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A margine dell’incontro con il Ministro della Giustizia


Onestà e buone intenzioni dell’on. Bonafede


Proficuo è stato l’incontro del Ministro della Giustizia, on. Alfonso Bonafede, con i sindaci della Val d’Enza, le famiglie abusate di Bibbiano, gli operatori sociali del territorio e con le associazioni che tutelano i minori. L’appuntamento, tenuto a Cavriago (RE) l’8 agosto, era stato organizzato dai deputati e consiglieri regionali del M5S che hanno invitato anche le associazioni di fuori regione, come la nostra, per un confronto a vasto respiro.

Il ministro - persona disponibile, chiara nei suoi futuri programmi in merito agi affidi e ai minori e fermo nelle decisioni - ha voluto e creato la “Squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori” con decreto ministeriale del 22 luglio e i lavori si concluderanno entro novembre 2019.

Cinque sono i compiti della squadra speciale: “monitorare lo stato di attuazione della legislazione vigente: evidenziare le criticità della normativa vigente; esaminare ed elaborare proposte di modifiche normative; promuovere la creazione di una banca dati nazionale integrata relativa agli affidamenti famigliari: proporre circolari di armonizzazione delle procedure”.

E’ fuori dubbio la volontà del ministro a fare chiarezza su queste problematiche e la squadra speciale integrata da presenze esterne al ministero di fatto ancora una volta non ne fanno parte i genitori, cioè gli protagonisti e responsabili della tutela dei propri figli. La commissione per valutare l’operato dei tribunali, dei servizi psico-sociali, degli avvocati dovrebbe tenere fuori proprio le organizzazioni che tutelano ordini o lobby professionali al centro del dibattito, certamente non positivo.

Molte associazioni, come la nostra, da oltre vent’anni denunciano gli abusi istituzionali (tribunali, strutture psico-sociali, ordini professionali, ecc.) sui minori nelle separazioni che di fatto non vengono tutelati nel loro diritto a restare inseriti nella famiglia di origine garantendo loro il diritto alla bigenitorialità e, ai loro genitori, il diritto alla co-genitorialità.

Non siamo certi, però, che nella squadra ministeriale si parlerà dei milioni di minori che, troppo spesso, subiscono quotidiani e silenziosi abusi per un affido poco equo e rispettoso dei loro diritti, preferendo, al contrario, dare risposte agli abusi emergenti dalla cronaca. L’abuso è sempre abuso e su ciascuno bisogna indagare sul livello di gravità e sulle responsabilità.

Solo ora una giudice ha avuto la forza di mettere in discussioni gli affidi, gli operatori psico-sociali, le comunità protette a tutela dell’infanzia e, di conseguenza, dovrà chiamare in causa anche i tribunali che avallavano acriticamente l’operato dei servizi psico-sociali senza predisporre i dovuti controlli e gli amministratori di enti locali da cui dipendono tutte queste strutture ma che si sono guardati bene dai dovuti controlli sia sulla professionalità degli operatori coinvolti a vario titolo che sui costi che ricadono sui contribuenti italiani.

Ancora una volta la presenza dei genitori è esclusa dalle commissioni di indagini, mentre, al contrario, una commissione di genitori dovrebbe affiancare tutti i tribunali e tutti gli assessorati alle politiche sociali per prevenire il pullulare di stravaganti “protocolli” tra genitori ed avvocati come se gli avvocati non fossero “operatori” del diritto a pagamento che assistono i genitori ma non li rappresentano. Speriamo che, crisi di governo permettendo, si corregga questo imperdonabile “dimenticanza”.

Si esce dalla difficile situazione degli affidi, a nostro parere, stabilendo un Regolamento per disciplinare l’attività dei servizi psico-sociali nell’affido di minori con genitori non più conviventi. La nostra associazione dal 2016 ha focalizzato la propria attività sulla stesura del Regolamento, incaricato affidato all’avv. Gerardo Spira, esperto di pubblica amministrazione e di diritto minorile. Il testo è stato messo a disposizione delle regioni e degli enti locali da cui dipendono gli operatori psico-sociali e le comunità a loro collegate. La regione Valle d’Aosta lo discuterà in autunno ed è stata approvata all’unanimità una mozione che ne prevede la discussione alla regione Umbria, dopo l’insediamento del nuovo consiglio regionale.

Sono intervenute, nel dibattito di Cavriago varie organizzazioni di genitori e singoli genitori privati ingiustamente dei propri figli. Il nostro intervento (come riportato in questo sito) ha riscosso un grande successo tra i presenti sottolineato dai continui applausi che interrompevano l’esposizione delle proposte e considerazioni dell’associazione. Al termine, il presidente, Ubaldo Valentini, e la segretaria, Anna Benedetti, sono stati avvicinati da tanti genitori, associazioni e forze politiche per futuri contatti su specifiche problematiche e per la collaborazione in altre iniziative culturali sul territorio. A tutti è stata garantita la massima collaborazione e la disponibilità ad ospitare nel nostro sito i loro interventi in materia di affido dei minori nelle separazioni e nelle famiglie momentaneamente in difficoltà.

 
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Chiesta una indagine sull’affido dei minori in Valle d’Aosta


La nostra associazione ha chiesto, ufficialmente e con risposta scritta, al presidente dei servizi sociali, all’assessore alle politiche sociali, al presidente della Regione, al presidente del Tribunale, al presidente del Tribunale per i minorenni, alla Procura della Repubblica c/o Tribunale, alla Procura della Repubblica c/o la Corte dei Conti, alla Corte dei Conti di Aosta di aprire una indagine sull’affido dei minori in Valle d’Aosta per conoscere:

“se gli affidamenti disposti in comunità protette, nelle case famiglie e nelle singole famiglie della Regione Valle d’Aosta o nelle strutture extra-regionali sono stati effettuati in regime di legittimità procedimentali; se durante il periodo di collocamento dei minori sono stati individuati, incaricati e disposti i controlli; se di ciò sono stati redatti regolari verbali e conservati agli atti; se sono state verificate le congruità delle rette pagate dall’ente pubblico a tali strutture e se le stesse rendono pubblici i loro bilanci, gli operatori che seguono i minori, le loro professionalità e i programmi da loro messi in atto a tutela di questi minori sottratti alle famiglie di origine, temporaneamente o definitivamente, come nelle adozioni; se tali provvedimenti di collocazione extra-familiare dei minori siano stati realmente indispensabili e se sono state esperite – con la dovuta certificazione – altre vie per sostenere i genitori nello loro genitorialità ed evitare, nella stragrande maggioranza di casi, il drammatico distacco da entrambi i genitori o solo da uno; se sono state verificate le vere finalità di queste comunità e se sono state verificate a chi realmente tali strutture sono riconducibili; se, infine, ad oggi sono state rilevate criticità e come queste sono state risolte”.

Si chiede, in definitiva, alla luce dei fatti emersi dalle indagini presso le case famiglia della regione Emilia, che le istituzioni a cui compete la tutela dei minori verifichino la correttezza della continua – e talvolta incomprensibile – sottrazione dei minori ai genitori per collocarli presso costose strutture sia ad Aosta che fuori regione sulle quali manca un continuo monitoraggio esterno.

La nostra associazione opera a livello nazionale da ventidue anni nella tutela dei minori e, in Valle, da anni ha pubblicamente denunciato gli abusi “istituzionali” nei confronti di minori figli di separati e dei loro genitori sia sulla stampa che con conferenze e convegni. Dinnanzi ai continui dinieghi alla richiesta di trasparenza sia da parte dell’assessore alle politiche sociali e della maggioranza regionale che, al contrario, esaltano la bontà degli operatori e dei loro dirigenti sia da parte dei diretti responsabili del servizio socio-sanitario stesso che, contra legem, rifiutano ai genitori l’accesso ai fascicoli dei propri figli, è obbligatoria una approfondita indagine da parte dei Tribunali e della Procura della Repubblica c/o il Tribunale ordinario, il Tribunale per i Minorenni, la Corte dei Conti, della Corte dei Conti sulla legittimità e/o opportunità di questi provvedimenti, sulla gestione professionale delle strutture, sui costi e sui bilanci ed infine sulla correttezza dell’operato dei servizi sociali.

Una società correttamente istituzionalizzata ha il dovere di partecipare e controllare ciò che avviene nella sfera pubblica, in modo imparziale e, soprattutto, perché le funzioni costano risorse ed investimenti di cui ognuno di noi deve dar conto.

Stessa indagine, nei prossimi giorni, verrà avanzata anche in Umbria, dove lo strapotere di certe istituzioni è più che mai evidente e dove al cittadino non è permesso nemmeno chiedere la trasparenza sui provvedimenti che riguardano i propri figli.

Nei prossimi giorni daremo pronta documentazione dell’iniziativa.

Chiunque, indignato per quanto sta succedendo nel mondo dei servizi sociali e delle istituzioni italiane (e non solo nella regione Emilia-Romagna) preposte alla tutela dei minori e chi è a conoscenza di casi da denunciare (garantiamo la massima riservatezza delle origini delle informazioni che comunque verificheremo direttamente) o ha subito sulla propria pelle gli abusi dei servizi sociali, delle case-famiglie e delle comunità protette e degli organi giudicanti ci contatti al 347.6504095 o su Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , disponibili anche ad un incontro. Stiamo preparando un dossier e daremo una mano a chi ha subito abusi sui propri figli e su di sé, come genitori e nonni.

Il direttivo dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori.

 
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