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Aosta


Prevenzione del suicidio: una sfida per la società


Ubaldo Valentini*

Considerazioni a margine del convegno organizzato dall’assessorato regionale alla Sanità, Salute e Politiche sociali, in collaborazione con l’Azienda Usl, con interventi scientifici del dott. Valerio Ricci, dirigente medico psichiatra dell’Asl Vda, e del dott. Roberto Merli, direttore struttura complessa di psichiatria dell’Asl di Biella. La Regione, dopo scandalose latitanze, cerca di ricorrere ai ripari (non escluso in vista delle imminenti elezioni regionali) facendo finta di affrontare una vergogna regionale, essendo, la percentuale dei suicidi, fortemente la più alta d’Italia nel totale silenzio della maggioranza delle forze politiche preoccupate di difendersi a Torino e di giustificare il loro sostegno ad una maggioranza da tempo molto “chiacchierata “.

Premetto che questo intervento, fatto a nome dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori – che in questi giorni ha iniziato il 13° anno di attività in Valle con una propria sezione a tutela dei minori e a sostegno dei genitori nelle separazioni - vuole essere un contributo per richiamare pubblicamente l’attenzione sui numerosi suicidi di padri separati, a cui è negato di svolgere l’inalienabile ruolo genitoriale. Suicidi che ogni anno avvengono in Valle, nell’indifferenza della stampa di colore e della politica accreditata, come se parlarne ne sia un disonore, a partire dal 1996, quando il maestro Antonio Sonatore si è dato fuoco dinnanzi al monumentale tribunale.

Il 7 aprile, giorno del gesto estremo, è diventato in tutto il mondo il giorno della memoria, tranne che ad Aosta, come se quel giorno fosse il giorno della vergogna, giorno da dimenticare. Certamente è il giorno della vergogna, ma per chi si corrode la coscienza per avergli negato il diritto di padre di vedere e vivere la figlia. Un figlio è l’essenza della vita dell’uomo. Il dolore e la vergogna, come l’acido, corrodono il cuore e l’animo dei giusti, non dei cattivi.

Nel 2020 la nostra associazione, con la partecipazione di tanti cittadini che lo richiedono, daremo un nome all’impegno delle nostre battaglie, con l’apposizione di una stele, per commemorare Antonio Senatore che si è tolto la vita per la figlia. La stele e una panchina viola verranno collocate nello spazio pubblico davanti al Tribunale, come segni del valore della famiglia e della vita.

Questo impegno vuol essere un contributo per non dimenticare, ma anche per non coprire assurde “dimenticanze”, poiché sul valore della vita non si possono fare congetture o sentenze. Anche la giustizia si è inchinata con la testa tra le gambe difronte al valore umano, anche del più feroce criminale. Lo hanno fatto l’Europa e la Corte costituzionale. Principio nato con l’uomo! Non è accaduto per quel padre, trattato e giudicato ancor peggio di un criminale e come accade ancora per tanti altri padri a cui viene negato il diritto alla genitorialità.

Scopi dichiarati del convegno del 13 dicembre erano l’analisi dell’attività svolta dal Dipartimento di salute mentale di Aosta in relazione ai suicidi in Valle e, approfondita la situazione regionale, predisporre i relativi interventi di prevenzione attuabili. Nessuno ha avuto il coraggio di attuare un minuto di silenzio. Occasione mancata per rompere il silenzio istituzionale.

Ci preme sottolineare che il suicidio come rimedio estremo affonda sempre le radici in una ragione sociale. I suicidi dei padri separati, trovano origine nel turbamento dell'equilibro della vita familiare, osteggiato e contrastato specie da chi dovrebbe tutelarlo. Invece l’accanimento viscerale della cultura della novella antiviolenza si riproduce nei percorsi di isolamento solo per uno dei genitori, che secondo le statistiche colpisce solo l’uomo. Infatti tra i dati statistici rinveniamo qualche raro caso di suicidio della donna, mentre per il 99% troviamo quelli dei padri. Questo dovrebbe far riflettere.


Non bastano lezioni di buonismo con la prospettiva che prima o poi certe situazioni si risolveranno con un grosso costo sociale, che il padre, i suoi figli e la sua famiglia dovranno ingiustamente pagare.

Le pubbliche istituzioni, prima di tutto, devono garantire trasparenza, lealtà, rispetto dei diritti paritari di ambedue i genitori nonché la reale bigenitorialità ai figli e la vera co-genitorialità (gestione paritaria dei figli) ai genitori.

Il resto sono solo parole vuote per salvare la faccia delle istituzioni che dovrebbero – senza se e senza ma – tutelare i minori e garantire le pari opportunità genitoriali, senza la conveniente (elettorale) politica di genere che spesso porta a nascondere la verità. Sui minori non si usano strategie di convenienza personale ma solo il rispetto del diritto.

Il “pietismo” di chi è preposto alla tutela dei minori con provvedimenti secundum legem è più deleterio del silenzio delle istituzioni politiche. Via i protocolli di circostanza e di convenienza fatti esclusivamente per mascherare le verità strategiche e ingannare i genitori impotenti, i minori indifesi, da servizi sociali (in Vda palesemente schierati con le madri, sempre), dai tribunali (che invece del diritto fanno sfoggio di psicologia senza possederne, però, le specifiche competenze scientifiche).

E’ grave che nelle sentenze vengano richiamati accordi di protocolli. Il più ignorante dei cittadini sa che i protocolli non hanno alcun valore di legge. E non lo acquistano con il richiamo nella sentenza o ordinanza. La Legge è al di sopra di tutti e solo questa rafforza il convincimento della decisione. Il pensiero personale può avere significato giuridico, ma se agganciato ad una norma specifica o tratta dalla giurisprudenza, espressamente richiamata e indicata.

I politici si rifiutano di riempire il vuoto tra la giustizia e i servizi, lasciati agganciati al sistema giudiziario. Manca equilibrio e contrappeso. La Libertà dei servizi permette di pascolare liberamente nel vasto mondo del bisogno della famiglia, in cui scorre un fiume di danaro pubblico erogato e assegnato con metodi di opportuna fantasia politica. I maggior politici della Vda non vogliono il regolamento dei Servizi sociali, e anche l’ultimo dei valdostani lo ha capito.

Ci preoccupano le allarmati notizie delle ultime ore che, pur nel rispetto delle indagini, ci hanno turbato. Per questo chiediamo che il vuoto a tutti i livelli venga colmato con la responsabilità e il controllo di chi opera e la partecipazione del cittadino. La partecipazione civica è il collante per rafforzare la pacifica convivenza e la garanzia della legalità democratica. Le infiltrazioni sono possibili quando manca il cittadino o peggio ancora quando questi viene tenuto lontano. Qui il male trova il varco.

C’è bisogno di un cambio culturale di apertura, a garanzia delle istituzioni, dei disagi sociali della famiglia, per il futuro di una generazione che si è fatta avanti gridando il diritto alla speranza di vivere senza persecuzioni, invasioni di campo e differenze, in un ambiente che si muove secondo il ritmo naturale delle stagioni, pulito e sereno, senza più la paura di dover vivere senza la presenza del padre o della madre, ma con la certezza che le panchine abbiano un solo colore, per tutti.

I suicidi accadono per colpa della società e di chi ne dirige le sorti. E la scienza giuridica e sociale è responsabile quando divide, isola e perseguita. I suicidi non sono tutti uguali e comunque una attenta politica di prevenzione può evitarli, specialmente quelli derivanti da fatti della separazione. Qui è la soluzione e il fallimento istituzionale. Spendere soldi dopo l’evento è sbagliato. Bisogna prevenire e intervenire con professionalità all’altezza del compito.

Certi drammatici disagi dovuti dall’esclusione dalla vita dei propri figli non si curano con le sole parole e/o con i farmaci.

Più giustizia, equità e rispetto della pari opportunità genitoriali, senza timori di perseguire il genitore che non rispetta le disposizioni del tribunale e che estromette i figli dalla vita del genitore non collocatario (Pas), possono ridurre drasticamente i suicidi dei genitori separati, piaga tipica della Valle d’Aosta e di cui è vietato parlarne, secondo indicazioni di certe istituzioni che certa stampa locale supinamente accetta.

Fin da ora chiediamo pubblicamente un confronto, aperto ai cittadini, tra la nostra associazione e l’assessorato alla Sanità, Salute e Politiche sociali da tenersi quanto prima, possibilmente prima delle imminenti elezioni regionali anticipate, se ci saranno. Anche questo vuol dire: predisporre i relativi interventi di prevenzione attuabili.

* presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori
 

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