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Giovedì 10 Ottobre 2019 08:38

Lettera aperta alla Presidente regionale Ordine degli Assistenti Sociali

in risposta alla sua intervista pubblicata da Gazzetta Matin il 30.9.2019, dove esordisce:

"noi non ci divertiamo ad allontanare i bambini …"


“Neanche i bambini si divertono

ad essere allontanati”


Gentile dott.ssa Jacquemet,

comprendiamo le ragioni della sua intervista. La casta soffre i risvolti degli umori mediaticidel rumore della notizia. Ma noi soffriamo maggiormente per quanto ascoltiamo dagli interessati e leggiamo attraverso la stampa. E ci rattrista venire a conoscenza che certi comportamenti siano accaduti, anche ad Aosta e all’oscuro di tutti, senza cautele e garanzie per genitori che hanno dovuto sopportare, con grande peso nel cuore, la comunicazione che il figlio o i figli sarebbero stati chiusi in comunità e non li avrebbero più visti per tutto il tempo del trattamento protetto.

Ci creda, forse per un addetto è lavoro di routine, normale. Per persone normali come noi, che viviamo le tragedie delle famiglie, non è assolutamente accettabile. Lei, come altri specialisti, nella lunga intervista, parla di allontanamento dei minori, secondo rito che definisce, doveroso. Per noi è sottrazione di figli da un regime di rapporti e di frequenze che sono il contenuto quotidiano di una normale vita di un bambino. Anche se la casa è disordinata o la povertà dell’ambiente non si presenta come si pensa che dovrebbe essere. E’ un discorso molto complesso che non si può liquidare con qualche battuta.

E’ più semplice allontanare il figlio, assegnandolo, contro la volontà del genitore di turno e della famiglia, fuori dal suo ambiente. Poi, i divieti della cosiddetta privacy fanno il resto. Per noi, su queste basi e presupposti, non è allontanamento ma sottrazione,per considerazioni che trovano spiazzata anche la più approfondita scienza.

Lavorare in questo campo è molto difficile e complicato, lo comprendiamo, ma chi lo fa con impegno ed onorenon sarà mai tacciato di abuso. Per un motivo semplice,perché non toglierà mai un figlio alla famiglia e farà di tutto perché vi resti. Questo vuole la legge, quella legge che ci perseguita nei puntigli della giustizia, della uguaglianza, delle pari opportunità e nel supremo principio:i minori innanzitutto, figli del tempo e dello spazio.

Lei parla di “aggressioni, minacce e intimidazioni” subite mensilmente da alcune operatrici. Ci auguriamo che questi reati siano stati denunciati, se non altro perché sono fatti accaduti in sedute pubbliche, e con tutti i crismi della legalità. Così, secondo noi, sono ancora più gravi i comportamenti tenuti da funzionari, nei confronti di genitori, vittime del sistema.

Le testimonianze riportate dalla stampa, hanno stravolto tutta l’opinione pubblica. E proprio sul quotidiano Aostaoggi è riportato altra testimonianza, sconvolgente per i fatti:Il contenuto è allucinante! Non se ne deve parlare? Come non si deve parlare di un padre che si diede fuoco davanti al tribunale di Aosta, perché gli veniva impedito di vedere la figlia? In quel luogo vi è rimasta l’immagine della torcia umana, per chi l’ha vissuta, di uno strazio estremo e molto raccapricciante. Non si deve parlare dei suicidi di padri separati che avvengono ogni anno in questa “incantevole” e felice regione? Noi riteniamo che ne dobbiamo parlare, perché non vi sia più chi è senza peccato.

La nostra insistenza tende ad aprire un armadio in cui, forse, vi sono ancora nascosti misfatti. La resistenza a non volerli aprire, sortirà il comprensibile ribelle risentimento di chi ha subito abusi, violenze e mortificazioni, peggiori delle aggressioni di cui si lamentano le addette ai lavori della Valle d’Aosta. Nascondere le carte è un segno di debolezza. Il rifiuto a far leggere i fascicoli in mano ai servizi sociali è il segno che quelle carte sono state scritte contro la volontà della persona interessata.

L’associazione non intende colpire nessuno. Intende, invece, far venire fuori ciò che le testimonianze dicono, che trovano conferma nellarelazioneal progetto di modifica al codice civile e alla legge n.184/83 depositato il 31 luglio di quest’anno alla Camera dei deputati. In quella proposta, la n.2047, con tutte le riserve per la discussione che verrà, è riportata la urgenza ad intervenire in una materia in cui in Italia è accaduto di tutto. Nessuno si salva. Neppure la Valle d’Aosta, nonostante una certa concertata combinazione a voler presentare la Regione immune da peccati e come la migliore. Neppure il rapporto Istat sulla salute, pubblicato sullo stesso quotidiano online, che la definisce la peggiore d’Italia. Sono dati statistici, ma sono dati premonitori di una situazione ben diversa da quella che si vuole far apparire.

Mi creda, resta incomprensibile l’avversione strenua dell’apparato (non voglio dire lobby, anche se ..) di strutture sociali pubbliche a disciplinare tutta l’attività dei servizi sociali e psicologici della Regione con un Regolamento che sottrarrebbe i membri del suo ordine da rischi penali, se non addirittura disciplinari di pertinenza dell’ordine che lei rappresenta. Lo chiediamo dal 2016, ma solo ora timidamente se ne comincia a parlare, tra le funeste ire dell’assessorato e dell’apparato dirigenziale del complesso e delicato settore.

Ne vogliamo parlare di quel Regolamento da noi proposto e cheavrebbe dovuto essere una vostra prerogativa per garantire, effettivamente, trasparenza ed oggettività?

Perché non ci dice come mai alla richiesta di visionare i fascicoli in possesso ai servizi sociali, rispondete che sono coperti da una privacy che non c’è per i genitori dei figli da voi “indagati”, venendo meno alla legge dello Stato n. 241/1990 e ss.mm.?

Per dimostrale la nostra disponibilità a valutare tutto il vostro operato, le propongo ufficialmente la istituzione di una Commissionepermanente, costituita da rappresentanti del vostro Ordine, dei genitori e delle associazioni che li rappresentano, per verificare quell’operare da troppi genitori contestato e da voi, invece, esaltato per efficienza e professionalità e, ovviamente, sempre con l’ausilio dell’assessorato di competenza che sembra avere poca dimestichezza con l’Istat e con i dovuti controlli previsti per legge.

Ci permetta, però, alla luce delle testimonianze che stanno emergendo sulla stampa sollecitare la Procura della Repubblica, il Tribunale ad approfondire il funzionamento dei servizi sociali, delle case protette e delle comunità, regionali ed extraregionali, in cui vengono “collocati” i minori sottratti alle famiglie, così come la mostra associazione ha chiesto con specifico esposto alcuni mesi or sono.

Riteniamo, in conclusione, che la vita pubblica debba svolgessi secondo regole, senza privilegi per nessuno, in modo trasparente, accessibile e partecipata, perché piani e programmi si fanno con soldi pubblici. Pensiamo che Lei come responsabile regionale, sia d’accordo con questi principi.

Gradisca i sensi della nostra stima.

Aosta, 3 ottobre 2019

Ubaldo Valentini,

presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)

 

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