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Lunedì 25 Gennaio 2016 19:13

­­­­Al Dipartimento Pari Opportunità


La verità fa male!

 

Il Dipartimento delle Pari Opportunità, a cui compete verificare come vengono utilizzati i soldi pubblici erogati ai vari Centri antiviolenza, non sembra particolarmente propenso a fare controlli sul loro impiego. Una madre convivente abbandona la casa familiare con il figlio di due anni perché, a suo dire, non voleva più vivere in quella casa. Ai carabinieri da lei chiamati conferma di non aver subito violenze. Il giorno dopo rilascia dichiarazione spontanea in cui afferma di aver subito violenze anche fisiche, lei e il figlio, da parte del convivente e che la loro esistenza sarebbe stata a rischio. Tre settimane dopo presenta una querela dove accusa il padre di essere anche un drogato e un alcolizzato. Stesse accuse vengono riformulate anche al ricorso presso il Tribunale per i minorenni di Perugia per chiedere la decadenza della responsabilità genitoriale del compagno. Presenta ricorso al Tribunale civile di Terni per chiedere l’affido esclusivo del figlio, un assegno di mantenimento mensile per lo stesso di €.800.00 (il padre è operaio agricolo!), oltre tutte le spese straordinarie (senza alcuna autorizzazione delle stesse) a totale carico del padre, con la richiesta specifica che il padre venga estromesso da qualsiasi decisione sul figlio.

La Procura della Repubblica di Terni archivia definitivamente la querela perché i testimoni amici della signora e da lei citati nella querela hanno escluso le violenze del compagno ed hanno attestato, al contrario, l’aggressività anche in pubblico della signora nei suoi confronti e i rapporti affettuosi padre-figlio.

Il Tribunale per i minorenni rigetta l’istanza di decadenza della potestà genitoriale e il Tribunale civile di Terna rigetta l’affido esclusivo e dispone l’affido condiviso, stabilisce un mantenimento mensile per il figlio di €. 250,00, le spese al 50% ed ha disposto incontri liberi padre-figlio.

Il Sert di Orvieto sottopone ad esami clinici il compagno per alcolismo e uso di stupefacenti ed ha sconfessato l’accusa della signora.

Alla madre, pochi mesi prima che incontrasse il padre di suo figlio, rimanendo subito incinta, non aveva avuto il rilascio del permesso di soggiorno dalla Questura di Frosinone a causa della sua pericolosità sociale in quanto era stata deferita all’A.G per molestia o disturbo alle persone (luglio 2011); per stupefacenti (settembre 2010); veniva denunciata per lesioni personali e violazione del domicilio (novembre 2009); nel novembre dello stesso anno veniva convocata al Commissariato di Fiuggi come persona indagata del reato di furto in abitazione”.

La Procura di Terni scagiona il padre a metà settembre e la stessa continua ad essere ospitata nel Centro antiviolenza Liberetutte di Terni pur non avendo più titolo. In quattordici mesi la collettività ha pagato alcunde decine di migliaia di euro al Centro che indebitamente l’ha ospitata e che ha l’interesse a tenerla. Non solo, la signora da Agosto percepisce l’assegno di mantenimento per il figlio e dichiara di non poter sostenere le spese dei viaggi del figlio perché disoccupata, ma anvanza continue richieste di potersi allontanare da Terni con il figlioper andare al mare o fare viaggi in Italia per incontrare i suoi parenti guardandosi bene dall’indicare la città e dove porterà il minore. Visto che il minore vive in comunità a spese dello Stato, tutto o parte dello stesso dovrebbe essere versato a copertura di quanto pagato con soldi pubblici

Sono state chieste spiegazioni al Dipartimento delle pari opportunità presso la presidenza del Consiglio e, la risposta data, è veramente sconcertante e spiga come vengono sperperate le tasse degli Italiani. Di seguito le lettere affinché ciascuno possa valutare, chiedendo espressamente l’intervento della Corte dei Conti.

 

***

Lettera al Dipartimento delle Par Opportunità

“Mi trovo di fronte ad un caso, con sentenza di archiviazione del GIP di Terni, relativo ad una falsa querela di una donna, nel nostro caso straniera, cubana, ordita e con la complicità e il supporto di associazioni di genere che sull’onda del gonfiato problema delle violenze sulle donne, tendono ad alzare il pericoloso vessillo discriminatorio contro l’uomo. Mi riporto al fatto per sollecitare una pausa di riflessione su ciò che accade e svolgere gli opportuni controlli sulla corretta destinazione del danaro pubblico verso finalità non strumentali. La legge istitutiva n.383/2000 è finalizzata a migliorare rapporti e relazioni uguali ed equilibrate verso entrambi i sessi.

Il caso si è verificato nella città di Terni, dove la Giustizia penale e quella ordinaria e minorile hanno assunto una clamorosa decisione uniforme in favore di un padre, messo sotto accusa dalla convivente, istigata, e sostenuta da più di una associazione, tutte di genere.

La sig.ra ……… convivente col sig. ……. nel marzo del 2014, i dati sono tratti da provvedimenti pubblici, in corso di separazione dalla convivenza, mette in piedi azioni tese a togliere il bambino al padre, ad ottenere l’affidamento esclusivo e il mantenimento dello stesso. Per rafforzare la sua strategia inventa accuse di violenze di minacce e si rifugia presso l’associazione antiviolenza libere tutte di Terni, dove trova accoglienza e ospitalità. L’azione penale si conclude con l’ordinanza definitiva del GIP di Terni in data 14.9.2015 n.860/15, con l’archiviazione, su conforme richiesta motivata del P.M. In buona sostanza sia il P.M che il GIP accertano che la querela è stata inventata. Il Tribunale per i minorenni di Terni ha concluso il giudizio instaurato su domanda di entrambi relativo alla responsabilità genitoriale, respingendole. In data 22 dicembre 2015 il Tribunale ordinario ha emesso decreto definitivo disponendo l’affidamento condiviso e il collocamento di vita del minore presso la madre. Si tenga conto che questa ancora è ospite del centro antiviolenza libere tutte di Terni, con la scusa, ormai destituita di fondamento, che la ….. ha ancora bisogno di sostegno psicologico. Di quale sostegno? Di quello inventato e sostenuto dall’associazione o di quello per giustificare l’illegittima ed illecita spesa di mantenimento?

Dunque l’associazione dopo aver sostenuto, con danaro pubblico una denuncia inesistente, continua ad ospitare, sempre con danaro pubblico una persona riconosciuta bugiarda dalla Giustizia. Tutto l’apparato organizzativo della predetta struttura. per il caso in questione, è stato pagato con danaro pubblico dello Stato, della Regione e dei Comuni uniti in rete ai sensi della legge 383/2000?

La domanda da cui si attende risposta:

Quanto costa al Bilancio pubblico l’associazione Liberetutte di Terni e come avvengono i controlli sulla spesa contributiva? Come viene recuperata la spesa nel caso di azioni o accuse false come questo?

Quali provvedimenti vengono adottati nei confronti di questa Associazione e delle altre che impegnano danaro pubblico?

 

La risposta

“in riferimento alla sua mail del 5 gennaio u.s e alla sua richiesta di chiarimenti, la informo che i Centri Antiviolenza operano in piena autonomia come da statuto istitutivo, quindi attuano programmi di inserimento e sostegno delle loro ospiti in base a progetti individualizzati che autogestiscono.

“Il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità” destina una parte delle risorse finanziarie alle Regioni, in base a dei criteri che tengono conto della programmazione regionale e degli interventi già operativi sul territorio nonché del numero dei centri antiviolenza pubblici e privati già esistenti in ogni regione.

Sono poi le regioni che secondo il sistema di governance territoriale (L.328/2000) utilizzano le risorse per realizzare una serie di linee di azione tra cui il sostegno finanziario ai Centri antiviolenza presenti sul proprio territorio.

La legge 383 del 2000, cui lei fa riferimento, come ben saprà, detta principi fondamentali e norme per la valorizzazione dell'associazionismo di promozione sociale e stabilisce i principi cui le regioni e le province autonome devono attenersi nel disciplinare i rapporti fra le istituzioni pubbliche e le associazioni di promozione sociale. Non è quindi una legge di riferimento per i Centri antiviolenza”.

 

La replica

“Gentilissima dott. ….., mi permetto di non condividere la sua risposta. Ritengo che tutte le istituzioni pubbliche per principio costituzionale e di contabilità pubblica sono soggette al controllo dei finanziamenti e contribuzioni nonché obbligate a verificare che gli stessi siano stati destinati correttamente alle finalità istitutive. Le associazioni antiviolenza sono sorte per perseguire scopi stabiliti nelle convenzioni nel rispetto delle direttive Internazionali ed europee per l’impiego di finanziamenti pubblici. Le leggi regionali, ove esistenti, hanno rimarcato il principio del controllo in caso di assegnazione di contribuzione pubblica. La regione Umbria ha disciplinato la materia con la deliberazione 1542 del 1 dicembre 2014. Nel predetto atto di fa espresso richiamo al finanziamento delle risorse del dipartimento delle pari opportunità, di cui al DPCM 24 luglio 2014, in riferimento all’art.5, comma 2 D.L n.93 del 2013. Orbene la volontà del legislatore è stata determinata per dare sostegno ad iniziative che effettivamente e senza scopi di lucro impegnano la lotta antiviolenza in favore di soggetti che ricadono nella fattispecie prevista e dettata dalle disposizioni convenzionate.  Ogni associazione inserita nella rete ha l’obbligo di rendicontare analiticamente le spese impegnanti i finanziamenti pubblici.  Non intendo insinuarmi nel complesso mondo degli affari che girano intorno a questi istituzioni, ma il danaro pubblico destinato ad aiutare e sostenere i soggetti colpiti dal problema, deve seguire la via legittima dell’impegno e  distratto per finalità contrarie alla legge. Il caso segnalato appartiene alla questione contestata.  La …….  ha sporto denuncia contro il convivente, per minacce violenza a lei e al minore, che è risultata falsa, in seguito ad istruttoria del P.M. La denuncia è stata definitivamente archiviata con ordinanza del GIP di Terni, su conforme richiesta del P.M. La …., è stata rifugiata nel centro antiviolenza Liberetutte di terni, ed ancora risulta tale, mantenuta e assistita da una  associazione, che accede a finanziamenti pubblici. La …. continua a vivere nello stesso centro, non possedendo la condizione denunciata, riconosciuta falsa dalla magistratura penale.  Ritengo a questo punto che il Dipartimento del ministero abbia l’obbligo di accertare se le associazioni di questo genere, nate come funghi in tutto il paese gestiscano contributi e finanziamenti pubblici nel rispetto della normativa, disposizioni o convenzioni. Sui predetti finanziamenti esercita comunque il controllo la Corte dei Conti”.

 

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