Perugia, 8 gennaio 2004 Inaccettabile e ripugnante risulta a chi ha un cuore e una ragione, a chi ha dei figli, quanto sta accadendo ad una bambina di sette anni che non vuole stare più a casa della madre. Ogni genitore, ogni cittadino, deve protestare, rendere palese la propria indignazione, manifestare solidarietà ad una minore che le istituzioni e la madre non vogliono ascoltare e considerare una persona con dignità e diritto di rispetto. Le hanno negato, fino ad oggi, il suo diritto ad una vita equa, gioiosa e le hanno rifiutato il rispetto delle sue aspirazioni: stare con papà. A lei non è concesso esser felice. C'è da chiedersi che senso ha lottare contro l'aborto, come alcuni giudici hanno fatto, se poi non si ha la volontà o il coraggio di tutelare, nei fatti, i bambini nati? Due tribunali perugini e due decreti completamente opposti nello spazio di dodici giorni. L'uno, il tribunale ordinario, sentito il Ctu, riconosce la necessità di una maggiore presenza del padre (definito buon padre anche dalla madre!) nella vita delle figlie (e questo già la dice lunga sul contesto familiare in cui vivono!) con forte incremento del diritto di visita settimanale e dei giorni di vacanza; l'altro, la corte d'appello, senza l'apporto di esperti e senza mai aver parlato con lui, lo definisce "soverchiante", "pericoloso" e gli vieta, ex-abrupto, qualsiasi contatto con le figlie. Ma come è possibile ciò? Come si possono emettere provvedimenti così gravi e nocivi all'equilibrio delle figlie? Un pubblico ministero invita i servizi sociali a seguire i genitori in questa delicata fase; i servizi non convocano mai il padre anche per il netto rifiuto della madre a collaborare e quello stesso PM, poco dopo, esprime parere favorevole a togliere la patria potestà al padre, così come chiedeva la madre e il suo legale, pur sapendo che nessuno aveva indagato, sulle motivazione dell'interiore e determinato rifiuto della bambina a stare con la madre. Motivazioni chiare fin dal 2000: maltrattamenti psichici e fisici in famiglia, ambiente ostile al padre, presenza del convivente che ha aggredito per ben tre volte il padre e l'ultima (2001) aggressione, tanto violenta con menomazioni permanenti, è avvenuta, con l'apporto fisico della madre, per le scale della scuola mentre la bambina teneva per mano il suo papà. Il tribunale minori, che dovrebbe tutelare i minori, cosa ha fatto per questi maltrattamenti in famiglia, così come riferiti dalla bambina da oltre tre anni? Il G.I. ha manifestato il suo teorema: "i bambini dicono le bugie, quindi sono tutti e sempre bugiardi e quindi questa bambina - mai sentita- mente"! Peccato che questo giudice in altre circostanze, quando accusati di violenza erano i padri, ha creduto in tutto ai bambini, anche più piccoli di questa minore. Un caso o il potere materno, soprattutto se istituzionale, ha un peso? Bugiarda o no questa bambina doveva essere immediatamente ascoltata, fin dal 2000, e l'indagine della Procura della Repubblica doveva portare a conclusioni rapide. C'è da chiedersi che fine hanno fatto le denunce del padre su questi riferiti maltrattamenti a partire dal 2000? Perché, contrariamente ad altri, per questo caso tutto tace? E' ammissibile ciò? Le richieste d'incontro col dirigente della madre e convivente non sono state mai prese in considerazione. Perché? L'A.G.S., sollecitata da più parti, invita tutti i genitori, separati e no, i cittadini di buona volontà a protestare contro le istituzioni perugine: tribunali, asl, questura (ufficio minori) soprattutto ora che la madre, dopo aver ottenuto che il padre non possa più vedere e sentire le figlie, ha chiesto ufficialmente la riconsegna immediata e coatta della figlia con intervento forzoso della stessa Polizia di Stato (!?!). Questa madre non ha mai seriamente ricercato la figlia, in questi nove mesi, e non le ha fatto gli auguri nemmeno per il compleanno, per le festività pasquali e natalizie!! Questa bambina deve essere "rigettata" in quel contesto familiare dove lei non vuole stare, non potrà avere più alcun contatto col padre, neanche telefonico, e nessuno prende in considerazione le sue minacce, ripetute da mesi, che là non ci starà né viva né morta e che, se vi sarà riportata con la forza, si getterà dal quinto piano. Protestiamo contro questa crudeltà. Chiediamo giustizia e rispetto per questa bambina e per suo padre. Facciamo un girotondo attorno alle suddette istituzioni che a nostro parere - e non solo nostronon tutelano e rispettano la volontà di questa bambina che chiede solo di stare con suo padre, definito da tutti un padre attento e preparato. Le altre associazioni nazionali parteciperanno e, a Perugia, da tutta Italia insieme chiederemo giustizia. Sarà un girotondo per la trasparenza, una solidarietà per la vita, un grido contro l'indifferenza e l'abuso di potere di chi ha ricoperto o ricopre incarichi istituzionali delicati per il cittadino. Perugia, 8 gennaio 2004 Associazione Genitori Separati (Ubaldo Valentini, pres.) |