Riceviamo e pubblichiamo Stampa
Scritto da Administrator   
Mercoledì 21 Marzo 2018 12:05

Riceviamo e pubblichiamo


Miracolo! Oggi tutti parlano del papà


Tutti se ne ricordano. Nelle scuole italiane i maestri sono impegnati a dettare il tema di svolgimento per mettere in gran risalto la figura del padre. Disegni e immaginazioni suggeriti e sviluppati nella affannosa ricerca tra le elementari. Una mostra di fogli colorati e tante espressioni nascoste tra le righe, le figure e tra i colori, forzatamente impastati, sovrapposti, chiari e scuri. La mente dei bambini, è un miracolo della natura che dice sempre la verità se la lasci libera e non la manipoli. E quando tenti di farlo, viene fuori il pastrocchio. Tema: parla del tuo papà. Luca ha subito cominciato a scrivere. Il mio papà fa l’avvocato.., Antonio, il mio papà ha una rivendita in piazza.., Giovanni e Giuseppe non scrivono. Sono bloccati e rigidi come di pietra, con lo sguardo fisso sul banchetto e con la penna stretta nel pugno della mano, rosso per la tensione. La maestra, girando allegra e vistosamente soddisfatta si avvicina per chiedere ad entrambi silenziosamente il motivo di tanta riflessione. Giovanni, con una voce tremula e mortificata: maestra, il mio papà è disoccupato, non trova lavoro.., Giuseppe, maestra, pausa, con lo sguardo nascosto sul banco, il mio papà si è suicidato e ho saputo che lo ha fatto per me.., Antonio, quello del banco accanto, invece ha scritto che lo vede di tanto in tanto in una sala riservata di un bar alla presenza di una assistente sociale. Che palla, quella è sempre tra i piedi.  Francesco scrive che incontra il suo papà in un grande salone, pieno di giochi, dove ci sono altri bambini e vi sono uomini e donne in divisa che girano in continuazione. La maestra sa del carcere.

In questo festoso clima la scuola, ristoranti e convegni ricordano la festa del “povero” S. Giuseppe. Giudici, avvocati, impiegati, professionisti, lavoratori e disoccupati, tutti impegnati a montare questa giornata come esempio di un mondo, giusto, opportunamente uguale e civile. Montatura per coprire ipocrisie e falsità, e il fallimento di una società stracolma di brutture cultuali e morali.

Tema: bambini parlate e riportate su fogli le immagini di vita, dei rapporti con il vostro papà. Scrivete tutto ciò che pensate. Dopo lo svolgimento del compito, compaiono sui muri soltanto alcune espressioni, quelle più rappresentative, si dice, della cultura condivisa. Condivisa da chi? Non è dato di sapere. E le altre? Le altre vengono gelosamente conservate agli atti e nascoste agli occhi indiscreti. Domani, si cambia.

S. Giuseppe è passato, se ne riparlerà nel 2019.

Nel segreto delle aule dei comuni e dei tribunali si ricomincia come prima. E giù a colpire il padre con la mazza nodosa di S. Giuseppe e più di prima. Sarebbe molto interessante raccogliere le testimonianze di oggi, quelle nascoste e pubblicarle nelle pagine dei tribunali, delle istituzioni e della stampa. Sarebbe interessante leggere cosa ha scritto chi non vede il padre da anni, chi lo vede a singhiozzi; chi non ha potuto conoscerlo e chi si domanda dove sta.

Ho colto l'occasione di questa giornata per ripercorrere, tra gli atti conservati, la storia che mi ha colpito in prima persona: la separazione subita da mio figlio a Roma, subita e manipolata da intrallazzi istituzionali e da un Tribunale, quello famoso per i minorenni di Roma, retto e diretto da una donna, che mi rifiuto di chiamare giudice, anche se ne ha ricoperto il ruolo, di cultura molto approssimata?! Una mamma di umili origini e di cultura semplice, istruita tra i rumori e gli odori della famiglia vera, avrebbe sicuramente fatto meno danni! La casta, purtroppo, non tiene conto dell’impegno, dello studio e del merito. Conta molto, nel mondo giudiziario, il danaro e la scala della carriera porta alla quantità del danaro, anche se la carriera si è sviluppata tra errori di lingua, di sintassi ed orrori di giudicato. Meno male che vi sono poi giudici e funzionari che hanno il coraggio di fare il proprio dovere, passando anche sulla pelle di un collega. Un giudice di Milano, incaricato del caso di mio nipote, ha perduto il tempo a leggere sette fascicoli di carte, depositati a Roma, notte e giorno, e in un mese ha capito ed ha riformato, ha stravolto tutto ciò che hanno congiurato nella capitale. In una società seria quei giudici di Roma invece della toga vestirebbero sicuramente una tuta. Tra le carte che ho gelosamente conservato, in questa sacra giornata ho rinvenuto dei disegni che mio nipote, esprimeva sul tema: Parla del tuo papà. I disegni mi furono consegnati segretamente da una funzionaria, che sapeva e non aveva tollerato la situazione. I disegni sono non solo un atto di accusa, ma il segno più significativo del fallimento di una società che continuiamo a far amministrare e gestire da persone ostinatamente irresponsabili. I disegni rappresentano, con figure più o meno le stesse, a destra il bambino e il padre che si tengono per mano. Più distaccati sulla sinistra, in una gabbia chiusa la madre e, in alto, una figura che vola verso il cielo. Sotto la figura che vola, la scritta: giudice. I giudici di Roma non lo vollero ascoltare, quando ripetutamente lo chiedemmo. Quello di Milano lo ha fatto. Il bambino ha parlato come ha scritto. Chissà se prestassimo più attenzione ai disegni non troveremmo la risposta alla verità volutamente appannata tra gli inciuci e le manipolazioni istituzionali.

E’ possibile.

Basta tenere lontani gli autori attori del palcoscenico.

 

Giuseppe padre.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 21 Marzo 2018 19:35
 

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