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Lunedì 24 Maggio 2021 15:30

Anche la cattiva gestione degli affidi

è responsabile della crisi delle nascite


di Ubaldo Valentini

 

In Italia siamo in piena crisi delle nascite e la responsabilità, quando i genitori cessano di convivere, va ricercata anche nella cattiva gestione dell’affido dei figli da parte della magistratura chiamata a sentenziare sul loro affido, sul diritto di vista del genitore non più convivente con loro e sul loro esoso mantenimento, quasi sempre a carico del genitore estromesso dalla prole.

Compartecipi e responsabili dell’emarginazione di uno dei genitori (il non collocatario, cioè quasi sempre il padre) sono quei dipendenti degli enti locali che assolvono al proprio lavoro con molta discriminazione verso il padre, e di conseguenza verso i minori, quali gli assistenti sociali, gli psicologi, i mediatori familiari, gli educatori, i funzionari delle amministrazioni pubbliche, a cui compete il dovere del controllo sull’operato dei sopra citati dipendenti ma non lo fanno.

I politici, che, seppur conoscendo le pecche di questi “professionisti”, per finalità elettorali, non formulano leggi chiare e vincolanti sull’affido nelle separazioni dei genitori; non impongono un Regolamento ai Servizi sociali che trattano la delicata materia dei minori e dei loro diritti “negati”; non garantiscono trasparenza nei finanziamenti che gli enti pubblici elargiscono ai figli e al genitore collocatario (quasi sempre esclusivamente la madre) nonostante che da quindici anni sia operante la legge sull’affido condiviso; non permettono al genitore non collocatario l’accesso all’informazione sui finanziamenti percepiti in nome dei figli e/o in quanto genitore separato con figli presso di cui collocati. Anzi, questi enti pubblici, ignorando la legge sulla privacy rispondono che non possono dare informazione sui figli al padre, da loro ritenuto un “estraneo”!

Si assiste al rimpallarsi delle responsabilità tra questi operatori e i giudici, alla dilagante arroganza dei servizi a voler decidere sui minori, senza la dovuta e specifica competenza, spesso acquisita con corsi professionali farsa. Tutti ne parlano, ma nessuno interviene, nemmeno i legali, che ritengono, a ragione, l’intervento di molti servizi sociali dannoso per i minori stessi.

Il genitore estromesso dalla vita e crescita dei propri figli (la presenza saltuaria di alcune ore non incide nella formazione sociale ed affettiva dei minori) viene platealmente snobbato dalla stragrande maggioranza di magistrati ed operatori psico-sociali, riconoscendogli solo il ruolo di bancomat sotto-scacco della madre collocataria e, se non paga, gli si aprono le porte del carcere per aver fatto venir meno il sostentamento dei figli, anche quando la genitrice è facoltosa ed investe le proprie risorse, anche l’assegno di mantenimento per la prole che riceve dal padre, per viaggi e per una vita dispendiosa per sé, ma non per i figli.

 

I padri sono in balìa di questi “tutori” dei minori, pagati con i soldi pubblici, ma senza alcun potere decisionale, e sono ridotti a meri esecutori di sentenze inique e quasi sempre in favore della madre. Per molti di costoro parlare di Pas e di affido paritario è un “delitto” e le richieste in tal senso avanzate dal padre vengono immediatamente rigettate, nonostante altri tribunali sostengono la tesi contraria per garantire una piena applicazione della legge sul condiviso del 2006.

 

C’è una diffusa e incontenibile sfiducia nella procreazione dei figli per le conseguenze che i figli e il padre, in caso di separazione, devono subire nonché per lo stato di disagio e di miseria in cui vengono a trovarsi. La sfiducia nelle istituzioni è molto elevata perché  non sono in grado di garantire trasparenza, rispetto della bigenitorialità per i figli e della co-genitorialità per i due genitori e perché non combattono il business che si è pericolosamente venuto a creare attorno alle separazioni riguarda non solo i padri, ma anche le madri vittime dell’arroganza di alcuni padri inadempienti nel mantenimento, quello giusto, dei figli e riguarda anche la società, nel suo insieme, dove i figli non sono una “benedizione”, ma una fonte di guai, La società, ben consapevole di questo stato di disagio, cosa fa per cambiare la situazione e per tutelare i minori?

Ci sono tantissimi padri che non riescono a vedere i propri figli per il loro rifiuto inculcatogli (non essendoci oggettive motivazioni di tale rifiuto anche in figli piccolissimi) dal genitore collocatario e dai parenti con i quali sono continuamente in contatto e molto spesso sostituiscono, di fatto, il genitore collocatario. Ma guai parlare di alienazione genitoriale e di madre malevola perché la Cassazione, smentendo sé stessa, continua a dire che i figli sono tutti felici e contenti con ambedue i genitori (?) anche quando disconoscono il padre naturale e che, come anche il chiacchierato ministro comunista della Salute si è affrettato a dichiarare: la Pas non esiste. Tutti, per convenienza elettorale o per non essere “disturbati”, sono palesemente allineati con le femministe e con le madri. E il padre? E ai figli chi pensa? Sicuramente non i politici e i troppo pagati giudici della Cassazione le cui ordinanze si contraddicono continuamente, creando confusione nei cittadini!

Con questi presupposti, ovviamente, non si mettono più al mondo i figli e la decrescita delle natalità – ritornata di attualità in questi giorni - è e sarà inarrestabile, a meno che non si cambi tutto nelle pubbliche istituzioni e si faccia funzionare l’affido paritario con drastici provvedimenti per chi non fa vedere i figli al genitore non più convivente, per chi mette i figli contro l’altro genitore e per chi non paga i giusti alimenti per i figli.

La cultura della rinuncia, sorta dopo la sperimentata impossibilità a far valere i diritti e doveri paritari per ambedue i genitori, investe figli, genitori e ambito parentale e si diffonde velocemente nella società. L’assegno unico, che slitta al 2022, e il bonus fino ad 800,00 euro al mese per i separati in difficoltà economica a causa del Covid 19 potrebbero rivelarsi solo interventi per pochi, che non risolvono alla radice il problema della estromissione dei padri dai figli, di cui sono esclusivi responsabili giudici e servizi sociali.

La casa per i papà è solo una presa in giro per mascherare il fallimento delle istituzioni nell’amministrazione degli affidi e rivela la volontà politica e sociale di non risolvere l’annoso abuso che quotidianamente viene fatto nei tribunali e nelle sedi dei servizi sociali sui minori e sul genitore da loro prepotentemente ed ingiustamente emarginato.

Le iniziative di alcuni comuni e regioni, delle parrocchie (che si guardano bene dal condannare la mala gestione degli affidi) per dare una momentanea casa al padre separato, con l’avvallo compiacente di inflazionate (sorgono ogni giorno come funghi, con finalità concrete poco chiare) associazioni (spesso pseudo-associazioni in cerca di finanziamenti pubblici), mascherano solo la gravità della separazione dei padri a cui spetta, invece, dignità e pari opportunità genitoriali, lavoro ed accesso ai finanziamenti pubblici. Le case-ghetto non aiutano né i figli né il genitore non collocatario.

Solo con una diversa politica delle separazioni e una diversa gestione dell’affido, fatta veramente in nome dei minori, si contribuirà a ridare ai possibili genitori fiducia a procreare figli ed incrementare la natalità. Ma per fare ciò occorre richiamare alle proprie responsabilità, civili e penali, giudici, servizi sociali e loro dirigenti, che non effettuano i dovuti controlli e che non sanzionano i soggetti inadempienti.  
 

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