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Riceviamo e pubblichiamo


Non basta il gesto di un giorno di festa

per tranquillizzare la propria coscienza

dai delitti che quotidianamente si commettono contro i minori.

 

Stimato prof. Ubaldo Valentini, vi è sempre un momento in cui l’uomo, nel corso della sua vita, si ritrova a fermarsi e a riflettere sulla importanza della scelta di cambiare il percorso della propria esistenza.

Ho conosciuto tantissime persone nella mia vita professionale, di ogni livello culturale e di qualsiasi “specie” politica, fino alla sommità dello Stato. La maggior parte di esse, perseguivano finalità spiccatamente individualistiche. Poche, pochissime spinte naturalmente e disinteressatamente verso il bene degli altri, degli ultimi, di quelli che in silenzio restano seduti ai margini del marciapiede. Eppure di ultimi e di invisibili questa società ne è piena, stracolma! Basta fermarsi durante il cammino e guardarsi intorno o nei luoghi di maggior incontri, dove frettolosamente si corre per fare acquisti o assistere ad abbaglianti rappresentazioni.

E’ accaduto anche a me! Vi è stato il momento in cui ho dovuto fermare la mia corsa per organizzare la mia vita professionale contro persone e istituzioni che tentavano di dare picconate alle fondamenta del mio progetto di famiglia, costruita con grande impegno solidale. Il tarlo della separazione era entrato anche in casa mia, con tutti gli effetti pericolosamente corrosivi. Armato di studio e penna, ho affrontato il “MOSTRO” comparso in questa società che si dichiara evoluta, fortemente corazzato dei principi e dei valori della logica del diritto, vera ed unica fiaccola della Giustizia, profondamente ispirati e sentiti.

Durante il percorso è spuntato un bel giorno di quasi 4 anni fa, tra i tanti che avevo visitato, il sito dell’“Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori”. Leggendo con attenzione ho compreso di trovarmi di fronte ad un livello culturale diverso, non il solito e non di genere, con un approccio libero da compromessi istituzionali, contro le sofferenze dei genitori colpiti dalla disgrazia della separazione, ma soprattutto contro il delitto verso i minori che si perpetra quotidianamente nelle aule della Giustizia italiana.

 

Si, considerai, era ed è un vero e proprio crimine quello che si commette nei confronti di “un’anima innocente” quando una persona, vestita da Giudice, in nome del popolo italiano, lo affida ad uno solo dei genitori, motivando la decisione con il raggiro dei più astrusi ragionamenti giuridici.

 

Avevo trovato la barricata. Vi saltai sopra per esprimere la mia indignazione contro comportamenti istituzionali che, invece di dirimere e di risolvere pacificamente, diventano parti in causa e contribuiscono a sgretolare l’istituto della famiglia.

Sulla pagina del vostro blog ho trovato lo spazio per aprire un vivace e sentito confronto con la Giustizia italiana e richiamare gli Enti territoriali del nostro PAESE a recuperare competenze e funzioni di grande importanza amministrativa, esclusive dei Comuni e degli Enti delegati. Abbiamo così, prof. Valentini, con la Sua instancabile tenacia rilanciato il ruolo degli Enti nella crisi familiare, la necessità della regolamentazione dei servizi sociali. Abbiamo evidenziato che nella legge è segnata la separazione dei poteri e delle competenze nella materia minorile, tra i tribunali e gli Enti. Sosteniamo che tutta la problematica amministrativa, ben disciplinata, si può e si deve bloccare prima che intervenga il Tribunale.

Non abbiamo incontrato grandi favori nelle cosiddette caste professionali e ne abbiamo compreso le ragioni, ma siamo andati dritto per la nostra strada, perché riteniamo di dover togliere le coppie in conflitto dalle fauci del “grande drago” posto a guardia della “casa” in cui sono confluiti i diversi e appetitosi interessi. Ho sempre pensato che i miti fondati sui piedi d’argilla, prima o poi, crollano rumorosamente sotto i colpi del diritto. Il Diritto è rimasto lo stesso, quello che abbiamo nella mente e nel cuore, scevro da interpretazioni di comodo. Cosa è cambiato, l’uomo o la sua cultura?

La mia riflessione durante questo sacro momento storico!

In questo periodo di feste di fine anno, la gente impazzisce, nonostante la persistente crisi e le difficoltà familiari. Messaggi e promesse mediatiche hanno intasato le linee e gli spazi del Web. Tutti spinti dal desiderio di dire qualcosa, di farsi sentire, di liberarsi da un peso e di una pena che li opprime e li distrugge. Perfino le coppie litigiose fino a qualche giorno addietro sembrano divenute più buone, aperte verso i desideri e gli interessi del minore. Giudici e professionisti si sono scambiati auguri e doni, nascondendo, per qualche giorno, la verità a chi la cerca da tempo e da anni.

I fatti degli altri non appartengono al loro mandato, dicono. E Dicono anche che una cosa è la legge e altra cosa sono i fatti e le persone, come se la legge non fosse stata fatta da uomini e per l’uomo. Spesso fanno confusione, tra norma e legge. Applicano la norma isolatamente e dicono che è legge.

Invece la legge va letta ed applicata secondo la volontà espressa dal legislatore per finalità mai contrarie all’unità e all’equilibrio della famiglia.

Per loro le feste della Natività, il presepe, le luminarie e gli alberi addobbati hanno un altro significato: sono segni di convenzioni e consuetudini di valore marginale; sono formalità senza anima. Tale è anche il posto aggiunto al tavolo dei loro genitori anziani o di un parente rimasto solo, ospite per un giorno, per una celata aspettativa ereditaria. Il gesto di un giorno però non cancella le brutture di certe interpretazioni espresse con accanimento nelle memorie, nelle relazioni e nelle decisioni. In questi atti viene maltrattato anche il diritto e mortificata la GIUSTIZIA.

Sono convintamente orgogliosi al punto di camminare eretti anche di fronte a chi li contesta con un gesto di ripugnanza. Per loro non ha importanza il disprezzo. Conta solo il proprio “io”. La vergogna è infatti un’emozione che prova chi ha timore di compromettere la propria immagine.

Eppure il miracolo della Natività accomuna tutti, buoni e cattivi, in un grande abbraccio di fratellanza, ovunque e in ogni luogo. Gesù non parlò soltanto agli ultimi, ai poveri diseredati e affamati, ma soprattutto a quelli che sapeva lo avrebbero tradito e crocifisso. Per la Sua Nascita tutti hanno brindato, quelli che sono al di qua della giustizia e quelli al di là. Tutti con la promessa di essere più buoni. I buoni col rinnovato impegno di migliorare, gli altri con la speranza di diveltarlo.

Mentre la società sembra riappacificata, restano le sofferenze, i maltrattamenti, le violenze, le ingiustizie e i nodi in gola alla bambina di Genova, a quella di Aosta, di Venezia e di Firenze e ai bambini di Roma e delle tante città d’Italia che hanno trascorso qualche giorno accordato, sapendo che il giorno dopo torneranno a vivere le drammatiche vicende di una storia senza fine.

Nell’anno che verrà si rinnoveranno promesse ed auguri. Nessuno pensa invece che vanno rinnovati gli uomini.

La legge, il diritto e la giustizia hanno subìto il più atroce dei crimini: il delitto contro la famiglia per mano di persone che rappresentano lo Stato.

Lo Stato invece, secondo la Costituzione, pone la famiglia al centro dei valori e dei principi.

Mi vergogno di appartenere a questa società di falsi miti, profeti e studiosi bugiardi; mi vergogno di continuare a discutere e confrontarmi con chi studia per accrescere il proprio ego, sulla pelle degli altri, dei poveri indifesi e di bambini emarginati o allontanati dal cuore della vita. Mi vergogno di guardare in faccia giudici e colleghi che ti ascoltano con falsa propensione, ma con la riserva mentale della decisione già nascosta in tasca. La scuola della vita mi ha permesso di comprendere e di corazzarmi contro l’ipocrisia e la falsa cultura.

Sono stato sempre eretico secondo il significato greco AIRESIS che vuol dire scelta.  La persona che sceglie è colui che più della verità ama la ricerca della verità.

Dunque il mio Augurio.

Auguro a tutti il coraggio dell’eresia. Vi auguro l’eresia dei fatti prima che delle parole, l’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi. Vi auguro l’eresia della coerenza, del coraggio della gratuità, della responsabilità e dell’impegno. Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri, chi impegna la propria libertà per chi libero non è. Eretico è chi non si accontenta dei saperi di Secondamano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa. Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie, chi non pensa che la povertà sia una fatalità. Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e alla indifferenza. Chi crede che soltanto nella società comune e solidale l’individuo possa trovare la sua realizzazione. Eretico è chi ha il coraggio di ribellarsi ai soprusi e al tentativo di sopprimere i diritti e la dignità dell’uomo. Eretico è chi crede nella legge e nella giustizia e non nelle persone che la rappresentano e l’amministrano per finalità personali.

Nel 2018 Vi auguro di essere eretici!

3 gennaio 2018                                                         con stima ed affetto Gerardo Spira

 

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