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Pare che l’affaire delle separazioni non si debba toccare


La Regione Valle d’Aosta

 

prende in giro i separati e i loro figli


Quando la nostra battaglia, raccolta dal consigliere regionale Roberto Cognetta, sembrava giunta in dirittura d’arrivo, un vento contrario si è messo a spingere la barca verso gli scogli. Ricordiamo che siamo l’unica Associazione che ha aperto il varco della legge 241/90 trascurata, con le omissioni pubbliche allargate e delle responsabilità istituzionali.

Risposte mancate o evasive hanno rafforzato la diffusa prassi dei responsabili dei servizi pubblici territoriali, togliendo al cittadino un diritto scritto nella legge, favorendo una rendita di posizione, e danneggiando interessi pubblici.

Abbiamo rilevato e denunciato che i servizi sociali degli enti territoriali non applicano la legge 241/90 nella fase amministrativa. Non aprono il procedimento con le parti in questione e trattano i casi, denunciati e delegati, secondo le esigenze pilotate del momento. Ciò favorisce soltanto il genitore collocatario in danno dell’altro e dello stesso minore. Il tribunale, quando interessato, risponde come Ponzio Pilato. Intanto il genitore penalizzato corre, come una palla da ping pong, tra Servizi e Tribunale per rivendicare un diritto scritto ma da loro negato.

La legge 241/90 dal 1990 ha stabilito che qualsiasi attività svolta dai Comuni deve essere disciplinata e regolamentata per il buon andamento degli uffici e per l’imparzialità.  La legge parla anche di programmi e protocolli a cui devono partecipare tutte le parti in causa. I servizi dei comuni devono soltanto garantire che ciò avvenga in modo trasparente ed equilibrato, al fine di impedire disparità di trattamento.

Riteniamo che il problema delle separazioni possa trovare la giusta soluzione in questa fase se i Comuni decidono di disciplinarlo, dando esecuzione alla legge che ha imposto l’adozione obbligatoria del Regolamento.

Quasi tutti i Comuni d’Italia hanno adottato il Regolamento di accesso agli atti e del procedimento amministrativo per le loro attività.

Mentre però la Regolamentazione è intervenuta nelle materie in cui più si corre il rischio di finire nelle maglie del codice penale, nella materia dell’assistenza invece si è preferito lasciare le cose nelle mani dei responsabili dei servizi i quali, sentendosi coperti, operano a stretto contatto con l’assessore e il Tribunale.

L’assessore di turno ha in tal modo campo libero per confezionare e allargare la base clientelare, penetrando in un mondo in cui bisogni ed interessi si mescolano e producono risultati politici. E la legge? Questa resta una chimera fino a quando non scoppia lo scandalo.

Finalmente la Cassazione, sugli effetti della legge 241/90, ha acceso il faro su di un caso, condannando un dirigente per il silenzio rifiuto. La sentenza chiarisce molto bene la portata dell’art. 328 c.2 c.p. Speriamo che questa strada serva a far prendere coscienza a tutti.

Nell’estate del 2017 e ancor prima come Associazione ponemmo il problema alla Regione Valle D’Aosta, perché qui la materia dell’assistenza risulta ancora più accentuata per il fatto che i servizi sociali risultano affidati a cooperative o società di mutuo soccorso (?!) che operano, senza alcun controllo secondo una concezione di tiratura privatistica.

Il Consigliere regionale Roberto Cognetta del M5S ci ha ricevuto, ha compreso ed ha preso in carico la proposta di un Regolamento, redatto in conformità della legge regionale, impegnandosi nel percorso politico. Nel consiglio regionale del 9 novembre 2017 l’assemblea approvò un ordine del giorno in cui tutti i consiglieri ammettevano l’esistenza del drammatico problema delle separazioni in Val d’Aosta e assumevano l’impegno di prescrivere al dirigente di dare attuazione alla legge in questa materia con tutte le garanzie per le parti in causa.

Il 12 gennaio 2018 il Consigliere Cognetta ha riproposto interrogazione all’Assemblea, richiamandone l’urgenza. Nella seduta del 24 gennaio l’assessore al ramo, in sede di question time ha assicurato l’impegno, riconoscendo che il problema riveste carattere di urgenza e di necessità, facendo intendere, però, che si dovrà attendere la nuova giunta che verrà eletta dopo le elezioni regionali di giugno, cioè fra un anno.

Qualche giorno addietro, anche se nelle vie informali, siamo venuti a conoscenza di una disposizione in corso della dirigente della struttura famiglia, controfirmata dal direttore della struttura del dipartimento, la quale dovrebbe risolvere il problema, secondo loro.

La nota dirigenziale appare la “classica paraculata”.

In questa si dice, sentito il parere dell’avvocatura regionale, a maggior tutela degli operatori risulta indispensabile……. è giù 7 punti da osservare. L’avvocatura, istituzione pubblica di legalità, è stata sentita come? (Per telefono?) Verba volant, sed scripta manent.

Riteniamo, a nome di tutte le vittime e soprattutto dei minori della separazione, di dovere ricordare che una cosa è il merito della materia scientifica ed altra cosa è la legge che stiamo rivendicando.

Non discutiamo le conoscenze scientifiche perché queste rientrano nella cultura personale e di esperienza dell’operatore - comunque da verificare! - ma della mancata attuazione della legge 241/90 la quale fa obbligo ai Servizi di avviare il procedimento amministrativo nel caso di trattazione di una questione di separati, tra loro o con i figli. Parliamo di apertura di un protocollo in cui vanno stabiliti tempi, modalità e obiettivi. Parliamo di dar corso ad un procedimento corretto nell’interesse di tutte la parti in causa, per attuare il dettato costituzionale di cui all’art. 97. Si chiede trasparenza e fine della discrezionalità degli operatori istituzionali.

La Regione d’Aosta ha approvato con legge Il Regolamento attuativo della legge 241/90. I servizi sociali affidatari della materia non l’applica e la dirigenza regionale, a cui è affidato vigilanza e controllo, non ne hanno rilevato l’inadempienza.

Riteniamo che non si possa disattendere il problema e che la materia non si presta a nessuna possibilità di sfruttamento politico. Parliamo di coppie in frantumi, di minori contesi e di famiglie distrutte, di genitori che si sono tolti la vita per la disperazione e di tanti che vivono a rischio sociale. Nella fase amministrativa i Tribunali non hanno alcuna competenza, né possono avere ingerenza se non quella di vigilare che il procedimento venga svolto correttamente (art, 92 dispos. Attuazione c.p.c. e normativa sul divorzio).

In questa materia gli abusi e gli illeciti scivolano e si diffondono con molta facilità in ogni ambito di interesse e di competenza.

Riunioni e commissioni di ordini e professionisti non c’entrano. Esse hanno solo garbo di valenza politica. La legge c’è e va attuata.

Ubaldo Valentini – pres.

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