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AOSTA 19 febbraio 2019


Il problema delle separazioni in Valle d’Aosta:

effetti e conseguenze nelle famiglie e nella società


Introduzione al dibattito

Ubaldo Valentini

La condizione dei separati e dei loro figli in Valle d’Aosta ha incominciato ad emergere fin da quel doloro gesto del maestro Antonio Sonatore che il 7.4.1996 si è dato fuoco dinnanzi al tribunale di Aosta. E’ stato come gesto estremo di un padre a cui era stata tolta la patria potestà e gli era stato vietato di avvicinarsi alla figlia dopo una serie di processi che meriterebbero di essere rivisitati, dopo trent’anni, per restituire onore alla Giustizia.

Su quell’episodio è calato un silenzio assurdo della politica e della società di Aosta, come la vergogna di un gesto da condannare. Invece il dramma di quel gesto è stata l’occasione per ricordare alla Società che l’uomo può essere ucciso anche attraverso le persecuzioni di una cattiva Giustizia che giudica “in nome del popolo”. La chiesa ha impiegato oltre 7 secoli per riconoscere gli orrori dei tribunali dell’inquisizione. In alcuni tribunali italiani ancora si sentono gli umori di quel clima! Guai a chi spergiura contro.

In memoria di quanto accaduto dinnanzi al tribunale di Aosta – di cui ne parlarono tutti i giornali nazionali dell’epoca - da oltre dieci anni è stato istituito il World Memorial Day, Giornata Mondiale della Memoria (il 7 aprile di ogni anno), alla quale aderiscono associazioni di tutto il mondo per ricordare quei genitori separati, per lo più padri, che si sono suicidati per il dolore di essere stati privati dei figli.

Questa premessa era doverosa.

La situazione dei separati e dei loro figli, come andiamo ripetendo in tutte le sedi, è molto critica da decenni ed ora è divenuta esplosiva nella indifferenza delle istituzioni locali, che dovrebbero garantire il rispetto dei cittadini e il superiore interesse dei minori.

La politica appare incapace di reagire su ciò che sta accadendo nella regione. Gran parte dell’informazione locale, distratta da fatti e vicende che hanno travolto la politica locale non presta attenzione ad un problema che invece è entrato in tutte le case della società valdostana sconvolgendone l’ordine familiare. I comunicati stampa “non allineati con il potere” che osano sollevare le criticità dei tribunali e degli apparati socio-assistenziale, non sempre trovano il dovuto spazio nell’informazione quotidiana e periodica sia della carta stampata che nelle emittenti radiotelevisive. Le eccezioni sono viste come “una stampa clandestina” tenuta ben “a mente”! Chissà, può sempre accadere. Il timore fa l’uomo vittima di uno stato di soggezione che lo limita nella libertà del pensiero. Noi siamo riconoscenti a questa stampa di avanguardia, perché pensiamo che una società, prima di qualsiasi problema politico o economico, debba risolvere quello della serenità familiare dei suoi membri. Non serve impegnarsi a dare i migliori servizi di assistenza quando non viene fatto nulla per debellare il tarlo roditore delle cause che scompongono l’unità familiare.

A loro vada il nostro e il loro grazie, unito a quello dei minori che da questo silenzio sono pesantemente danneggiati perché vivranno senza il punto di riferimento del padre e si porteranno dentro una ferita che sanguinerà per tutta la vita.

Le separazioni in Valle d’Aosta

L’equità nelle separazioni è solo una “pia” speranza, poiché la quotidianità istituzionale decreta disparità tra i genitori, soprusi di genere, mancanza di terzietà e scarso rispetto del diritto dei minori alla bigenitorialità.  Si dimentica che i padri sono una risorsa e le condanne penali, senza riscontro approfondito, non solo non sono la risoluzione del problema, ma sono una offesa alla dignità umana e a quella dei loro figli.

I servizi sociali e le consolidate lobby che li circondano, tollerate se non supportate dalla politica, di fatto alimentano la conflittualità tra i genitori e non permettono l’applicazione del condiviso vero, con l’affido dei minori, paritario tra i genitori, così come avviene in tanti tribunali italiani che hanno condiviso e adottato le Linee Guida del Tribunale di Brindisi.

Clamorosa è stata la frase di un giudice che “i figli appartengono allo Stato”. Probabilmente quel giudice è rimasto ancora fermo alla cultura spartana. Questa cultura porta ad abusare del diritto fino a decidere di affidare i figli, con il consenso delle associazioni di variegato colore, alle case famiglia, agli istituti, con decisioni forzate dei tribunali, e pareri acconsenzienti di mediatori e assistenti sociali. Ai politici compete il controllo e verificarne scientificamente le attività.

Tribunale Penale e Procura della Repubblica

La discrezionalità con cui si emettono misure cautelari personali, anche dalla sola polizia giudiziaria, è inaccettabile poiché spesso le denunce dell’ex partner non sono veritiere e sono fatte per trarne benefici economici o per avere l’affido esclusivo dei figli e per “spolpare” economicamente il padre. La maggior parte delle denunce risultano, dopo le indagini, false. Intanto è trascorso lungo tempo, il genitore è stato sottoposto alla gogna mediatica, non ha beneficiato del diritto paritario di avere rapporti col figlio. E verrà a trovarsi in una condizione difficile e “di non ritorno”. Questa conclusione non trova nella giustizia la giusta compensazione. Una giustizia efficiente dovrebbe invece subito accertare e verificare, come deterrente, proprio nell’interesse superiore del minore. Non per colpire l’altro genitore, con effetti ritorsivi, ma per rimetterlo nel percorso corretto di svolgere il suo ruolo, rispettando l’altro genitore. La pena ritorsiva non emenda!

I provvedimenti cautelari devono garantire la persona accusata.

Ad Aosta non avviene così e anche i susseguenti procedimenti rispondono alla errata convinzione che la donna sia sempre vittima dell’uomo e la sua denuncia, anche se priva di riscontri oggettivi, sia sempre veritiera. Non altrettanto vengono considerate le dichiarazioni dell’accusato perché si ritiene che la violenza è geneticamente del maschio.

Dal momento della denuncia l’uomo è condannato “pesantemente” secondo un “prontuario” aostano e a nulla valgono le prove testimoniali a discolpa dell’imputato.

La quasi totalità delle denuncianti hanno il gratuito patrocinio mentre il padre spesso non può appellarsi e tantomeno ricorrere in Cassazione per mancanza di soldi.

Le condanne hanno sempre un pesante condizionamento per il diritto di visita del padre.

Ne segue sempre il rinvio a giudizio e le sentenze non si discostano quasi mai dalle richieste dei solerti P.M., La Giustizia segue l’accusa. Manca solo il rogo pubblico per concludere l’inquisizione.

Noi come Associazione che viviamo tra i fatti delle persone conosciamo verità diversa da quella Sentenziata. Riteniamo e pretendiamo, in nome della GIUSTIZIA e non di quella pensata e voluta che

  • la veridicità delle denunce venga accertata con spirito imparziale e senza influsso di umore di genere, soprattutto quando si ripetono a raffica ed hanno tutte lo stesso impianto accusatorio, prima di emettere i provvedimenti restrittivi e di condanna
  • Ascolto obbligatorio del denunciato e verificare immediata della sua versione dei fatti
  • Indagini approfondite sui capi di accusa e assoluta garanzia di difesa.
  • la falsità delle denunce devono comportare conseguenze di monito per salvaguardare il principio di unità delle responsabilità nei confronti dei figli e della famiglia.

Fuori diritto le corsie preferenziali e largo alla legge uguale per tutti.

Il risultato dei dati dice che:

le denunce della partner vengono sempre e celermente accolte: (decreto di allontanamento, divieto di vedere i figli, misure cautelari e condanna certa per l’imputato)

le denunce dell’uomo contro la partner vengono con molta celerità archiviate, anche dopo l’opposizione della parte offesa.

E’ INDISPENSABILE CHE IL MINISTERO E IL C.S.M. prestino ascolto alle vibranti proteste dei genitori maltrattati e perseguitati.

Tribunale Civile

  • Mancanza di garanzie di oggettività ed opportunità nel procedimento di separazione, divorzio e affido dei figli minori
  • Le imposizioni consensuali, prive dei precetti di garanzia e di equilibrio, non risultano la migliore soluzione per l’alta conflittualità tra i genitori
  • I servizi sociali delegati svolgono attività professionali fuori dalla disciplina del procedimento amministrativo, con criteri discrezionali e non scientemente suffragati. La legge 328/2000 fissa chiaramente funzioni e competenze. I piani di zona risultano redatti ad uso e consumo, con evidenti confluenze del conflitto di interessi.
  • Le loro relazioni vengono prese alla lettera e il tribunale, di fatto, rinuncia al suo dovere decisionale, così come ci ricorda spesso la Cedu che puntualmente condanna l’Italia in materia di affido dei minori
  • Il padre è sempre penalizzato, a causa di consolidati pregiudizi di genere, sia sull’affido dei figli che sul mantenimento degli stessi
  • E’ indispensabile verificare, con un specifico subprocedimento, l’esistenza della P.A.S. soprattutto quando c’è un rifiuto dei figli ad avere rapporti con il genitore non collocatario
  • E’ indispensabile un Protocollo condiviso con genitori, avvocati e servizi sociali per la regolamentazione (con finalità, tempi e modalità esecutiva) degli incarichi delegati ai servizi sociali
  • Omogeneità degli assegni di mantenimento dei figli in base ai redditi dell’obbligato (quasi sempre il padre) e quelli della madre, compresi quelli non dichiarati, delegando l’autorità competente a verificare la veridicità di quanto dalla stessa asserito.
  • Aderire all’affido condiviso paritario o alternato secondo le Linee Guida di Brindisi
  • Applicare sempre le disposizioni di legge nei confronti del genitore che vieta all’altro una regolare frequentazione dei figli
  • Rotazione dei Ctu e aggiornamento vero degli elenchi, controllando il loro operato e predisponendo una tabella unica dei compensi

I servizi sociali

I servizi sociali risultano

  1. Indisciplinati, liberi battitori, superficiali, soggiogati al potere politico -giudiziario
  2. Ideologicamente schierati sulle politiche di genere
  3. 3. Operano con discrezionalità e mancano di terzietà ed oggettività, senza progetti individuali e in assenza di un Regolamento che disciplini la loro attività e di un protocollo per i singoli casi, in assoluta violazione della legge sulla trasparenza e sul procedimento amministrativo (L. 241/90)
  4. le relazioni, stile copia-incolla, non corrispondono a quanto emerge negli incontri (talvolta registrati dal genitore dubbioso sulla loro oggettività) e la stessa interpretazione dei test non è scientifica
  5. non videoregistrano gli incontri e nemmeno fanno un verbale dettagliato firmato dai genitori (pretendono la firma sui verbali da loro redatti, senza alcuna partecipazione dell’interessato)
  6. Negano l’accesso al fascicolo ai genitori e ai loro legali. Accesso necessario per garantire un contraddittorio serio
  7. NON SI RITENGONO VINCOLATI dalla L.241/90 e s.i.

Il businnes sui minori

I figli appartengono ai genitori e non ai tribunali, né ai servizi sociali, e neppure agli psicologi e a coloro che si sentono autorizzati ad estromettere un genitore o ambedue ai figli minorenni.

Riteniamo che i genitori accusati di maltrattamenti devono sapere dove si trovano i loro figli.

Urge

Controllo pubblico delle case famiglie, istituti, case protette gestite senza controlli pubblici ed amministratati con sistemi e metodi occulti. La legge fa obbligo a chi emette i provvedimenti cautelari, di controllare e prima di affidare, di accertare che gli stessi siano stati legalmente costituiti, che si conoscano i titolari e che le attività siano garantite da procedure legittime.

Uniformità nelle rette di mantenimento dei minori in comunità pagate da parte degli enti pubblici, danaro pubblico soggetto al controllo delle Corti dei Conti.

Rendere pubblici i bilanci di queste strutture con dettagliata descrizione delle entrate ed uscite, delle prestazioni professionali esterne le cui tariffe, molto spesso, sono il doppio di quelle abitualmente praticate con altri clienti

Gli educatori familiari devono essere preparati e competenti e devono provvedere alla stesura del verbale di ogni incontro genitore-figli con modalità protetta ratificato dal genitore stesso e dai figli che hanno gli stessi requisiti previsti per l’audizione dei minori

L’ente erogatore di questi servizi dovrà effettuare controlli periodici a approfonditi affidati a professionisti esterni alla regione e all’ente locale.

La mediazione familiare

La mediazione familiare è fallimentare in tutta Italia e sempre meno i tribunali consigliano a genitori litigiosi di farvi ricorso. Le ragioni del fallimento della mediazione familiare ad Aosta vanno ricercate:

ü  Nella scarsa professionalità degli operatori che non sono credibili e quindi neanche persuasivi. Come vengono formati e da chi? Parliamo di professionalità specializzata nelle scienze pedagogiche, psicologiche e sociologiche. E’ oltraggioso affidare lo studio della casistica a figure appena istruite o con titoli di poco superiori al diploma di maturità, senza tener conto del disastro che ne può derivare, pensando solo a finalità politica occupazionali.

Il mediatore deve conoscere la psicologia dell’età evolutiva, la psicologia della coppia, le dinamiche delle relazioni interpersonali, le teorie educative e l’evoluzione della società perché altrimenti non riesce a mediare per guidare i genitori a superare la dannosa conflittualità e concordare il diritto di permanenza dei figli con ciascuno di loro. Questi non accade ad Aosta e a nulla servono le continue proteste di separati, legali e ed operatori sociali inoltrate al competente assessorato alle politiche sociali e all’Asl.

Inoltre;

ü  Gli accordi sottoscritti alla fine della mediazione sono tutti uguali e cambiano solo alcuni aspetti marginali

ü  Mancanza di verifiche in itinere affidata a professionisti di fuori zona

ü  Reclutamento – a carico degli italiani - risponde non al principio di competenza e professionalità ma ad esigenze clientelari di cui a livello nazionale.

ü  La responsabile della mediazione non può essere una esponente partitica e non può, durante le sedute, parlare alla madre come se fosse sua sorella, arrivando a promettergli l’interessamento del suo partito:(PD)

ü  Mancanza un regolamento, possibilmente nazionale, che stabilisca finalità, modalità e tempi certi della mediazione

Una mediazione familiare che procura conflittualità invece di eliminarla è dannosa per i minori e per i loro genitori. Perché non abolirla immediatamente e/o sostituirla?

Il lavoro non dichiarato

Il lavoro in nero, soprattutto femminile, è diffusissimo in Valle d’Aosta. Nonostante le segnalazioni provenienti da più parti la prassi continua indisturbata per il mancato intervento della Guardia di Finanza, dell’Ispettorato del lavoro e della Corte dei Conti.

Il mancato controllo permette alle ex mogli di rendere dichiarazioni reddituali false, di continuare a sfruttare le contribuzioni pubbliche e di tenere sotto ricatto il mrito, isolato perché:

La madre, di solito genitore collocatario, percepisce i contributi pubblici, con il placet dei servizi sociali, i quali rifiutano l’accesso agli atti con la scusa della segretezza, e mantengono all’oscuro il padre su qualsiasi fatto che incide nel rapporto di separazione. Sistema ordito con strumenti pubblici, al fine di congiurare contro l’uomo, producendo di conseguenza danni gravi e irreparabili proprio ai figli.

Il calcolo dell’assegno di mantenimento per i figli e per il coniuge risulta determinato sul regime di vita goduta prima della separazione e sulle esigenze della famiglia, tenendo presente soltanto la condizione reddituale del marito (intesa come capacità obbligata), senza alcuna verifica delle condizioni sfruttate senza controllo dei redditi, prodotti e producibili dalla ex, nei diversi meandri della illegalità diffusa e garantita dalle istituzioni politiche (lavoro a nero, contratti a tempo parziale, con scopi verso la disoccupazione, contributi di sostegno, amicizie e favori clientelari, assegni INPS, Sistema degenerato che dovrebbe essere sanzionato da una giustizia che parla di legalità

Il padre risulta travolto da questo sistema. Ed in questo sistema, la Giustizia in nome della legge foglie i figli al genitore, li allontana e li chiude in strutture parificate, senza controllo.

  • Il gratuito patrocinio trova facile accesso in questo mondo. E così le spese del giudizio artificiosamente sollevato vanno a gravare sulla collettività. Anche su quel povero cittadino che non sa niente del divorzio e della separazione.

Patrocinio a spese dello Stato

La veridicità delle dichiarazioni reddituali per l’accesso al patrocinio a spese dello Stato – cioè con i soldi di tutti noi – resta un proposito negli atti, senza alcuna verifica. Il bubbone scoppia quando qualcuno per la disperazione lo denuncia. Ma quanti ne hanno beneficiato alla faccia della Giustizia e della legge?

Una illecita pretesa di accesso al patrocinio gratuito, oltre a danneggiare le casse dello Stato, permette a chi ne usufruisce di creare disuguaglianza tra i due genitori separati:

  • la donna denuncia e si difende con i soldi degli altri. Il legale che riceve l’istanza non assume responsabilità, il giudice neppure (così si dice). E così risponde soltanto il povero cittadino che non sa niente della vicenda. Si dice che chi sbaglia paga. Ma dove sbaglia il cittadino comune che ha dato la delega del controllo a figure ed Autorità ben note?
  • l’uomo, al contrario, non riesce ad accedere all’istituto del patrocinio perché il legale pretende di essere pagato e se del caso, un fondo spese di studio, con ricorso, quando conviene, anche al patrocinio gratuito
  • l’uomo, dunque, rinuncia a difendersi
  • Aumenta la conflittualità e la disperazione del genitore ingiustamente accusato.
  • Le condanne hanno conseguenze destabilizzanti nel genitore che si vede emarginato dai figli
  • le facili denunce intralciano l’attività giudiziaria dei tribunali.

La falsa privacy della Regione VDA e delle istituzioni locali

E’ assurdo che il padre, genitore quasi sempre non collocatario, non possa ricevere dalla Regione, dagli enti locali, dai servizi sociali informazioni sui contributi percepiti dalla madre per i figli. La risposta negativa è rafforzata dal vago concetto sulla Privacy.

L’ignoranza popolare permette ai responsabili dei servizi di abusare e commettere reati perché nessuno controlla e quando qualcuno lo fa per spirito di solidarietà istituzionale copre con risposte evasive e generiche l’operato del collega.

E la magistratura? Questa dice che non è di sua competenza.

Invece da questo comportamento nascono relazioni e pareri che vanno a formare il substrato della decisione finale che poi risulta di condanna dell’uomo-padre, quasi sempre genitore responsabile.

I responsabili dei servizi confondono il concetto di terzietà con quello di diritto ed interesse soggettivo. Eppure la legge è chiara anche agli scolari delle scuole elementari. Torna dunque il principio della formazione e della istruzione del personale. Vuol dire che così devono andare le cose. E chi si sottrae paga in prima persona. Il potere logora chi non l’ha, diceva il “fatato” Andreotti.

Questa assurdità è stata fatta presente ai dirigenti della Regione, ma nessun provvedimento è stato emesso per contenere lo strapotere di qualche dipendente che contravviene alla legge sulla pubblica amministrazione (L.241/90).

Lo stesso vale anche per l’accesso ai dati Inps sui figli.

Negato il diritto all’accesso agli atti e alla trasparenza nella P.A.

Al padre viene negato dai servizi sociali e dall’Asl l’accesso ai fascicoli che riguardano lui e i suoi figli, impedendogli così, il diritto al contraddittorio, cioè alla difesa.

L’Asl nega l’accesso ai fascicoli e commette il reato di rifiuto di atti di ufficio.

I politici lo sanno ma non intervengono perché temono la reazione dei servizi sociali e delle lobby che, di fatto, li gestiscono.

Non c’è trasparenza e terzietà nell’operato dei servizi sociali ma, negando l’accesso agli atti, si coprono gli schieramenti ideologici e di genere. Ad Aosta non c’è trasparenza ed oggettività: si usano due pesi e due misure e la donna ha sempre ragione. Grave è la violazione al dettato di cui all’art. 97 della Costituzione.

Il reddito di cittadinanza

C’è da chiedersi come verrà valutato il reddito di cittadinanza nella determinazione dell’assegno di mantenimento dei figli e nell’accesso al patrocinio gratuito.

Indubbiamente occorrerà che il tribunale di Aosta, prima di rifarsi a protocolli piemontesi (rigorosamente fatti dai soli giudici e avvocati) dovrà modulare l’assegno di mantenimento dei figli non trascurando questo introito a cui certamente molte già pensano di ricorrere, avvalendosi della condizione di vita misera strategicamente studiata. Nessuno controlla come si permette la vacanza, come vive e con quali soldi compra capi di abbigliamento di marche costose.

In merito, prossimamente, sul nostro sito Web, interverremo per fare chiarezza sui diritti del genitore non collocatario e l’accesso al reddito di cittadinanza da parte delle madri o ex-mogli.

Effetti e conseguenze nelle famiglie e nella società

Nelle famiglie

  • Aumento della conflittualità tra i genitori con scarsa attenzione alle esigenze dei figli
  • Tensioni che i figli, spesso indifesi, avvertono e subiscono impotenti
  • Umiliazione del genitore non collocatario/affidatario
  • I figli sono vittime di Istituzioni (servizi sociali e magistrati) che, con provvedimenti frettolosi, contraddittori ed incoerenti, condizionano il loro futuro e il normale regime di vita sociale, come gli altri, sia nel caso della farsa del condiviso, con collocamento presso uno dei due e peggio ancora quando vengono rinchiusi in strutture in strutture di isolamento private.
  • Gli incontri protetti, senza alcuna garanzia legale di protezione, rappresentano il peggiore dei provvedimenti, assegnati a strutture e funzionari che spesso o sempre sfogano le frustrazioni del loro fallimento con metodologie che offendono la dignità dei genitori e dei minori (in molti tribunali, alcuni giudici hanno interrotto queste pratiche per ribellione espressa dai minori) .
  • Il miraggio del business spinge educatori e cooperative di sostegno (in perfetta simbiosi) ad allungare i tempi del progetto con false relazioni svolte senza garanzia di controllo e guarda caso sempre in favore della madre.

Strategia che incrementa la conflittualità e svilisce sempre più il fine della legge sul condiviso.

  • La disperazione di un genitore che si ritrova solo, senza soldi e senza figli, nella fredda indifferenza dei tribunali e dei servizi sociali, può sfociare in gesti drammatici, come è accaduto in Vda nel 1996 e in molte realtà del nostro Paese.
  • Il mancato rispetto della bigenitorialità provoca depressione nel genitore emarginato e condizione di sfiducia del minore verso la figura dell’altro genitore spesso demonizzato da un sistema condiviso di oppressione spregiudicato (La Cedu ha spesso condannato l’Italia per questi fatti per i quali Nessuna Autorità superiore di Controllo ha osato chiedere la restituzione del danno ai responsabili. Anzi questi continuano a Pontificare contro altri genitori. Restano a fare carriera e continuano a perseverare negli errori.
  • Nel minore viene meno un indispensabile punto di riferimento genitoriale e la sua formazione sarà incompleta, spesso carente di affetto e rispetto, basata su un solo genitore o su genitori surrogati e temporanei
  • Disorientamento esistenziale del minore che, crescendo, può cercare una evasione nei paradisi artificiali, con tutto ciò che ne consegue, e nel rifiuto della famiglia e della società.

 

Nella società

I minori di oggi saranno i futuri attori di una società che avvertono come punitiva nei loro confronti per non aver rispettato la loro personalità, soppresso le aspirazioni e non aver consentito una vita serenale.

Il loro atteggiamento non sarà costruttivo e spesso risponderà esclusivamente a logiche egoistiche e negative verso gli altri.

Non prestare ascolto ai minori vuol dire porre le basi di una società senza valori e senza prospettive

la famiglia, ritenuta inutile ed opprimente perderà il valore e il principio della sua funzione. Non avranno più importanza le istituzioni, i principi e i fondamenti della società sorretta piuttosto da legami individualisticamente interpersonali.

La famiglia se non ha una solida posizione sarà costretta a mendicare assistenza a discapito della dignità. Se ha una solida posizione economica potrà godere del facile accesso al diritto di difesa e all’ossequio di quanti ne invidiano il “famoso nome”. Chi ha altri santi in paradiso troverà sempre la scorciatoia per raggiungere lo scopo.

Il diritto, la legge e la giustizia saranno un miraggio, se non pensiamo di invertire la rotta verso un sistema di responsabilità e di legalità assoluta.

E questo è il nostro scopo e il nostro impegno.

 

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