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Mercoledì 03 Aprile 2013 16:44

Un fiore per un amaro silenzio

A partire dal 2006, ogni anno e in tutto il mondo il 7 aprile si tiene il World Memorial Day (Giornata Mondiale della Memoria) per ricordare tutti i padri separati che si sono suicidati per il dolore di essere stati privati dei figli. La data non è casuale ma ricorda il  giorno in cui dinnanzi al Tribunale di Aosta nel 1996 il primo padre separato, Antonio Sonatore, si suicidò, dandosi fuoco per protestare contro il giudice che gli aveva negato il diritto di vedere sua figlia.

Da tempo soci e  cittadini aostani, ex-alunni che hanno conosciuto da vicino questo padre che lottava per far valere il suo diritto alla paternità mentre le istituzioni lo ignoravano anche dopo la sua tragedia, ci chiedono con insistenza che il 7 aprile sia anche ad Aosta – come lo è in tutto il mondo – l’occasione per riflettere sulla difficile situazione dei padri separati che troppo spesso sono vittime di pubbliche istituzioni frettolose, talvolta non rispettose delle pari opportunità nel diritto di famiglia e che  non sempre tutelano il diritto dei minori alla bigenitorialità.

Sono passati 17 anni da quell’estremo gesto di Antonio Sonatore che cercava una diversa presenza delle istituzioni e parte della città che conta, le quali, invece, preferivano una diversa logica operativa più ideologica e di opportunità.

Chi protesta pubblicamente per una causa giusta – ieri come oggi - è scomodo soprattutto per le istituzioni e per coloro che ideologicamente operano nei tribunali e nei servizi sociali ma non sempre sono animati dal sentimento di rispetto dell’uguaglianza sociale e genitoriale. Le istituzioni hanno immediatamente estromesso dalla memoria civica quel gesto perché ritenuto, forse, un atto di cui vergognarsi. Altra assurdità!

Aosta non è cambiata. Questo sacrificio umano non ha indotto chi dovrebbe tutelare i minori e il genitore più debole a prestare più attenzione ai figli coinvolti nelle separazioni garantendo loro una equa presenza di ambedue i genitori. Le istituzioni non sembrano più capaci di uscire da una procedura psico-legale-educativa autoreferenziale e funzionale non tanto agli utenti ma alle strutture verticistiche che da questa situazioni ne traggono potere, con la benedizione della politica e con il silenzio di alcuni ambienti religiosi che parlano molto di famiglia “ideale” ma poco del dramma delle famiglie separate.

La recente condanna dell’Italia da parte della Corte europea per i diritti umani a causa delle discriminazioni (operate dai tribunali e dai servizi sociali) verso i padri nelle separazioni è l’ennesima riprova che nulla è cambiato, nelle istituzioni italiane, da quel tragico sette aprile, giorno di Pasqua, e che la lunga protesta e pubblica lotta del dott. Sonatore non hanno insegnato nulla. Non è cambiata la prassi del tribunale – per il quale i padri valdostani sono prevalentemente “delinquenti” che maltrattano la famiglia, che fanno stalking anche quando vogliono avere le dovute informazioni sui figli e quando pretendono che le sentenze di separazione vengano rispettate dal genitore collocatario. I servizi sociali, attorno alle difficoltà del genitore estromesso dalla vita dei figli, hanno creato un loro potere psicologico, economico e politico tanto da essere divenuti l’alter ego degli stessi tribunali e i “padroni” dei nostri figli. Non sono cambiate le istituzioni - che usano ed abusano dei soldi dei cittadini – che continuano a parlare sempre al femminile: Aosta avrebbe avuto nel 2012, a dire di qualcuna, circa ipotetici 2.800 maltrattamenti verso le donne, di cui il 93% non denunciati. Gli uomini, ovviamente, sono tutti dall’altra parte: loro sono ritenuti tutti indifferentemente i carnefici.

A mezzogiorno di domenica 7 aprile verrà ricordato in silenzio Antonio Sonatore dinnanzi al Tribunale di Aosta, portando ognuno un fiore giallo, così come fecero tanti cittadini valdostani dopo la tragedia. Un gesto simbolico per chiedere scusa di un ingiustificato oblio consapevoli che quando si verifica una tragedia le responsabilità sono multiple e nessuno può chiamarsi fuori: istituzioni e cittadini e altri. Ricordarlo è un modo per chiedergli scusa dell’indifferenza di troppe persone! Ognuno, nella giornata, passando davanti al luogo del suo sacrificio umano rivolga un pensiero a tutti coloro che ancora si trovano discriminati nella loro genitorialità.

Chiediamo alle istituzioni che venga intitolata una via a questo padre e che una stele nel giardino antistante il tribunale ricordi il disperato gesto di Antonio Sonatore.

Associazione Genitori Separati

per la Tutela dei Minori

 

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