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Aosta 7 aprile


Dimenticato l’anniversario del drammatico gesto

di Antonio Sonatore, padre separato “abusato”


Il 7 aprile 1996, davanti al Palazzo di Giustizia di Aosta, Antonio Sonatore, docente e psicologo, si dava fuoco per protestare, come portava scritto in un cartello di protesta, contro “l'ingiustizia di una giustizia che costringeva un padre a vivere separato dalla figlia”. Due giorni dopo moriva.

Il gesto ebbe vasta eco nella stampa nazionale e, il 7 aprile, giorno del gesto estremo, è ricordato, in tutto il mondo (di recente, anche in America), come il giorno della memoria dei genitori estromessi dalla vita dei propri figli, tranne che ad Aosta, come se, quel giorno, fosse il giorno della vergogna, giorno da dimenticare. Certamente è il giorno della vergogna, ma per coloro che al padre hanno negato il diritto genitoriale di frequentare la figlia. Un figlio è l’essenza della vita dell’uomo. Il dolore e la vergogna affliggono il cuore e l’animo del giusto, ma, purtroppo, non quello del cattivo.

La Valle d’Aosta è la regione italiana dove avvengono numerosi suicidi di padri separati, a cui è negato il diritto di svolgere l’inalienabile ruolo genitoriale, ridotti alla povertà dalle decisioni dei magistrati, e di quelle madri che sperimentano sulla propria pelle l’abbandono delle istituzioni. Suicidi di cui, alcuni amministratori, pretendono che non se ne parli, anche per le loro dirette responsabilità, come se parlarne ne sia un disonore, a partire dal 1996, quando il maestro Antonio Sonatore si è dato fuoco per gli abusi subiti, non solo istituzionali, ma anche familiari.

Il 7 aprile è un giorno importante per tutti i genitori non più conviventi, poiché un padre, per la prima volta e in difesa della figlia minorenne, con un gesto estremo, ha denunciato l’ingiustizia della Giustizia; ha chiesto più giustizia, equità e rispetto delle pari opportunità genitoriali; ha ribadito alle istituzioni il dovere di perseguire, senza timori e discriminazioni, il genitore che non rispetta le disposizioni del tribunale e che estromette i figli dalla vita del genitore non collocatario (Pas).

Le parole, vuote, per salvare la faccia delle istituzioni, che dovrebbero – senza se e senza ma – tutelare i minori e garantire le pari opportunità genitoriali, senza la conveniente (elettorale) politica di genere, che troppo spesso nasconde la verità, non servono a nulla ed a nessuno. Sui minori non si usano strategie di convenienza personale (convenzioni, protocolli vari), ma si pretende solo il rispetto del diritto - per non ingannare i genitori impotenti e i loro figli indifesi - da parte dei politici, dei servizi sociali, dai tribunali (che, invece del diritto, fanno sfoggio di psicologia, senza possederne, però, le specifiche competenze scientifiche).

Tale diritto va preteso non solo da parte dei genitori separati dai figli, ma anche dalla società intera, se vuole tutelare il proprio futuro, che sarà gestito dai minori di oggi.

Ubaldo Valentini, presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)

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