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Giovedì 09 Giugno 2022 17:17

Domenica 12 giugno

 

Votare i referendum sulla giustizia

per rispettare un diritto del cittadino

 

La superficialità nell’amministrazione della giustizia minorile in Italia è palpabile poiché troppi, ma troppi, magistrati non sempre operano per la tutela del superiore interesse dei minori e per le pari opportunità genitoriali e, nonostante le proteste delle associazioni e degli stessi legali, si continua a tollerare sentenze “fotocopia”  dove talvolta i giudici che le sottoscrivono si dimenticano perfino di cambiare nell’intero documento nomi ed età dei figli presenti in quello originale copiato con periodi identici.

Non diamo indicazioni di voto poiché ciascuno esercita la propria libertà ma sollecitiamo i genitori separati, i figli dei separati e i nonni ad andare a votare perché il referendum, altrimenti, non sarebbe valido, penalizzando chi voleva esprimere la propria opinione in merito ai quesiti sulla giustizia sottoposti al voto, e spreca soldi pubblici per un esercizio democratico non andato a buon fine e, pertanto, inutile.

I genitori non più conviventi che hanno sperimentato il malfunzionamento delle istituzioni incaricate a tutelare i loro figli hanno idee ben chiare sulla superficialità di troppi magistrati che invece di decidere, caso per caso, ripropongono schemi consolidati e protocolli che non sono, invece, vincolanti e stipulati da giudici e avvocati con la totale esclusione dei genitori, cioè degli unici titolati a parlare dei propri figli.

 

La cosa più grave è che questi protocolli sono contraddittori e impongono come spese straordinarie quelle ordinarie che sono coperte dall’assegno di mantenimento e, poi, il genitore non collocatario deve pagare la maggior parte di spese non sempre necessarie e alla portata delle proprie tasche senza poterle contestare perché non informato. Quando, venutone a conoscenza dall’altro genitore per la richiesta della quota di sua spettanza, le contesta con dovute motivazioni troppi giudici, per non dispiacere alla madre, le autorizzano anche se non dovute, smentendo addirittura le sentenze dei colleghi di pari grado e dello stesso tribunale.

 

Altro nodo da sciogliere sono gli elenchi dei Ctu e degli amministratori di sostegno che, una volta formulati, sono “esperti” inamovibili senza il pur minimo riscontro sulle loro competenze e sul loro operato. Le stesse relazioni sono troppo spesso condizionate da una prassi consolidata su problematiche certe e diffuse. Spesso l’unica novità è l’elevata entità economica che i genitori devono pagare. Nonostante le proteste, questi elenchi sono blindati e troppi giudici si rivolgono agli stessi Ctu, dipendenti pubblici, che spesso svolgono la propria attività durante l’orario di lavoro già pagato con i soldi di tutti.

Che dire poi della stretta collaborazione tra giudici e servizio sociale pubblico che, senza alcun diritto, si sente – abusivamente - autorizzato ad operare al di fuori della legge sulla pubblica amministrazione, nella maggior parte dei casi più che relazionare al giudice arrivano addirittura a sostituirlo, proponendo anche le modalità di affido dei figli che, invece, è di stretta spettanza del magistrato, compresa l’audizione dei minori, come più volte ci ha ricordato (con multa allo Stato italiano) la Cedu.

E’ ovunque palpabile la superficialità istituzionale, la mancanza di autonomia decisionale per l’ideologia di genere predominante, la discriminazione fatta al genitore più debole che svolge solo il ruolo di bancomat e che non riesce a far valere i diritti negati a lui e ai propri figli. Tutto ciò avviene per la scarsa sensibilità e competenza scientifica e giuridica degli operatori istituzionali e per la compiacenza di chi, per dovere istituzionale, dovrebbe effettuare controlli ed emettere i conseguenziali provvedimenti per allontanare chi la legge non la rispetta. Ci riferiamo agli amministratori pubblici, ai politici e ai responsabili dei tribunali e dei servizi sociali che ben conoscono le disfunzioni e i danni sui minori e sui cittadini che l’operato delle istituzioni producono.

L’interesse dei cittadini che vogliono il cambiamento della prassi sull’affido dei minori, il rispetto dei figli e di ambedue i genitori non più conviventi si attua nel permettere che la metà più uno degli elettori aventi diritto vada a votare per non far decadere questa opportunità e permettere che la volontà della maggioranza dei votanti abbia un peso nelle istituzioni a salvaguardia dei cittadini. La validità di un referendum è un chiaro segnale per i legislatori che le cose devono cambiare ma anche un campanello d’allarme per le istituzioni poiché i cittadini vogliono essere rispettati nei loro diritti.

 

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