Stampa

­­­­Convegno

Per noi, i Minori prima di tutto!


Il 19 di questo mese si è tenuto nella sala conferenze di Perugia, Piazza Italia 19, il convegno organizzato dall'Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori sul tema: Per noi, i Minori prima di tutto”. Il convegno, come significato dalla stampa, ha toccato la problematica che sta corrodendo il primo e più importante valore della società: i minori ed è stato presieduto dalla giornalista e scrittrice Vanna Ugolini. Il consigliere regionale e comunale, dott. Sergio De Vincenzi ha portato il saluto del comune di Perugia che ha patrocinato l’iniziativa.

I relatori avvocati Domenico Vecchio, Gerardo Spira e Francesco Valentini, attraverso le diverse sfaccettature del problema hanno sviluppato argomentazioni sui temi della famiglia, della sua essenza, sul ruolo di questa nella società, sul mancato impegno della Pubblica Amministrazione, sulle contraddizioni dei giudicanti e sulla carenza del monitoraggio e vigilanza durante i procedimenti amministrativi e giudiziari.

L'avvocato Domenico Vecchio del foro di Salerno ha affrontato la questione del minore posto al centro dell’attenzione, per comprendere pienamente il legame intercorrente con le figure genitoriali, in particolare quella paterna. Dunque, una ricerca del fondamento naturale è imprescindibile per garantire una tutela effettiva in ogni ambito, là dove due soggetti vivono una relazione unica. Uno degli aspetti emblematici di questa stagione della storia è che il padre ha perso anche il nome, dunque c’è una figura paterna alla quale potrebbe essere sottratto facilmente il nome, per cui non si sa più dove sia il padre.

Sembra che la figura del padre sia sparita e ci siano le madri, le madri acrobate che gestiscono tutto, nel bene e nel male, spesso nel male per aver a volte contribuito a quel fenomeno che Jacques Lacan definiva “processo di evaporazione del padre”.

Invero, si tratta di un’eclisse del padre, sembra che il nostro tempo sia quello del tramonto irreversibile del padre, non c’è più il padre a cui confidare la propria fragilità. Ma la vera domanda è cosa resta del padre, rispetto ad una tradizione. E’ fondamentale che resti qualcosa, per dare senso al fondamento antropologico a partire dal quale riconosciamo la sua esistenza, e per l’aspetto giuridico tuteliamo la sua esistenza pienamente, ovvero la necessità della vita umana di avere un padre da riconoscere e da garantire sempre al figlio. Nella nostra vita possiamo decidere di non diventare mai padri, madri, sorelle, ma una sola cosa non possiamo non essere: essere figli.

Essere figli è ciò che accomuna profondamente l’umano e significa che siamo sempre in rapporto ai genitori, veniamo da un altrove, non siamo auto costituiti, non ci auto generiamo. Dunque, la domanda è cosa resta del padre nel tempo della sua evaporazione. Non resta una parola sostenuta dalla potenza della tradizione, ma resta una testimonianza. Francoise Dolto dice che lo statuto più autentico della paternità vada cercato nei genitori adottivi, perché il padre adottivo è la più autentica espressione della genitorialità. Non c’è rapporto di sangue, c’è un’adozione, perché lo spermatozoo non fa la paternità e l’ovulo non fonda la maternità. Ella si rifà al testo biblico, all’immagine purissima di paternità adottiva (o putativa) di san Giuseppe, dove troviamo una paternità autentica senza proprietà biologica.

Un figlio di oggi ha bisogno d’incontrare qualcuno che adotti la sua vita, che si fidi di lui, che gli mostri cosa sia disposto a perdere, come ad es. sia disposto a perdere ogni progetto fatto su di lui. Abramo sacrifica il figlio più amato, il figlio della promessa, rinunciando ad avere la proprietà su di lui. Ogni genitore deve abbandonare i propri figli per lasciarli andare al deserto. Non c’è umanizzazione della vita se non passa attraverso l’esistenza di un padre.

Ci sono quattro modelli di figlio, ovvero di guardare al padre dalla parte del figlio: 1) Edipo, su cui si fonda la psicoanalisi, che detesta il padre al punto di ucciderlo, anche se non sa che quello sia il padre, lo uccide in maniera più o meno simbolica per sostituirsi all’uomo della madre; 2) L’anti Edipo, è il tempo della contestazione, il figlio non ha padre perché è come se fosse stato eliminato a priori, genera se stesso, dove la sua responsabilità si declina in una totale irresponsabilità, e non sarà mai un figlio completamente liberato, ma un diversamente asservito, tanto che non c’è nemmeno bisogno di ucciderlo; 3) Narcisio, che è convinto di essere il padre di se stesso, nato in un contesto di società dei consumi, di autocompiacimento. 4) Telemaco è la possibilità dell’imprevisto, una possibilità di salvezza in cui si è consapevoli che non ci si salva senza un padre.

L'avvocato Gerardo Spira del foro di Vallo della Lucania, ha sviluppato la sua tesi sull'assenza della P.A nella fase amministrativa, la cui competenza è affidata ai Servizi socio-sanitari senza una apposita regolamentazione che, ad avviso del relatore, genera i primi guasti nelle procedure e vizia tutto il percorso fino alla decisione del Giudice.

Il Relatore, richiamando la normativa di riferimento, ha rimarcato la necessità e l'obbligo per la P.A di riprendersi la competenza, attribuita in via esclusiva dal legislatore con il trasferimento delle funzioni agli Enti territoriali sin dal 1977(DPR 616) più in particolare con l'art,23 lett.c che riguarda specificamente i minori. Competenza che si è rafforzata con la delega del potere legislativo in seguito alla riforma costituzionale del 2001. L’avvocato Spira ha toccato anche l’argomento molto sentito dell’accesso agli atti che molto spesso viene vietato dai responsabili dei servizi contro l’assunto della legge che parla di diritto civico e di partecipazione del cittadino al procedimento.

I molti fatti accaduti nella P.A, hanno costretto il legislatore a riordinare la materia e comprenderla nella riforma del D,Lgs n.33 del 2013 anche ai fini del piano triennale per la prevenzione della corruzione e della illegalità previsto nella legge 190/2012.

Ad avviso del relatore la rete dei controlli delle istituzioni nell’attività della P.A è chiusa, per cui tutti gli operatori rispondono di ritardi e di omissioni, nonché di danni.

dott. Sergio De Vincenzi

L'avv. stabilito Francesco Valentini si è soffermato sulle contraddizioni esistenti nei tribunali e nei servizi sociali tra i diritti dei minori e la “discrezionalità” con cui spesso vengono violati proprio dalle istituzioni proposte a tutelarli. Le violazioni dei diritti dei minori sono causate dalla mancata “centralità” del minore, dai tempi lunghi della giustizia minorile, dai pregiudizi culturali che portano a discriminare un genitore, quasi sempre il padre, dalla iniquità di certi provvedimenti presidenziali, la cui urgenza e temporaneità dura anni, divenendo, di fatto, provvedimenti definitivi e dalla responsabilità dei servizi sociali e del variegato mondo lobbistico che vi gira attorno.

I rimedi a queste situazioni di fatto vanno ricercati nell’applicazione del codice civile e nel rispetto delle Convenzioni, dei trattati internazionali e nell’ascoltare quello che la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ricorda all’Italia con troppa frequenza, condannandola a pesanti sanzioni per la mancata tutela dei minori.

La relazione dell'avv. Prof. Gianluca D'Aiuto, depositata agli atti del convegno, tocca aspetti penali nelle vicende dei conflitti e conseguenze che la Giustizia è costretta ad affrontare

continuamente per abusi e interferenze non sempre adeguati alla funzione e finalità della famiglia nel contesto nella nostra società.

Le relazioni formeranno un compendio che l'associazione curerà di diffondere e di mettere a disposizione di quanti sono impegnati, a diverso titolo, nella materia al fine di contribuire a stimolare operatori ed istituzioni a lavorare per una soluzione Unica nell'effettivo interesse del minore che ormai è divenuto un brandello dilaniato da  una cultura che non appartiene alla civiltà giuridica del nostro Paese e né ad una società che si dichiara baluardo a tutela del futuro di una generazione che sarà il nostro futuro.

Nessun Tribunale può decidere nella sfera affettiva dei minori e nessuna legge prevede che i figli debbano vivere separati da entrambi i genitori. Accordi e protocolli, molto prolifici in questo momento istituzionale, diversi e contraddittori nel nostro sistema istituzionale, non solo non risolveranno il problema, ma aggraveranno la già pesante confusione, per i diversi aspetti, distraendo l'occhio della legge e della società dal primario e superiore interesse dei figli.

L'Associazione prodigherà i suoi impegni perché nelle separazioni e nei divorzi si parli dei Minori prima di tutto e le istituzioni amministrative e giurisdizionali lavorino per costruire una Giustizia a dimensione di minori.

 

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information