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Famiglie arcobaleno e famiglie separate:

come non si tutelano gli indifesi minori


In questi tempi predomina la rabbia delle coppie omogenitoriali (sostenute dalle variopinte associazioni di genere, spalleggiate da una sinistra in affannosa ricerca della propria identità e del perduto consenso sociale), che continuano a rivendicare (pretendere) il riconoscimento paritetico della loro genitorialità con quella delle famiglie bisessuali. Alla base del dibattito, portato avanti più con slogan che con fondate argomentazioni scientifiche ed etiche, c’è la convinzione (o presunta tale) che i bambini crescono bene con genitori dello stesso sesso, quasi sempre diversi dai genitori biologici.

C’è da chiedersi se siamo in presenza di teorie scientifiche oppure di fantasiosi espedienti per giustificare la pretesa adozione di bambini da parte della coppia omosessuale. Non esiste un diritto del genitore omosessuale ad avere un bambino, ad ogni costo, nel proprio nucleo familiare, ma esistono solo i diritti dei bambini alla bigenitorialità, che vanno sempre rispettati, da tutti gli adulti.

Siamo in presenza di un mondo che si riempie la bocca di eticità, responsabilità, attenzione ai minori per coprire uno spaventoso pressapochismo culturale, che mette al centro di tutto i bambini, non come soggetti con le proprie esigenze e i propri diritti esistenziali (compreso quello della bigenitorialità), ma come oggetti per soddisfare un egocentrismo degli adulti, nel tentativo di legalizzare ciò che la psicologia e la pedagogia non autorizzano. Anzi, le loro pericolose pretese vengono “vendute” all’opinione pubblica come gesti di umanità e di salvezza dei bambini abbandonati o sottratti ai genitori biologici con metodi inaccettabili.

I bambini, ancora una volta, sono al centro del dibattito pubblico, ma nessuno si preoccupa di tutelarli veramente. I minori sono un mezzo, ma non un fine, e nessuno si mette nei panni di queste giovani persone, piccolissime, ma pur sempre persone con tutti i diritti che la natura e l’invocata umanità riconosce loro. Le perplessità non sono sulla libertà sessuale dei cittadini, sacrosanta per tutti, ma sull’affido dei figli a coppie omosessuali, poiché i figli hanno il diritto alla bigenitorialità, cioè al padre e alla madre, ma non ai surrogati di una legge naturale. L’utero, inoltre, non si affitta e non si commercializza per nessuna presunta ragione.

Il diffuso vuoto culturale sulla tutela e sul rispetto dei minori, però, non riguarda solo le famiglie arcobaleno, ma tutta la società, soffocata da una informazione e formazione basata sulle emozioni, ma non sull’analisi approfondita di ciò di cui tutti si sentono autorizzati a sentenziare.

Esistono migliaia e migliaia di bambini privati di un genitore per scellerate disposizioni di quei giudici che, di fatto, considerano i minori un oggetto da “assegnare”, quasi sempre alla madre, e che, anche quando disattende alle disposizioni del tribunale e non fa vedere i figli all’altro genitore, le sue colpe penali sono da considerare “colpe lievi”, non meritevoli di punizione. Quando il genitore obbligato al mantenimento dei figli non riesce a pagare con regolarità per oggettive difficoltà economiche legate al lavoro, alcuni solerti giudici non esitano a condannarli, penalmente, anche per il solo fatto di aver ritardato o mancato il pagamento di una sola mensilità.

La bigenitorialità e la cogenitorialità, l’affido condiviso paritario, il rispetto delle disposizioni del tribunale, l’assegnazione delle spese straordinarie senza il preventivo consenso di ambedue i genitori sono partole vuote per troppi giudici, che, invece di leggere gli atti di ambedue i genitori, si soffermano quasi sempre sulle conclusioni del genitore di sesso femminile. Per questa continua e molto diffusa ingiustizia, la Giustizia si volge dall’altra parte e invoca l’autonomia del giudice, che, ripetiamolo, non risponde a nessuno dei propri atti, nemmeno quando sono palesemente discriminatori e dannosi ai minori e al genitore vittima delle istituzioni. Il Parlamento perché non interviene, come sarebbe suo dovere, per cambiare la legge sull’affido e sul diritto familiare, rendendola meno discrezionale a giudici poco garanti del principio secondo cui la Legge è uguale per tutti, prevedendo la responsabilità civile, disciplinare e penale dei giudici, così come esiste per qualsiasi lavoratore dipendente pubblico e privato? La conflittualità genitoriale, diffusissima, è riconducibile alla distorta applicazione della legge da parte di chi dovrebbe tutelare il superiore interesse dei minori e garantire le pari opportunità genitoriali della madre e del padre.

Le forze politiche, nessuna esclusa, si infiammano sulle richieste delle famiglie arcobaleno, ma, di fatto, da decenni, si disinteressano del mancato rispetto dei diritti dei minori e del genitore estromesso dalla loro vita. Quando lo fanno – comunque, sempre in modo parziale e contraddittorio – producono loro ulteriori danni, come la riforma Cartabia, frettolosamente anticipata al 1 marzo dall’attuale maggioranza, incurante che il diritto familiare e minorile resterà inapplicato se non si cambiano tantissimi giudici, puntigliosi e presuntuosi. E’ doveroso sottolineare che il Parlamento è “affollato” di parlamentari avvocati, magistrati, psicologi ed assistenti sociali che, indubbiamente, potrebbero essere stati tentati a salvaguardare le loro vecchie redditizie professioni.

Se le famiglie arcobaleno sono così preoccupate di “salvare” tanti bambini dall’abbandono, perché non considerano i disagi e gli abbandoni “imposti” a centinaia e centinaia di migliaia di bambini? Perché la sinistra e le lobby che la circondano non hanno mai detto nulla su questi maltrattati e abusati minori con genitori non più conviventi?

Giù le mani dai bambini e rispettiamoli come soggetti con inalienabili diritti, che le circostanze socio-culturali e le convenienze politiche ed economiche non possono ignorare nè tantomeno sopraffare.

Per intervenire nel dibattito: tel. 347.6504095,  Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 

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