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Mercoledì 18 Dicembre 2019 12:20

Con una Lettera al Ministro della Giustizia, on. Alfonso Bonafede, e al Ministroper la Pubblica Amministrazione, on. Fabiana Dadone, l’ASSOCIAZIONE CHIEDE UN INTERVENTO URGENTE DELLO STATO sull’

 

 

Affidamento minori nelle separazioni: figli e genitori

finiscono nella morsa dei Protocolli stipulati tra

Tribunali e Ordini forensi


Avvertiamo il dovere di richiamare le Vostre competenze e i Vostri poteri sull’emergenza che sta vivendo la nostra società sull’argomento, di prima valenza, della famiglia, non tanto quanto ai bisogni economici, anche quelli, quanto invece specificamente sulla situazione del sentito e diffuso problema delle separazioni e, di conseguenza, sull’affido dei minori, affidati ad un sistema istituzionale inefficiente ed incapace, usato irresponsabilmente senza regoleda persone e soggetti, rappresentanti pubblici poteri.

In alcuni tribunali, col concorso delle funzioni e dei poteri degli Enti territoriali, in nome del popolo italiano, vengono adottate le più vergognose decisioni contro i principi della Costituzione, nella quale i grandi pensatori del nostro diritto fermarono il valore dei diritti del cittadino, della persona, della famiglia e dei minori. Parliamo del proliferare nella quasi totalità dei tribunali italiani di protocolli formulati e sottoscritti dal presidente del tribunale e dal presidente dell’ordine degli avvocati del foro competente per giurisdizione al fine di regolamentare l’applicazione e gestione delle spese straordinarie nelle separazioni, escludendo rigorosamente la componente genitori, cioè la parte interessata.

Questi principi sono stati attaccati dalle più estreme interpretazioni attraverso manipolazioni e distrazioni dal vero scopo per cui furono pensati, di tal ché, è dovuta intervenire continuamente, la Suprema Corte Costituzionale per restituirne l’effettivo significato, richiamando proprio le istituzioni, Tribunali ed Enti pubblici a rispettarli.

On. Alfonso Bonafede, ministro della GiustiziaIl Protocollo è divenuto uno strumento per superare principi scritti nella legge e nella Carta Costituzionale. Il Protocollo è un contratto che non ha valore di legge, ma serve agli ordini professionali e ai Tribunali percostringere i malcapitati cittadini a subire decisioni accordate in assenza della parte parteinteressata. Ciascuntribunale Italiano ha stipulato un accordo diverso da Nord a Sud, mentre nella cultura dello Stato di diritto è prevista una sola concezione di famiglia, di genitori e di figli. Per gli elevati costi, nessuno cittadino impugna il Protocollo in via amministrativa, anche per altre considerazioni (si dice che fabbro e fabbro non si tingono). Intanto l’obbrobrio giuridico produce i suoi effetti nella condizione economico-sociale dei separati. E’ ora che lo Stato intervenga in questo scempio giurisdizionale e con una direttiva nazionale che disciplini la materia con valore unico in tutto il territorio.

Non è bastato e non basta. Neppure si può scomodare sempreil grande consenso per ricordare che la legge, prima del cittadino deve rispettarla lo Stato. E invece è proprio lo Stato, che fa le leggi, poi non vigila e permette ai suoi rappresentanti di usarle ed interpretarle contro chi ha il diritto di vivere, garantito, in una società di diritto.

Da Bibbiano è venuto l’allarme, ma quella situazione resta ancora nascosta in buona parte del paese, attraverso un sistema che ricorda quello odiato che ha fatto crescere le diverse sigle di famiglie criminali. Con la sola differenza, che in queste famigliele regolegiurate portano a distruggere l’ordine costituito, mentre nello Stato gli illecitisono favoriti da persone e soggetti che, in nome della legge, usano gli strumenti e l’organizzazione pubblica.

On. Fabiana Dadone, ministro per la Pubblica AmministrazioneLo Stato fa le leggi ed i suoi rappresentanti le disapplicano attraverso interpretazioni forzatamente cavillose. La famiglia, quella segnata nelle leggi, deve essere unita e i figli vengono prima di qualsiasi problema. Invece per i grandi soloni, vestiti a festa, la famiglia segue tutte le conseguenze del conflitto: separazione, procedimenti artificiosi, dal giudizio semplice a quello cognitorio. Giusto processo e volontaria giurisdizione, finiscono in un rito trasformato per ridare poteri e visibilità a soggetti dalle capacità limitate, intrise di umori e frustrazioni personali. Situazioni che si ripercuotono sull’equilibrio della professionalità, la quale inevitabilmente si scarica sulla questione.

I processi e i procedimenti hanno bisogno di serenità e di equilibrio, perché si decide della sorte e della vita dei minori e quindi del futuro della società.

Abbiamo sollevato il problema e continuiamo a farlo, perché tutti i giorni dagli ufficidegli Enti pubblici e dai tribunali escono decisioni da cui nascono poi i drammi che leggiamo, con conseguenze anche drammaticamente conclusive.

Rinneghiamo queste istituzioni e ne denunciamo le responsabilità. Pretendiamo che la società venga rispettata e la famiglia ne sia il nucleo centrale di sviluppo. I figli restino figli con i diritti della famiglia e nella famiglia. Fuori dalla famiglia accadono e si sviluppano fatti incontrollati. L’equilibrio, l’istruzione e l’educazione, che appartengono di diritto ai genitori non possono essere affidati a soggetti esterni, attraverso sistemi assecondati e concordati a tavolino, in assenza e contro la famiglia. Anche quando dovesse accadere, per estrema ratio, la vigilanza e il controllo deve restare affidato esclusivamente alla famiglia.

Per questo, chiediamo di mettere al bando la cultura degli affidamenti esterni e insistiamo perché lo Stato imponga direttive e regole chiare tese verso questi valori e principi. Chiediamo che venga vietato il proliferare dei Protocolli e disposta una direttiva dal centro che disciplini mantenimento e cotributi. Non è possibile che il Tribunale, istituzione pubblica possa accordarsi con l’ordine forense della circoscrizione, che risponde solo ad interessi di casta, di natura privata.

Gli Enti pubblici devono svolgere funzioni e competenze nella disciplina delle regole per tutti coloro che sono chiamati a discutere e decidere sulla famiglia. I tribunali debbono applicare la legge e perseguire le finalità dei principi fissati nella Carta costituzionale, rimanendo lontano da ordini e soggetti, evitando di dare vita ad accordi di condominio, attraverso protocolli di cordata.

Avv. Gerardo SpiraAccordi definiti di comportamento, che invece sono patti di non belligeranza per produrre tesi e teorie contro il cittadino. La legge è legge per tutti, per Tribunali e funzionari pubblici, per ordini professionali e forze dell’ordine. Il cittadino, destinatario della legge, non può divenire l’oggetto di scellerati accordi, ma il soggetto di riferimento. Per cui anche quando fosse necessario, un eventuale accordo deve essere fatto con la sua partecipazione. Ordini e istituzioni devono svolgere le proprie funzioni secondo legge, in osservanza dei propricodici di comportamento. Accordi di caste ed ordini concordati in protocolli, diversi per ogni tribunale d’Italia, sono in contrasto con i principi costituzionali e con le leggi dello Stato, che hanno valoreuguale ”erga omnes” da Palermo a Milano.

Dai protocolli nasce il sistema per l’eserciziodelle funzioni. Da questi nascono e si legittimano comportamenti e azioni, abusi e soprusi che costringono il cittadino nella morsa di un potere che ci ricorda quello di certe organizzazioni.

E’ dovere dello Stato intervenire e proibirne la nascita. Nello Stato di diritto si deve parlare di regole per tutti, cittadini, funzionari, professionisti e magistrati.

Siamo pronti a fare la nostra parte per questo Stato, ma non invece per Organizzazioninate per sostituirlo.

Avv. Gerardo Spira*

Ubaldo Valentini*

*presidente onorario “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori” - Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. – tel. 348.4088690

* presidente pro-tempore“Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori”Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. – tel. 347.6504095

 

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