Stampa
Venerdì 27 Luglio 2012 17:49

Troppo spesso la “ovvietà” vuole prendere il posto della competenza scientifica e professionale. In molti si sentono autorizzati a formulare “loro” teorie - anche se talvolta ovvie ma poco scientifiche e soprattutto poco praticabili e pertanto non utili ai  minori e al genitore costretto ad essere meno presente nella vita dei propri figli – da imporre a tutti come il toccasana per risolvere i disagi provocati da una separazione conflittuale.

In tanti si improvvisano maestri

 

Con sempre maggior frequenza si sentono o si vedono scritti pareri tecnici o “scientifici” sull’affido dei figli e sulle separazioni espressi da persone che svolgono professioni in campi ben diversi da quelli della psicologia dell’età evolutiva, della psichiatria infantile, della pedagogia e della sociologia. Costoro propongono soluzioni che poi i fatti sistematicamente rendono impraticabili e talvolta si rivelano pure dannose.

Sfogliando le pagine della stampa e dei numerosi libri dedicati all’argomento, visitando i siti web si ha l’impressione che troppi “esperti” in realtà dovrebbero fare solo la professione per cui sono titolati o pagati in quanto certe discipline non possono essere improvvisate se non se ne conoscono la struttura scientifica e i loro principi di indagine, in particolare quelle inerenti la sfera psicologica ed educativa dei minori.

Molte persone ci contattano dicendo che il/la pediatra ha consigliato loro come comportarsi nell’educare i figli, indicando loro come farli relazionare con l’altro genitore, arrivando anche a dare consigli legali. Molti lo fanno per soddisfare una richiesta del genitore del minore e tanti genitori confondo il ruolo del pediatra con quello di altre specifiche figure professionali competenti per l’educazione e la crescita psico-culturale e sociale dei minori. Da questi professionisti si deve pretendere che svolgano con scrupolo la professione sanitaria per la quale sono retribuiti  e che si aggiornino su come curare i bambini e prevenire le malattie infantili, ma  non ci si deve aspettare o accettare valutazioni exra-professionali sui nostri figli.

Qualche pediatra - uomo o donna non fa differenza – arriva ad esprime valutazioni scritte sulle problematiche del minore a lui affidato dall’Asl per l’assistenza pediatra, formulando teorie e proposte che non sono di sua pertinenza. Visto che tali relazioni vengono allegate alle controversie in tribunale, potrebbe sorgere il dubbio che questi interventi rispondano non tanto ad una emergenza riscontrata nel minore ma piuttosto  ad una richiesta del  collocatario per “colpire” l’altro genitore.

Le valutazioni di natura educativa-formativa e psicologica – di per sé complesse - non possono essere fatte dal pediatra che svolge la mansione di pediatra e non di pedagogista, di psicologo e/o psichiatra e nemmeno da giornalisti, dai membri delle cooperative sociali, dei servizi sociali non specializzati nel settore minorile e nelle problematiche delle separazioni ed infine da quei legali che preferiscono fare mediazione familiare retribuita. Le convinzioni soggettive che non trovano riscontro nella letteratura del settore, poi, potrebbero influenzare anche certe sentenze, come quelle che vietano al padre di tenere a dormire i figli perché necessitano della madre che rimbocchi loro le coperte. E sì, perché accade anche questo. I giornalisti, poi, devono informare – senza preconcetti e senza preferenze o interessi – e non possono trasformarsi in esperti che propongono soluzioni - anche impegnative –  nelle separazioni.

Assistiamo impotenti – e in parte ci piace esserlo, perché altrimenti ognuno di noi combatterebbe certe “caste” – all’invasione di “competenze” e al proliferare di master, corsi di aggiornamenti monotematici o quant’altro di tanto in tanto si inventa per supplire o mascherare una mancata preparazione universitaria e una esperienza specifica acquisita con l’esercizio della professione utile per la crescita e formazione dei minori.

Abbiamo visto, in questi quindici anni di attività di volontariato, perfino qualche dottore omeopata, vicino alla madre collocataria, “certificare” la perdita di verginità da parte di una bambina, anche di pochi anni, oggetto, a dire della madre e del suo legale, di morbose attenzioni del padre.  In un successivo certificato, il/la “luminare” attesta che la verginità era nuovamente tornata. Il tempo, poi, ha dimostrato che era tutta una “bufala” costata allo sventurato padre anni di distacco dai figli – non più recuperati – e la vendita della casa per pagare legali e periti. Un buon omeopata esercita la propria professione e non si perde in pericolose valutazioni di pertinenza di altri medici e/o professionisti.

La lista dei falsi maestri è lunga e noiosa ed evidenzia come si voglia vendere fumo, incuranti della tutela dei minori, o coprire certe superficialità. Una seria verifica delle competenze di chi esercita certe professioni non sarebbe fuori luogo, siano essi, a vario titolo, esponenti delle istituzioni o professionisti e tecnici chiamati dai giudici ad esprimere un qualificato parere su situazioni difficili. Sarebbe auspicabile che la onnipresenza ed onnipotenza di certe persone o personaggi - che si intromettono senza titolo scientifico nella delicata questione minorile - venga immediatamente  smascherata e combattuta perché mistificatrice dell’affido condiviso e finalizzata esclusivamente al rendiconto economico e al rispetto (o potere) che suscitano  i vari “maestri” di turno. Questi “maestri” non aiutano le separazioni e nemmeno i loro figli.

Resta incomprensibile come taluni di questi “maestri” possano anche ricoprire incarichi (forse ben retribuiti)  all’interno delle commissioni o sottocommissioni parlamentari istituite per rivedere gli articoli di legge che regolano l’affido condiviso alla luce del permanere delle problematiche minorili, dopo il 2006,  e per una più aggiornata riformulazione di alcuni articoli del diritto di famiglia.

Chi osa chiedere competenza scientifica e professionale da parte degli operatori delle pubbliche istituzioni e delle forze socio-politiche forse può apparire come uno che non ha capito come va la società del consumismo e del business economico. Una cosa è certa infatti: la professionalità e la competenza scientifica non sempre sono apprezzate e, talvolta, vengono “derise” proprio da chi con i libri, con lo studio, con la scienza e con la cultura non ha una particolare familiarità.

 

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information