Stampa
Giovedì 31 Gennaio 2013 10:18

CONDANNATA LA GIUSTIZIA MINORILE ITALIANA

e L’INEFFICIENZA DEI SERVIZI SOCIALI

di Ubaldo Valentini*

 

Allegata sentenza

La tutela dei minori con genitori separati non sempre esiste nei tribunali italiani (sia ordinari che minorili) e non tutti i giudici che – a rotazione – si susseguono nell’affido dei minori si pongono il problema della vera tutela dei futuri cittadini.

 

La giustizia minorile

Assistiamo a sentenze scandalose dove si tocca con mano la discriminazione tra i due genitori: il padre è sempre meno attendibile della madre. L’inesistenza delle pari-opportunità genitoriali nei tribunali e nei servizi sociali mette in moto una serie di meccanismi psicologici nel genitore emarginato e nella società che hanno inevitabilmente una ricaduta sui minori stessi. Le vere vittime di questa consolidata prassi sono i figli ancor prima dei genitori espropriati del loro diritto-dovere alla genitorialità.

Non occorrono nuove leggi, occorre solo che l’uguaglianza dei genitori sia sancita nelle ordinanze presidenziali che emettono provvedimenti “provvisori ed urgenti” e nelle sentenze e che le disposizioni del tribunale, quando disattese da uno dei genitori, vengano fatte rispettare dal giudice.

La costituzione nei singoli tribunali delle “Sezioni della Famiglia” - presiedute da persone competenti e sensibili alle problematiche minorili e genitoriali – è quanto mai urgente assieme alla contemporanea e immediata chiusura dei tribunali minorili.

Una pletora di giudici onorari e di esperti affiancano i giudici togati nel Tribunale minorile e nelle sezioni minorili delle Corti d’appello e spesso contribuiscono ad accentuare la disfunzione della giustizia minorile a causa della loro discutibile competenza. Esistono, infatti, eterni elenchi di “esperti” intoccabili che molto spesso non hanno mai esercitato la professione e quindi non sempre conoscono sia l’evoluzione del diritto di famiglia sia la psicologia dell’età evolutiva e la psichiatria infantile. L’operato di questo personale deve essere sottoposto a verifica e, se mancanti anche una sola volta, devono essere mandati a casa perché non idonei e dannosi per i minori. Sui minori non ci si può permettere il lusso di soprassedere su certe mancanze.

Gli elenchi dei consulenti sono chiusi, come pure quelli dei CTU e diventa difficile avere sempre esperti che siano tali sulla delicata materia degli affidi. Infatti costoro non sempre sono  preparati a trattare la delicata questione della bi-genitorialità e la tutela dei minori, uscendo dallo stereotipo catto-borghese che la madre è sempre la madre e che i figli hanno bisogno solo della genitrice. Cito un esempio: in un tribunale del Nord – ma non è l’unico – il giudice non permette ai figli di 5/7 anni di restare a dormire presso il padre nel fine settimana che sono con lui perché “hanno bisogno della madre che rimbocchi loro le coperte e dia loro il bacino della buona notte”. Tesi sostenuta anche dalle relazioni di alcune psicologhe ed assistenti sociali.

Con questi personaggi dove si vuole e si potrà andare?

La legge 54/2006, sul condiviso, è restata in questi anni quasi sempre inattuata poiché scrivere sugli atti “affido condiviso” non vuole dire garantire la parità genitoriale, anzi spesso vuole mascherare una prassi che lascia i figli sempre alla madre, la quale dispone di loro a suo piacimento, non osservando le disposizioni del tribunale, e i tribunali nulla fanno per farle rispettare. Se un padre discriminato presenta un ricorso, spesso il giudice, invece di esaminare attentamente le sue contestazioni, riconferma alla lettera i precedenti provvedimenti.

Alcune sentenze, poi, sono completamente sballate perché si ha l’impressione che siano stati scambiati i fascicoli o che non siano stati nemmeno letti.

Chiedere l’affido condiviso alternato, quando ne esistono i presupposti, è ritenuto una eresia! Eppure i genitori sono due e una equa ripartizione dei tempi di presenza dei figli con i due genitori – costretti ad abitare su zone omogenee – vuol dire dare stabilità e serenità principalmente ai figli.

E’ assai diffusa la moda di alcuni presidenti dei tribunali che nell’udienza presidenziale delle separazioni giudiziali non prendono provvedimenti urgenti e provvisori – come dovuto – e rinviano il tutto  ad una prossima udienza, invitando “caldamente” i coniugi a trovare un accordo a tutti i costi. In mancanza di tale accordo, si fa intendere, i provvedimenti che verranno emessi potrebbero essere drastici. Ma tutto ciò più che un consiglio potrebbe apparire come una velata pressione per spaventare i coniugi e costringerli ad una consensuale che, però, dopo alcuni mesi – come tutti sanno - sarà nuovamente messa in discussione in Tribunale perché non tutela i figli o il padre non collocatario. Quando si va dinnanzi al giudice senza un accordo vuol dire che i tempi per una consensuale ancora non sono maturi. Pretenderla a tutti i costi è una violazione dei diritti della persona spesso più debole psicologicamente ed economicamente.

I tribunali chiedono ai servizi sociali territoriali di sentire i genitori, di suggerire i provvedimenti da prendere, di andare in mediazione familiare e di essere seguiti dalle strutture psico-assistenziali pubbliche, compresa l’assistenza domiciliare educativa (ade) e la psicoterapia.

 

I servizi sociali

Talvolta sono la concausa, se non la causa primaria, della mancata tutela dei minori.

A loro dire, tutto ciò che loro fanno, lo fanno per il bene dei minori, comprese quelle relazioni – tanto vincolanti per il giudice – con le quali si dipinge a tinte grigie il genitore non affidatario o non collocatario, quasi sempre il padre. Omettono di riferire al giudice, invece, tante informazioni avute dai minori e dai genitori che non sono a favore della madre o che sottolineano il disagio provato dai figli a restare “prevalentemente” con un genitore affidatario/collocatario che dedica loro poco tempo, essendo troppo assorto nelle proprie problematiche esistenziali ed affettive.

Nel collocare un  minore non si può non tener conto delle esigenze e delle preferenze del diretto interessato, come pure non può essere tollerata la prassi di far girare in casa e in presenza  dei figli i partner di turno del genitore.

La casa familiare deve dare stabilità e serenità al minore. Il genitore non può disconoscere le paure e le esigenze del figlio in nome del suo diritto alla libertà personale. E alla libertà del minore chi deve provvedere?

Strasburgo parla di “misure automatiche e stereotipate'' prese dai tribunali italiani che, in definitiva, demandano "la gestione degli incontri tra padre e figli ai servizi sociali.

Proprio questa gestione dei rapporti genitori e figli delegata ai servizi sociali è la causa di tante ingiustizie e di tante tensioni fra i genitori separati. I servizi sociali non possono assolvere a questo scopo per mancanza di personale, per remore ideologiche e per troppa presunzione nel loro operato. Ogni singolo caso dovrebbe essere trattato a sé e in modo approfondito, senza alcuna riservatezza mentale e con la dovuta competenza. Tutto ciò non avviene perché spesso un genitore viene incontrato molte volte e all’altro si riservano solo irrisori scampoli di tempo. Le relazioni parlano anche del genitore di cui poco conoscono attingendo a quello che riferisce la controparte o “fidate persone”. Si dimentica che, quando una coppia è in conflitto, la controparte si preoccuperà di evidenziare solo gli aspetti negativi dell’ex-partner, talvolta esasperandoli pure.

Gli assistenti sociali - che tanto sembrano tenere più al titolo di dottore (con solo tre anni di università) – esprimono valutazioni sui genitori e sul minore che sono di stretta competenza dello psichiatra infantile, dello psicologo dell’età evolutiva e dello piscoterapeuta. Anzi sono tanto orgogliosi delle loro valutazioni che, anche dinnanzi a evidenti contraddizioni, difficilmente le cambiano  nel tempo. Forse per non smentirsi.

E’ vero che i servizi sociali sono inefficaci – e direi sovente anche impreparati – per mancanza di personale, ma nonostante ciò attivano, col beneplacito dei tribunali, numerose iniziative e servizi che vanno dalla mediazione familiare, al servizio domiciliare educativo (che dovrebbe insegnare ai genitori a fare il genitore), alle case protette per madri maltrattate (spesso solo sulla carta), ai vari servizi che le variopinte cooperative sociale vanno propinando ai separati. Talvolta, il servizio sociale, dinnanzi alla non disponibilità del genitore ad attivare certi servizi - da lui proposto-imposto - perché inutili e persino dannosi, rimarcano al genitore che lo faranno presente al tribunale oppure usano l’espressione “peggio per lei”!

Tutto ciò non è una velata minaccia? Alcuni servizi pretendono che un consiglio del tribunale (mediazione familiare, psicoterapia, ecc..) venga accolto come un obbligo. C’è da ricordare che nessuno può imporre a nessuno la psicoterapia, l’Ade o la mediazione familiare!

La psicoterapia è una scelta del singolo, il quale può avvalersi, nel caso che ne avvertisse la necessità, di qualsivoglia professionista e non necessariamente delle strutture pubbliche.

La mediazione familiare resta una scelta della coppia che cerca un aiuto nell’affrontare le difficoltà per la gestione dei figli e non può essere imposta per contenere la conflittualità. Spesso la mediazione familiare contribuisce ad accentuare la conflittualità (o farla emergere anche nei casi in cui era ancora contenuta) a causa dello scontro aspro che ha luogo dinnanzi ai mediatori. I mediatori, poi, per arrivare a risultati positivi devono essere psicologi, conoscitori delle problematiche familiari ed avere esperienza in questo settore. La preparazione deve essere scientifica, fatta da strutture specializzate e non si è mediatori perché si è stati fruitori di corsi che per ogni evenienza si attivano. La mediazione familiare non è l’informazione legale, talvolta anche incompleta, e nemmeno il luogo dove si insegna il bonismo e il pressapochismo, soprattutto quando certe particolari situazioni familiari non sono state vissute in prima persona.

L’assistenza domiciliare educativa dovrebbe aiutare i genitori nel relazionarsi con i figli e spesso è una forma di baby-sitter o meglio una occasione occupazionale. Se un genitore non riesce a vedere e stare con i figli per una forma di alienazione parentale messa in atto dall’altro genitore e nelle poche ore che sta con loro non può avere una persona terza (spesso giovanissima o senza figli) che gli vuole insegnare come si fa il genitore o meglio il padre o come si gioca con i figli. Questa persona sottrae il vitale tempo che il padre sta con i figli e diverrà agli occhi dei figli il simbolo della incapacità paterna. I figli hanno bisogno dell’affetto del loro genitore, dell’attenzione esclusiva che dia loro serenità e sicurezza e che può dare loro solo il padre e non fantomatiche figure/badanti.

I servizi sociali invece di creare figure che si accavallano e che svuotano le casse comunali e regionali dovrebbero formare i genitori al diritto-dovere genitoriale e predisporre percorsi genitoriali per i separati per creare una oggettiva cultura della separazione.

La conflittualità genitoriale non necessariamente prevede la compartecipazione di ambedue i genitori. Basta un solo genitore per creare conflittualità negli adulti e disagio nei minori.

Chi rivendica i propri diritti e i diritti dei figli alla bi-genitorialità esercita un suo sacrosanto diritto all’uguaglianza, al rispetto e alla libertà. E’ aberrante che tutto ciò venga “semplicisticamente” e frettolosamente etichettato come portatore di conflittualità. La madre malevola, quella che non rispetta le sentenze e i decreti del tribunale, quella che provoca nel minore la sindrome dell’alienazione parentale  sono le vere cause della conflittualità tra i genitori. Ma già, la madre malevole, la pas, la madre non rispettosa dei tribunali e punibile in base all’art. 709 ter cpc. non esistono: sono una invenzione dei padri maschilisti e di psicologi di parte!

I servizi sociali non amano la trasparenza. Il genitore che negli incontri con i servizi sociali chiede di essere assistito da un legale, da uno psicologo, da un assistente sociale libero-professionista, da una associazione o di registrarli vede la sua richiesta rifiutata, dicendo che sarà il legale poi ha contestare le loro relazioni. Così non esiste alcuna garanzia che quanto è stato detto negli incontri sia poi quello che viene riportato nelle relazioni. Talvolta le affermazioni di un genitore sono addirittura stravolte. Non si può chiedere nemmeno un verbale sottoscritto dell’incontro. Quale garanzie esistono, allora, per il genitore dinnanzi ad una struttura che, così facendo, ha un potere assoluto e insindacabile nel valutare e decidere sui suoi rapporti con i figli?

In una regione italiana il dirigente dei servizi sociali, per evitare possibili future contestazioni e denunce, ha emesso la disposizione di assoluto divieto per gli assistenti sociali ad incontrare il genitore assieme ad una persona di sua fiducia!!! Una vera e propria dittatura ideologica e non solo che danneggia inevitabilmente il genitore più debole, i figli e la stessa società. Peccato che questi signori – compresi gli apparati connessi – siano pagati con soldi pubblici e non debbano rendere conto a nessuno del loro operato.

Nemmeno esiste un controllo esterno alla struttura, poiché controllore e controllato è la stessa persona!

La sentenza di Strasburgo dovrebbe aprire un dialogo tra tutti coloro che sono – o dovrebbero essere - impegnati nella tutela dei minori, arrivando ad una rapida modifica dell’applicazione del diritto di famiglia e costringendo le strutture pubbliche ad operare con efficacia, efficienza e trasparenza.

Compito arduo, poiché dietro ai minori esistono elevati interessi politici ed economici che vanno dal mondo professionale a quello politico e a quello associazionistico. Fare chiarezza, però, sarebbe il primo passo verso una autentica tutela dei minori con genitori separati.

Ai tanti che invece esercitano la propria professione come servizio, nel rispetto dei minori e di ambedue i genitori, che considerano la trasparenza come un dovere e una risorsa va il nostro plauso e ringraziamento per aver ridato speranza ai padri più debole e serenità ai figli dei separati.

*presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori

Allegati:
FileDimensioni
Download this file (Sentenza di condanna all_Italia.pdf)Sentenza di condanna all_Italia.pdf182 Kb
 

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information