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Martedì 16 Ottobre 2012 16:45

Condanniamo i metodi inumani usati

ma rispettiamo una sentenza sofferta

di Ubaldo Valentini

 

 

Un figlio che rifiuta un genitore è un fatto anomalo e inaccettabile per la società poiché un simile comportamento trova origine solo in due possibili atteggiamenti genitoriali: la presenza di un genitore violento, pericoloso per il minore, un “mostro, oppure un genitore che manipola senza scrupolo la carne della sua carne per indurlo ad incarnare il suo desiderio di vendetta contro l’altro genitore per motivi spesso non noti al minore e talvolta nemmeno al genitore che provoca l’alienazione parentale nel figlio.

 

Ambedue gli atteggiamenti sono da condannare energicamente, senza scusante alcuna, e alle istituzioni resta la via obbligata di tutela e di valorizzazione del genitore che non costituisce un rischio per la crescita psico-affettiva e culturale del figlio o la collocazione temporanea dello stesso presso strutture terze.

 

Inaccettabile è il metodo usato per sottrarre il minore alla famiglia (e parentela) che – stando alle notizie di stampa – era stata causa della sua alienazione e della sua subdola schiavitù psico-affettiva al genitore con cui stava; genitore che non accettava nessun dialogo con le istituzioni e con il padre. Il prelevamento coatto del minore è previsto dalla legge e quindi i politici, invece di stracciarsi le vesti, farebbero meglio ad annullare  questi provvedimenti legislativi perché i minori si allontanano dal genitore “pericoloso” con altre modalità e senza la forza fisica. Si allungherebbero i tempi, è vero, ma forse si permetterebbe ad ambedue i genitori di “crescere come genitori”, assieme ai loro figli, e li aiuterebbe a rivedere le loro assurde pretese di considerare la progenie come strumenti per le rivalse coniugali e non come soggetti da amare. Le forze dell’ordine, poi, forse dovrebbero, in questi casi, fare a meno della cultura della divisa e della caserma, consapevoli che i minori sono persone e cittadini al cui servizio stanno anche gli ispettori di polizia! Questo ed altri episodi, però, non faccino saltare in mente ai vertici l’idea della creazione dell’ennesimo reparto speciale di polizia: cioè strutture costose e talvolta anche inefficienti. E’ sufficiente solo il buon senso e l’attenzione al rispetto della sensibilità dei minori.

E’ compito dei tribunali intervenire in situazioni critiche a  tutela dei minori e la PAS (sindrome di alienazione parentale, cioè quando un figlio rifiuta l’altro genitore perché manipolato da quello collocatario o affidatario), una volta accertata, non può essere sottovalutata perché distrugge la dimensione relazionale tra minore e genitori con una inevitabile ricaduta sulla formazione della sua personalità e sul suo essere cittadino di domani.

Questa sindrome esiste ed è assai diffusa in Italia, anche se ancora non esiste il riconoscimento della scienza (ma quale scienza poi? e a servizio di chi?) e l’individuazione, quando fatta da persone competenti, è certa. Il tutore dei minori, una volta accertata la sua esistenza, non può restare con le mani in mano, soprattutto quando non c’è la collaborazione dell’altro genitore. Il percorso di graduale allontanamento del minore da questa criticità può avvenire con modalità specifiche al singolo caso.

Comunque, in questi casi, non è il minore “alienato” a decidere.

Il video girato - e forse appositamente programmato - ha suscitato il dovuto sdegno verso il comportamento degli agenti, ha alimentato tanta compassione, emozione e pietismo. Tutto vero e giusto, ma attenzione a non condannare l’applicazione dei rimedi alla PAS riscontrata in un minore, così come vanno chiedendo tante madri – anche con manifestazioni semideserte davanti ai Palazzi romani, con la benedizione di esponenti politici ed organismi nazionali – che scambiano per amore materno la soppressione della personalità del minore indotto a rifiutare l’altro genitore e, talvolta, anche ad odiarlo. La bigenitorialità è un programma educativo ed esistenziale e non puro atto procreativo, oggi non più necessario.

Per valutare queste dolorose vicende non occorrono sentimentalismi ma lucida responsabilità nella tutela dei minori, arrivando, a mio parere, ad arrestare il genitore che procura questa sindrome ai propri figli.

La PAS è una malattia? Sicuramente non è una teoria educativa.

In questa vicenda condanniamo l’inesistente sensibilità di alcuni operatori delle forze dell’ordine ma si abbia la capacità di comprendere il coraggio dei giudici – supportati forse dai servizi sociali – che dinnanzi alle valutazioni di psicologi e psichiatri hanno avuto la forza di emettere una sofferta sentenza per porre fine ad “abusi psichici” su un figlio che duravano da anni e di ammettere, nei fatti, la reale possibilità di combattere l’operato della madre malevole.

 

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