“Lasciatemi in pace: voglio stare con mia nonna!” Fermiamo l'indifferenza delle istituzioni dinanzi alla supplica di una bambina Stampa
Scritto da Administrator   
Venerdì 11 Ottobre 2013 18:15

Lasciatemi in pace: voglio stare con mia nonna!”

Fermiamo l'indifferenza delle istituzioni

dinanzi alla supplica di una bambina

La storia

Non c’è pace per una bambina di nove anni vissuta da sempre con la nonna paterna e con la quale ha un ottimo rapporto di affetto e di stima. Abbandonata – di fatto - dalla madre quasi subito dopo la nascita, con la separazione, visto che la madre era senza fissa dimora e frequentava ambienti discutibili,  è stata affidata al padre e la nonna paterna lo ha raggiunto per aiutarlo a crescere ed educare la figlia – che chiameremo convenzionalmente – Rachele. Molto legata al padre, dopo  alcuni anni il padre è morto ( sulla cui morte sarebbe opportuno riaprire le indagini) e la bambina tutte le settimane va al cimitero a portare i fiori.

Da circa quattro anni si è rifatta viva la madre genetica pretendendo di avere con sé la figlia. Il Tribunale per i Minorenni di Torino l’ha lasciata collocata presso la nonna paterna, vedova, considerato che la madre non aveva ben compreso cosa avrebbe voluto dire fare il genitore e, soprattutto, aveva da risolvere, ancora, gravi problematiche esistenziali. In tutti questi anni, la nonna che vive con una pensione modesta, ha provveduto al mantenimento della figlia senza il dovuto aiuto anche economico della madre – che ha sempre lavorato -  e del nonno materno impiegato nella pubblica amministrazione. Una famiglia di vicini ha sempre aiutato la nonna e la figlia è talmente legata a loro che li considera come la seconda nonna e l’unico nonno. Rachele vive in un paese dove tutti si conoscono e dove forte è la vera solidarietà fra le famiglie: una solidarietà che non è più facile ritrovare altrove.

 

I servizi sociali chiedevano alla signora di essere seguita dal servizio di neuropsichiatria – poiché evidenziava le sue profonde deficienze genitoriali – e le chiedevano di sottoporsi ad esami specifici (tricotest) per escludere, attualmente, l’uso di cocaina ed alcol. La signora ha sempre rifiutato l’esame tricologico (sul capello).

Il Tribunale per i Minorenni predisponeva, nel confermare la collocazione di Rachele presso la nonna paterna, che la minore potesse vedere e frequentare la madre ei fine settimana alternati e imponeva al nonno materno di tenerla a dormire presso di sé, frequentando la madre persone e ambienti poco idonei per la minore. Ma così non è mai avvenuto. La bambina riferiva sempre (alla nonna, a scuola, alla pediatra e alle compagne di scuola, ma soprattutto all’assistente sociale che ometteva sempre di relazionare il suo disagio) che la facevano dormire presso gli amici della madre e la lasciavano con persone estranee e che la madre  spesso non c’era, di essere trattata male da tutte le persone che avrebbero dovuto provvedere alla sua serenità e al suo bene.

La nonna, vista la scarsa attenzione dell’assistente sociale alle problematiche riferite loro personalmente da Rachele e che non informava il Tribunale di ciò che emergeva dagli incontri,  ha chiesto e ottenuto la sua sostituzione. Una sua collega l’ha rimpiazzata e da allora quella nonna  descritta dai servizi come premurosa, capace ed indispensabile per Rachele, efficiente, è divenuta “inopportuna” e la madre, invece, descritta poco più di un anno prima come una persona con personalità fragile, è  una madre idonea e si suggeriva al Tribunale, di fatto,  di toglierla alla nonna, senza considerare le relazioni puntuali e competenti della pediatra e neuropsichiatra infantile,  dell’ambulatorio Asl di neuropsichiatria infantile e, soprattutto, senza fare chiarezza sul  tricotest sempre rifiutato ma indispensabile per far chiarezza sul passato e presente della madre.

Il Tribunale dei Minori, supportato dalle relazione dei servizi sociali e nonostante le relazioni del Sert, del servizio di neuropsichiatria infantile di Aosta e della pediatra (esperta anche di neuropsichiatria infantile  e responsabile di una importante istituzione internazionale) che evidenziavano tutti i rischi per la minore se fosse stata tolta alla nonna e che facevano presente che il distacco sarebbe dovuto avvenire gradualmente e con il consenso della minore, ha deciso che Rachele fosse immediatamente trasferita dalla madre – che abita a 20 km. dalla sua residenza -  e i servizi sociali hanno stabilito che la nonna potrà stare con la nipote solo alcune ore al sabato, volendo cancellare nove anni di questa bambina! UNA PUNIZIONE VERSO LA MINORE E VERSO LA NONNA O UNA SCARSA PROFESSIONALITA’?

Rachele ha cominciato a frequentare la madre senza nessuna preparazione psicologica, di punto in bianco, mentre i servizi sociali si sono guardati bene di informare la nonna che aveva diritto alle case popolari, ai vari sussidi regionali e al sussidio Inps perché la minore orfana (cose queste che la madre chiederà, visto che di fatto continua a vivere senza fissa dimora).

 

Valutazione

1. Non si è fatta chiarezza sulle aspettative di Rachele e, in questi anni, si è solo creato timori e paure in lei facendola regredire (si chiude in casa per paura che la portino via, quando è stata con la madre fa la pipì a letto, non dorme, ha incubi, ....), a scuola è distratta, aggressiva e poco collaborativa, soprattutto dopo l’inizio delle frequentazioni della madre e del nonno materno.

2. La nonna è troppo anziana? E’ efficientissima, ancora fa alcuni lavori per tirare avanti e alla nipote non ha fatto e non fa mancare nulla. Rachele aveva bisogno della madre prima, quando era piccola e dopo la morte del padre, ma nessuno si era mai fatto vivo. Ha terminato nove anni, è sveglia e sa quello che vuole, ma soprattutto si doveva prevedere che si fosse mossa liberamente tra la casa della madre e della nonna, presso la quale restava collocata almeno fino alla fine delle scuole elementari e/o medie.

3. Per decisione dell’assistente sociale e della psicologa potrà vedere la nonna solo per alcune ore il sabato perché altrimenti non si stacca da essa e non accetta la madre. VERGOGNA. chi ha imposto ciò forse non si trova al posto giusto e dovrebbe essere mandato a lavorare altrove.

4. La nonna paterna non ha mai escluso la madre, anzi l’andava a cercare ai giardini di Aosta o in ambienti da lei frequentati per farle vedere la figlia. Una collaborazione doveva essere imposta, non alla nonna, ma alla madre che è arrivata ad accusarla di essere la causa del suo uso di sostanze perché estromessa dalla figlia. Tutti – eccetto l’assistente sociale – conoscono i fatti e possono affermare il contrario.

5. Ciò accade ad Aosta perché i servizi sociali sono una repubblica – con i soldi pubblici - che non rende conto a nessuno poiché ai politici va bene così e il cui operato non viene mai sottoposto a verifica e valutazione da commissioni provenienti da fuori regione.

Siamo esterrefatti di questo modo di fare del Tribunale dei Minori di Torino e dei Servizi sociali valdostani.

I separati valdostani ed italiani cosa fanno per difendere i diritti di questa bambina, affinché venga ascoltata, capita e aiutata a vivere nel modo che sente più adatto alle sue esigenze affettive per un reale rispetto delle norme sancite dalla “Carta dei diritti del Fanciullo”, soprattutto dopo una lunga latitanza della madre e del nonno materno.

Una bambina non si tutela così, anzi, così facendo, si diventa – tutti noi - suoi persecutori.

Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Novembre 2013 13:21
 

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information