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I figli possono fare a meno del padre

E’ allucinante la facilità con cui alcuni servizi sociali arrivano alla stesura di relazioni contenenti conclusioni inverosimili e dannose proprio per quei minori su cui sono chiamati ad intervenire per finalità istituzionale o a pronunciarsi su richiesta dei tribunali al fine di determinare l’affido dei minori stessi e il diritto di visita dei loro genitori separati.

Oggi anche il tribunale ordinario, chiamato a gestire le separazioni giudiziali, delega questa struttura pubblica a valutare i genitori e a proporre provvedimenti a tutela dei loro minori. Nei tribunali dei minori e nelle sezioni minorili delle corte d’appello, alcuni operatori sociali svolgono contemporaneamente, oltre alla professione,  anche l’incarico – retribuito a parte - di giudici onorari o di  Ctu, anche se, per svolgere queste delicate mansioni dovrebbe essere indispensabile conoscere scientificamente la psicologia generale e, in specifico,  quella dell’età evolutiva oltre alla psichiatria, avere personale esperienza professionale in questo settore e, non sarebbe male, essere anche genitori. Si eviterebbero tanti provvedimenti antieducativi e dannosi per l’equilibrio psico-fisico dei minori.

 

Siamo consapevoli che chiedere ciò vorrebbe dire

chiudere per scarsa professionalità la maggior parte delle strutture oggi esistenti. Queste valutazioni sono condivise e da anni anche da molti operatori sociali, dai legali spesso chiamati a tutelare i propri clienti dall’arroganza e pressapochismo di relazioni fotocopia. Lo stesso mondo della psicologia, della pedagogia, della cultura e del sociale esprime da tempo forti perplessità sull’operato di alcuni assistenti sociali e di alcuni psicologi dell’ultima ora, sulla inutilità degli educatori utilizzati per le visite protette dei figli, sulla dubbia esistenza e gestione di alcune case anch’esse protette (per madri perseguitate dal partner) e di alcune case famiglia per i minori. Tutti ne parlano, ma nessuno mette seriamente sotto esame queste strutture pretendendo, per il loro prosieguo, preparazione, competenza professionale, trasparenza ed obiettività. Dalla lettura di certe relazioni si deve amaramente constatare che talvolta i servizi sociali sono ben altra cosa e costituiscono un danno per la tutela della genitorialità e per i minori stessi.

 

Fino a quando ci saranno complicità ideologiche, politiche e corporative, lontana resterà la prospettiva di una riforma di un servizio che in molti casi è discriminatorio e vessatorio nei confronti di un genitore: il padre. I servizi sociali sono collettori di voti politici e di interessi vari per tutti coloro che vi gravitano e vi traggono benefici economici, occupazionali e professionali. Esercitano un potere sociale. Un loro uso improprio fa venir meno la fiducia della gente in certe “tipiche” strutture sociali e costituiscono uno sperpero di danaro pubblico. Nessun operatore osa denunciare il comportamento dei colleghi che non condivide. E ciò la dice lunga.

Nelle separazioni permane la convinzione che la madre continui ad essere l’angelo del focolare e che i figli possano fare a meno del padre! Idee o ideologie vecchie, anacronistiche, legate ad un retaggio confessionale oggi inaccettabile poiché la quotidianità ci dice che il padre si rivela sempre più il genitore più attento e disponibile verso i propri figli, che non rinuncia al suo diritto-dovere genitoriale e che non delega altri a sostituirlo. Se pretende il rispetto del proprio ruolo genitoriale, però, viene bollato come padre arrogante e conflittuale o geloso. Possono esistere tali padri, nessuno lo mette in dubbio, come possono esistere madri che per vendetta dell’ex-coniuge o compagno fanno di tutto per non farlo stare con i propri figli (e i servizi sociali non muovono un dito e non scrivono quasi mai nulla di ciò) oppure madri che affidano ai cassonetti le proprie creature. E poi facciamola finita con la generica conflittualità (perché si chiede il rispetto dei propri figli) che costituisce un riprovevole alibi per giustificare le incapacità genitoriali della madre e la negazione degli inalienabili diritti-doveri del genitore non affidatario e dei diritti inalienabili dei figli.

Per alcuni giudici - non esclusi quelli minorili - talvolta imboccati da vaghi e pericolosi operatori sociali,  i figli non possono dormire a casa del padre perché hanno bisogno della madre che la sera rimbocchi loro le coperte e perché prima dei sette anni sono ancora piccoli per stare col genitore non affidatario.  Accade anche nei moderni tribunali del Nord e ciò ci preoccupa poiché, il ripetersi di certi fatti, ci proietta – e non solo - in epoche glaciali e in situazioni  non riscontrabili nemmeno in tribù arcaiche sperdute in inaccessibili foreste.

Per fortuna esistono anche servizi sociali completamente diversi ed attenti alla bigenitorialità e alla tutela di ambedue i genitori e giudici che vedono nel padre una risorsa positiva ed insostituibile per i figli. Facciamo largo a queste persone e tutti assieme denunciamo nelle opportune sedi istituzionali le discriminazioni verso i figli e verso il padre non affidatario chiamando gli inadempienti a pagare il loro danno procurato al genitore reso “marginale” nella vita dei figli e ai figli resi orfani di padre.

I blasonati ( cioè ritenuti i migliori d’Italia) servizi sociali valdostani alla madre che non vuole fare stare i figli col padre, nonostante la sua disponibilità, ma li lascia ai vicini e a persone terze quando lei lavora o è assente, si sono permessi, al primo incontro con i genitori, di insistere sulla opportunità che l’ex-moglie, senza parenti in vallata, debba lasciarli non al padre, agli zii e ai nonni veri, ma ai vicini o altre persone che costituiranno per i minori zii e nonni virtuali. Se ne deve dedurre che un padre e i suoi familiari sono meno positivi dei “parenti fasulli” per il minore con note difficoltà. Ma scherziamo? Chi ha dato a questa assistente sociale la facoltà di dire queste castronerie?

Sempre questi servizi sociali, trincerandosi dietro una delibera o direttiva dell’assessorato regionale - che nessuno ha mai visto - non parlano con il genitore “orbato dei figli” se assistito da un legale o da una associazione di settore, non permettono nemmeno di registrare l’incontro. Fantapolitica? No, solo assenza di trasparenza e strapotere dei servizi sociali che rifiutano confronto e trasparenza per paura di essere criticati. Non rendere conto del proprio operato è esercizio di una dittatura in nome ….. del bene sociale. Ma quale?

Una vergogna questa che non fa onore a questa regione a statuto speciale che strombazza ai quattro venti tanti bei propositi. Il clientelismo non è mai efficienza e soprattutto non permette di denunciare l’operato inaccettabile di certi poteri forti presenti in regione.

Tutelare i minori vuol dire tutelare il futuro di coloro che saranno chiamati, in futuro, a gestire le sorti della vallata e della società italiana.

 

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