente presi in considerazione, fino alla svolta data alle indagini dal procuratore, dott. Giuseppe Borrelli, che, come da lui annunciato, sono solo all’inizio. Si spera che vengano fuori anche i nomi della cupola malavitosa ed i suoi rapporti con le istituzioni: la politica, le forze dell’ordine ed eventuale magistratura deviata o compiacente; rapporti che vanno dalla mancata difesa del territorio e dell’ambiente al fiorente traffico degli stupefacenti, alle speculazioni edilizie, alle strade fantasma, agli appalti fasulli e quant’altro di peggiore si possa immaginare.

Angelo Vassallo ha fondato la propria battaglia esistenziale e politica sulla difesa della Legalità e dell’Ambiente, senza tentennamenti, non dando ascolto alle minacce che i malavitosi gli facevano arrivare, coadiuvato dallo stimato segretario comunale, avv. Gerardo Spira, di cui il sindaco conosceva bene la sua vita, sempre improntata sulla correttezza personale e professionale nelle varie attività svolte nel mondo della politica, della pubblica amministrazione, della libera professionale.

Il “sindaco pescatore”, come ben evidenziato nel film del regista Maurizio Zaccaro con Sergio Castellitto (Angelo Vassallo) e Renato Carpentieri (avv. Gerardo Spira), lo ha voluto al suo fianco proprio per la sua intransigenza nel rispetto della legge al servizio del cittadino e per il suo alto senso civico, per la sua correttezza e trasparenza politica, non avendo mai esitato a denunciare con forza nelle sedi istituzionali la corruzione e la devianza politica. Un uomo dello Stato che, nella legalità e nell’ambiente, vedeva l’unica via per riformare una società locale, dove predominavano lottizzazioni del demanio pubblico (spiagge, ma non solo), il consistente commercio degli stupefacenti, che arrivavano dal mare, appalti pubblici fasulli e l’illegale arricchimento di alcuni imprenditori locali sulla pelle dei cittadini, mentre i sindaci degli altri comuni stavano a guardare.

Vassallo, con l’avv. Spira, organizzarono una vera e propria rivoluzione contro la illegalità, sia politica che ambientale, istituendo un pool di comuni che avevano come unico segretario comunale l’avv. Gerardo Spira.

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Un consolidato ricatto elettoralistico dei politici e della ministra Bonetti


Non l’elemosina dei bonus ai separati

ma lavoro e giustizia nelle separazioni


Eccoli, i difensori dei separati che, con puntuale propaganda politica, annunciano il famoso assegno (fino ad €. 800 per dodici mesi) a favore dei separati in difficoltà a pagare l’assegno di mantenimento per i figli perché hanno un reddito non superiore a €. 8.174 nell’anno in cui chiedono il sostegno economico o perché hanno avuto una riduzione del reddito pari al 30% rispetto al 2019 e/o hanno avuto la sospensione per almeno 90 giorni dell’attività lavorativa a causa della pandemia a partire dall’8 marzo 2020 al 31 marzo 2022.

Il provvedimento era stato “pubblicizzato” da tanti mesi, oltre un anno, quando la pandemia esisteva davvero e il mondo del lavoro era bloccato, ma solo ora – a due mesi dalle elezioni - la solerte (non sarebbe fuori luogo definirla opportunistica) ministra per le Pari Opportunità e della Famiglia ha firmato il decreto attuativo, ma, ancora, non ha diramato le istruzioni per le domande. Forse si aspetterà l’esito delle elezioni.

Elena Bonetti, ministro per le Pari Opportunità e della Famiglia (eletta con Italia viva)Porta la sua firma anche l’istituzione dell’Assegno Unico Universale che sostituisce l’assegno per i figli, erogato anch’esso dall’Inps, e che comporta l’annullamento delle agevolazioni per i figli a carico, di cui beneficiavano ambedue i genitori che lavorano. Il risultato, indiscutibile, è stata la riduzione della busta paga dei genitori, con la “provvisoria” certezza che questo assegno sarà ripartito al 50% tra i genitori separati anche tra quelli che non lavorano, almeno fino a quando, come si rumoreggia in certi potenti (perché portano voti) ambienti femministi, l’assegno unico andrà interamente al genitore che in passato era titolato a riscuotere l’ANF (assegno nucleo familiare), perché collocatario dei figli.

Staremo a vedere, sempre dopo le elezioni, però. Comunque, una cosa è certa: l’assegno unico, di fatto, lo pagano ancora una volta i genitori, ma non lo Stato e non possono vantarsi dell’iniziativa i partiti promotori.

I bonus non sono una risposta alle difficoltà del genitore separato, ma, spesso, una sua umiliazione per coprire le malefatte di troppi giudici nelle separazioni, che penalizzano prevalentemente il genitore non collocatario, cioè il padre. Non c’è giustizia quando non si applica la Costituzione e/o il diritto civile inerente la famiglia e/o la tutela dei minori e/o quando si operano discriminazioni con il non concedere l’affido paritario (che esclude l’assegno di mantenimento e l’assegnazione della casa coniugale/familiare ad un solo genitore), che, al contrario, garantisce equità tra i due genitori, la bi-genitorialità e la co-genitorialità.

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