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Programmi elettorali e mala giustizia


Ubaldo Valentini*

I programmi delle forze politiche, in vista della prossima consultazione elettorale, non possono ignorare il funzionamento delle istituzioni che operano, talvolta, senza il minimo rispetto degli inalienabili diritti del cittadino, che, così, viene esposto, indifeso, a sofisticati abusi istituzionali.

Il sociale non è solo la miseria economica delle famiglie, i costi delle bollette e tutto ciò che svanisce gli stipendi e le pensioni, come si vorrebbe far credere. C’è un malessere sociale che va ben oltre queste indiscutibili emergenze, alimentato dal mal funzionamento di importanti istituzioni, la cui discrezionalità è divenuta sinonimo di discriminazione. Abusi che tutti conoscono, ma che vive solo chi vede sconvolta la propria vita personale e familiare per responsabilità individuale di chi gestisce le istituzioni, che dovrebbero tutelare tutti i cittadini, senza distinzione di sesso e condizione sociale.

La politica continua a sottovalutare l’estrema urgenza di porre rimedio ad una situazione dove predominano incertezza ed illegalità, a causa, purtroppo, anche per pigrizia ed incompetenza di chi occupa ruoli istituzionali. Il controllo deve essere reso obbligatorio per legge e le leggi le fa il Parlamento, ma non possono essere surrogate con “fantasiosi” ed opportunistici protocolli. Ma i politici tacciono, sempre, perché non vogliono disturbare i magistrati, che potrebbero disporre accertamenti sul loro operato ed i servizi sociali, loro insostituibili collettori di voti. Il cittadino deve solo votare, ma per cosa? L’assenteismo è conseguenza della sfiducia nei politici, che, in fin dei conti, guardano prevalentemente ai propri interessi, ma non tutelano concretamente il cittadino comune.

La legge non è uguale per tutti per la codardia o vigliaccheria di chi (e sono tanti), avendone potere, dovrebbe porre fine alle pratiche tribali di alcune istituzioni, dove la discriminazione, di fatto, spesso, diventa abituale prassi, su spinta anche di interessi di genere. Le parole non contano, occorrono i fatti e non i voti. L’informazione è drogata e non ha il coraggio di denunciare il mal funzionamento della Giustizia, dei servizi sociali, il mancato controllo della enorme evasione fiscale, esistente nel variegato ed inquieto mondo del business legale e socio-psicologo, creatosi attorno alle separazioni e all’affido dei minori.

La stampa, quella che conta, non si addentra su questi intollerabili abusi per motivazioni ben comprensibili e non fa una informazione libera, aiutando il cittadino “oppresso e indifeso” a far valere i propri diritti.

Anche se le elezioni sono nazionali, la politica locale non può interessarsi solo delle tematiche portate avanti dalle segreterie delle formazioni politiche centrali, senza rendicontare il loro operato nel territorio e senza vincolare la loro attività futura al bene dei cittadini locali. Il resto è solo, ancora una volta purtroppo, libera vendita di fumo per ingannare i cittadini meno difesi.

I separati vogliono impegni precisi, sottoscritti dai candidati elettorali, anche a livello locale, sulla completa ristrutturazione dei servizi sociali, con specifica e vincolante regolamentazione della loro attività (nazionale e locale); sulla tutela, anche economica, dei genitori separati, con l’attuazione di politiche trasparenti e, soprattutto, eque, sulla gestione dei finanziamenti pubblici e di quelli di istituzioni private con funzioni pubbliche; sull’abolizione di protocolli tra tribunali e avvocati a completo discapito del genitore non collocatario per continuare, a consentire ai magistrati, di non leggere attentamente i fascicoli in loro possesso, disponendo gli indispensabili e doverosi accertamenti a tutela dei diritti dei minori e di ambedue i loro genitori; destinare ad altra sede (o meglio ad altro incarico) tutti coloro che, con il loro operato, discreditano la Giustizia e danneggiano l’indifeso cittadino; funzionamento serio della Corte dei Conti locale, dell’Agenzia delle Entrate, con accertamenti approfonditi sul lavoro non dichiarato e sull’evasione fiscale e sulla percezione di contributi non dovuti.

Il male dei mali resta l’amministrazione della giustizia da parte di troppi magistrati, con il tacito assenso di alcuni (quasi tutti, nei fatti) politici, che rifiutano di uscire allo scoperto con proposte concrete, sottoscritte per combattere una insostenibile “compiacenza”.

Assistiamo ad alcuni collegi delle Corti d’appello italiane che rigettano quasi sempre i ricorsi presentati dal padre per il mancato rispetto della procedura civile, per provvedimenti palesemente di parte, come risulta dagli atti; per il non rispetto delle disposizioni del giudice in merito alle spese straordinarie; per l’applicazione di protocolli fatti dai soli giudici ed avvocati che non hanno alcun valore giuridico; per non aver concesso, in 1°grado, il diritto di replica al padre del tutto ignaro del procedimento in atto (talvolta arrivato alla quarta udienza) poiché mai notificatogli; per l’opposizione del padre alla nomina di amministratori di sostegno esterni - e a pagamento facenti parte del solito entourage del tribunale (già pronto fuori dalla porta per il giuramento)- e per tante altre valide ragioni. - per i propri figli senza permettergli di poter far valere le proprie ragioni facente parte del solito entourage del tribunale (già pronto fuori dalla porta per il giuramento), e per tante altre valide ragioni.

La Corte d’appello non solo rigetta il ricorso perché, a suo dire, è inammissibile ma condanna colui che chiedeva il rispetto della legge al pagamento del doppio contributo unificato (circa €. 300) e alle spese legali della difesa di controparte e ad altri balzelli su cui di deve indagare.

I politici, che ben conoscono la drammatica situazione dei separati e la malagiustizia praticata da troppi magistrati, non possono continuare a ignorare la loro insostenibile situazione, spesso foriera di suicidi e tragedie.

I separati devono pretendere tutto ciò con voto responsabile e non accondiscendente alle “solite” promesse dei singoli candidati, mandando a casa i politici “ballerini” e truffaldini.

*presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps) – 347.6504095

 

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