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Aosta

 

La vicenda del bambino disabile

e gli abusi istituzionali


I genitori non condividevano le cure praticate al loro figlio, non per fini scientifici, ma per «fattori di carattere economico-organizzativo», cioè per risparmio di soldi da parte dell’Usl. Chiedono formalmente all’Asl i fascicoli sanitari del figlio, ma la richiesta è stata rigettata. Si rivolgono al Tar, che conferma le scelte dell’Asl, e, dopo, si rivolgono al Consiglio di Stato per vedersi riconosciuto il diritto di accesso alla documentazione dell’Usl Valle d’Aosta sulla modalità di assistenza e cura del figlio minore, affetto da grave disabilità.

Il ricorso viene ritenuto legittimo e si conferma che la tutela della salute dell'essere umano, e in particolare quella di un bambino, prevale sulla eventuale riservatezza dei documenti istruttori e sulla corrispondenza tra avvocato e pubblica amministrazione.

L’Asl dovrà consegnare ai genitori il fascicolo sanitario di loro figlio. I genitori, per far valere un loro inalienabile diritto, hanno dovuto sostenere ingenti spese, che nessuno rimborserà loro, come quasi sempre avviene, e, comunque, se riceveranno il dovuto rimborso a pagarlo saremo sempre noi cittadini, ma mai chi ha provocato loro il danno: assessorato regionale alla sanità, dirigenti Asl, servizi sociali o quant’altri.

Non possiamo sottrarci, come associazione genitori separati per la tutela dei minori (aps) ad esprimere, ancora una volta, l’indignazione per l’assurdo ed illecito comportamento del servizio socio-sanitario della Valle d’Aosta, che, sistematicamente, non risponde alle richieste dei genitori, unici titolati ad intervenire sull’azione del servizio pubblico sui loro figli.

La Regione, o meglio l’assessorato alla sanità, salute e politiche sociali, deve rendere conto – economicamente e giudizialmente - ai cittadini del funzionamento del settore di sua competenza, rendere pubblici i mancati dovuti controlli sistematici sul funzionamento della sanità e dei servizi sociali, visto che, quest’ultimi, mai rispondono alle richieste dei singoli cittadini, danneggiati dal loro comportamento, spesso fazioso, ingiusto e, purtroppo, anche scarsamente competente. Come associazione, da anni lo stiamo denunciando in tutte le sedi, comprese quelle giudiziarie, ma nessuno interviene. La ragione di questi assurdi silenzi va ricercata nelle lobby che condizionano la sanità e i servizi sociali valdostani e non solo.

I politici, con i loro strumentali silenzi per paura di perdere i consensi elettorali, stanno affondando una regione al centro di scandali e di ingerenze di stampo mafioso, come i fatti di cronaca ricordano e preoccupano non poco.

 

I figli hanno i genitori e non sono una “proprietà” delle istituzioni pubbliche, che, dinnanzi alle dovute proteste di quest’ultimi per il mancato rispetto dei loro diritti, chiedono sistematicamente la sospensione della loro responsabilità genitoriale. E’ un assurdo e pericoloso abuso che deve avere termine. La magistratura e le istituzioni preposte alla tutela dei cittadini e dei minori non possono continuare a ignorare i diritti negati sia ai minori che ai loro genitori.

Questi genitori hanno avuto il coraggio di chiedere giustizia contro la prepotenza di una Asl, finanziata con i soldi pubblici, che rifiuta il loro diritto (senza poterlo fare) alla trasparenza e il diritto del bambino ad essere curato con una terapia non improntata al risparmio. Il Consiglio di Stato ha scoperchiato gli abusi istituzionali che perdurano da decenni, come la nostra associazione denuncia da quindici anni, ed ha evidenziato che le spese per il riconoscimento di un diritto negato dalle istituzioni non va fatto pagare a tutti i cittadini, ma ai diretti responsabili, politici e istituzionali, che hanno uno specifico nome e cognome. Chi sbaglia deve pagare, non solo economicamente, ma anche giudizialmente (leggasi anche tramite eventuali procedimenti disciplinari).

* Ubaldo Valentini, presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)

 

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