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Violenza sui minori e sui loro padri separati

Una verità volutamente negata in Valle d’Aosta

 

I politici hanno approvato una legge regionale per sostenere le donne vittime di violenza da parte dei mariti o dei compagni, ritenuta una piaga nascosta anche in Valle. Nel 2012 – secondo il procuratore capo, sig.ra Marilinda Mineccia - ci sono state 135 denunce e, guarda caso - diciamo noi - la stragrande maggioranza le hanno fatte donne al centro di separazioni o affido dei figli conflittuali dove il ricorso al pronto soccorso, ai servizi sociali con le loro costose strutture protette, alla forza pubblica, alla procura, alle associazioni femministe sorrette dal finanziamento pubblico servono fondamentalmente per chiedere più soldi all’ex-partner o marito o padre dei figli, per farlo condannare (cosa automatica in Aosta per una giustizia sollecita alle loro denunce), per giustificare il reato di  sottrazione dei figli ai padri, per la diffusa Pas (sindrome di alienazione parentale) e così per relegare il ruolo  paterno solo a quello di genitore bancomat. Talvolta, infine, queste denunce servono anche per coprire storie di tradimenti.

L’affido condiviso ormai non si nega più a nessuno, ma poi chi tutela i diritti inalienabili dei figli ad avere due genitori con pari opportunità genitoriali ed economiche?

La politica regionale non può ignorare la drammatica situazione delle separazioni in Valle d’Aosta e la discriminazione esistente, purtroppo con frequenza,  tra madre e padre, quasi sempre soccombente. La genitorialità non è ad esclusivo appannaggio della madre e l’istituto delle Pari Opportunità, gestito con soldi pubblici, non può operare con paraocchi, perpetuando sovente discriminazione  ideologica tra i due sessi. Pari opportunità sì, ma per gli uomini e per le donne!

L’uomo padre-padrone non ha più spazio in una società moderna e il voler perpetuare indistintamente schemi ideologici o fantasmi psichici di altri tempi è una offesa all’intelligenza umana. Oggi, come evidenziato in molti saggi, i padri sono genitori migliori delle madri.

Esiste la violenza sulle donne, quella vera, e la nostra condanna è netta e immediata ma altrettanto netta è la condanna della subdola violenza - psicologica e non solo - sui minori e sui padri che in Valle d’Aosta raggiunge percentuali elevate.

Nessuno ne parla perché il sistema valdostano politica-giustizia-servizi sociali-certi mass-media è blindato e la prassi dello scarica-barile conviene a tutti: sia a chi dovrebbe condannare la madre che estromette i figli dalla vita del padre e dovrebbe indagare sulle dichiarate violenze, sia a chi si ritrova al centro di un potere non sempre supportato anche da professionalità, sia da chi trae vantaggi economici dalla rete dei servizi privati ben pagati e sponsorizzati dalla politica e dagli stessi servizi sociali sia da chi non vuole dispiacere sia ai politici (che finanziano l’informazione con i soldi pubblici) che ai tribunali forieri di cronaca nera.

I padri vengono quasi sempre e comunque rinviati a giudizio per maltrattamenti in famiglia, per stalking, per aver fatto venir meno i mezzi di sussistenza all’ex-moglie o all’ex-compagna (anche se hanno perso il lavoro, se le spese straordinarie non erano state concordate, ecc.. ecc.. ). I ricorsi di modifica delle condizioni di separazione anche in presenza di serie motivazioni sono ritualità inutili. L’efficienza della giustizia valdostana si evince nei numeri dei decreti penali di condanna e nelle condanne emesse a ritmo elevato in rapporto alla popolazione e nella rapidità con cui si archiviano le denunce contro le madri presentate da padri che da mesi o anni  non riescono a  vedere i propri figli!

 

Tutto ciò è drammatico e la società valdostana dimentica che il primo sacrificio umano di un padre separato che si è dato fuoco davanti al tribunale perché non riusciva ad esercitare il “proprio” diritto alla genitorialità è avvenuto proprio ad Aosta. Chiediamo espressamente che a questo padre venga dedicata una stele dinnanzi al tribunale o una via per chiedergli scusa della indifferenza delle istituzione e della città al suo dramma esistenziale.

La regione ha stanziato, per quest’anno, circa seicento milioni delle vecchie lire per sostenere un Forum permanente e un Osservatorio contro le molestie e la violenza in genere, al fine - secondo la signora Imperial dell’Union Valdotaine - supportata dalla consigliera Fontana del PD che chiede maggiori fondi - occorre far emergere il 93% delle violenze sulle donne, rimaste sommerse fino ad oggi. Quindi a parere della illustre esponente politica in Valle d’Aosta ogni anno ci sarebbero circa 2.600 casi di violenza sulle donne. – Una vera e propria bufala ….. politica!! I soldi della regione verranno gestiti - come anticipato dalla presidente del consiglio regionale (tutte donne)- dal  Centro donne antiviolenza, Pari Opportunità, assessorato alla Sanità (leggasi servizi sociali e cooperative collegate).

C’è da chiedersi perché nessuno si occupa dei minori vittime della sindrome dell’alienazione parentale (Pas), di quelli a cui non è permesso di stare e scegliersi il genitore non collocatario, dei padri condannati a pagare cifre esose per multe e risarcimenti civili per reati troppo spesso, nei fatti, inesistenti o irrisori.

Non è vero?

Martedì (26.2.2013) un padre è stato condannato a venti giorni di reclusione, ad una multa a favore dell’erario di 500 euro, alle spese legali della controparte e all’anticipazione di una somma per la rivalsa civile da definirsi in altra sede per non aver pagato nell’ultimo biennio mille euro di presunte spese straordinarie che non erano state autorizzate e non concordate precedentemente, come prevedeva espressamente il decreto di affido condiviso emesso dal competente tribunale minorile.

C’è da chiedersi ma chi  non aveva osservato il decreto del giudice, commettendo reato, il padre denunciato oppure la madre denunciante? Il padre ha sempre versato regolarmente l’assegno di mantenimento anche quando ancora non era stato emesso il decreto di affido del figlio naturale, per ammissione della stessa madre.  Nonostante ciò è stato condannato per un reato che non esiste poiché le spese non solo non erano state concordate – fatto questo indiscutibile e vincolante il reato -  ma nemmeno erano state richieste e documentate in precedenza (ma solo dopo sei mesi dalla denuncia) e la denuncia parlava solo genericamente di spese straordinarie senza allegare ricevute fiscali. A nulla è valsa l’opposizione al reato inesistente.  La madre, poi, è a vita disoccupata e nessuno controlla l’eventuale lavoro in nero – fenomeno assai diffuso in vallata - e l’origine delle sue risorse economiche per continuare a fare la disoccupata a vita e condurre un’esistenza certamente non parca. Nessuno controlla l’ammontare dei contributi che la Regione e alcuni comuni versano alle ragazze madri o alle madri separate. Nessuno tiene conto che il dichiararsi disoccupato permette di avere gratuitamente il legale pagato con i soldi di tutti (e quindi fare denunce e cause infinite poiché i cittadini gli pagano l’avvocato), ricevere contributi a pioggia, soprattutto se si è inseriti in associazioni o se si è nelle grazie dei  servizi sociali poiché si accettano senza discutere ogni loro decisione o proposta.

Quanta dedizione si nota da parte di alcuni esponenti delle istituzioni e di alcuni operatori della giustizia valdostana! Tutto ciò non è violenza psicologica, economica, fisica ed anche morale sui minori e sui padri?

Molti padri condannati per maltrattamenti e violenza fisica sono stati quelli che avevano subito violenze fisiche dalla moglie o compagna, ma non avevano inoltrato denunce per non alimentare la conflittualità di coppia a scapito dei figli. Invece, poi, proprio loro sono stati incriminati perché la compagna o moglie era più credibile.

Tutti sappiamo come funzionano le separazioni in Valle ma nessuno fa nulla per paura di dispiacere a chi dovrebbe decidere e a chi porta voti.

La violenza non ha sesso, non ha età e, soprattutto, non ha tessera politica o cittadinanza.

I politici sono sordi, speriamo, però, che altrettanto  non lo siano i cittadini che ben conoscono questa realtà, vivendola sulla propria pelle. Molti di loro non possono nemmeno denunciare questa assurdità per non urtare coloro che detengono un potere che in qualsiasi momento potrebbe schiacciare loro e i loro figli.

Diciamo basta a questo vergognoso silenzio e diciamo basta a quei organi di informazione che operano censura su queste problematiche, pur essendo finanziati con soldi pubblici, cioè anche nostri.

 

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