IL DIRITTO DI FAMIGLIA VISTO DALL’UTENTE - 01 Gennaio 2009 Stampa

01 Gennaio 2009
Usi (ed abusi) della Giustizia in Umbria
· Abbiamo sentito della recente ennesima bocciatura da parte della Corte di Giustizia
Europea che ha classificato la nostra Giustizia al di fuori dei parametri della cultura
occidentale quanto alla durata media dei processi; ha quindi concesso al massimo 6 mesi
per adeguarsi prima di infliggere pesanti sanzioni.

Vorremmo quindi dare il nostro modesto
contributo mettendo in luce alcune disfunzioni che, assai evidenti per noi utenti, qualora rese
altrettanto palesi agli operatori possano consentigli di migliorare l'efficienza ed il livello di
giustizia del nostro sistema in evidente difficoltà. Riteniamo comunque giusto che eventuali
sanzioni di provenienza comunitaria vengano fatte pagate esclusivamente ai responsabili
della inefficiente gestione della Giustizia e non “al solito” scaricate sulle teste degli
incolpevoli cittadini italiani “cornuti e mazziati” da quella stessa inefficienza.
· Il cittadino italiano alle prese con la sopravvivenza giornaliera è giustamente offeso da
certe prese di posizione da parte della Magistratura pronta ad urlare e scioperare se
vengono intaccati i privilegi accumulati negli anni o se si inceppa il meccanismo
automatico delle promozioni o viene messo in forse quello degli aumenti di stipendi già
corposi. Che ai Magistrati vengano fatti pagare i propri errori, legando gli avanzamenti di
carriera e di stipendio a criteri obiettivi di merito e che siano anch'essi soggetti alle
ristrettezze imposte ai “comuni cittadini” dello Stato italiano.
· Leggiamo di Procure e Tribunali cronicamente sottorganico, come avviene da tempo a
Perugia, addirittura senza carta né toner per stampanti e che propongono di ovviare a questo
sfacelo con l'interruzione dei fermi, dei processi per direttissima ecc. Ci domandiamo se
dopo l'indulto, che ha rigettato migliaia di criminali sulle strade dando loro il sussidio
per reinserimento, ci dobbiamo aspettare una totale amnistia “urbi et orbi”.
Sicuramente la pericolosità sociale di queste iniziative non tocca coloro che viaggiano su
auto blindate e hanno la scorta per sé e loro familiari o che vivono in quartieri e case ben
custodite da sorveglianze private e costosi sistemi di antifurto.
· Crediamo che il personale dei Tribunali debba essere sempre esente da ogni motivo di
incompatibilità per potervi lavorare, specialmente se opera con mansioni di funzionario.
Trovarvi persone condannate penalmente per reati quali il peculato, specie se
continuato, o reati contro la Pubblica Amministrazione ed anche plurinquisite con
procedimenti in corso che girano indisturbate nelle cancellerie accedendo a documenti
delicati non è accettabile né moralmente né amministrativamente. Come si deve sentire
un “cittadino qualsiasi” che ha una controversia giudiziaria trovando la controparte girare
con i fascicoli in mano o intrattenersi amabilmente con il Magistrato che un domani dovrà
giudicare? E' realmente censurabile se quel cittadino pensa male? O è censurabile chi ha
lasciato che si creasse una tale situazione ignorando vicende e condanne inflitte dal
Tribunale di cui fa parte ai massimi livelli? Ancor di più quando tali vicende siano note a
tutti per la loro diffusione attraverso la stampa la quale, capita a Perugia, diventa a sua volta
bersaglio di querele infondate di chi vorrebbe mettere tutto a tacere per suo esclusivo
tornaconto.
· E' prassi normale di molti Tribunali, particolarmente a Perugia, di fare ripetuti rinvii
anche di molti mesi che possono tradursi in prescrizioni, oltre a comportare enormi
disagi materiali ed economici sia per i testimoni che perdono giorni di lavoro non
remunerati, sia per le parti costrette a pagare ancor più alte parcelle dei legali che chiedono
di veder compensata la loro presenza indipendentemente dallo svolgimento dell'udienza.
Rimborsi previsti? Concretamente non se ne parla, paga l'utente per l'ennesima volta.
· I procedimenti di famiglia con minori devono prevedere una corsia preferenziale
equiparandoli ad un servizio pubblico di primaria importanza, se non di necessità, da
svincolare dalla ordinarietà degli altri procedimenti. A Perugia le cause di separazione e
divorzi durano anche dieci/dodici anni.
· Ma quanto costa separarsi e divorziare in Umbria? Tantissimo, anzi troppo! Per le
separazioni consensuali non occorre l’avvocato e quindi i separandi possono fare da soli o
con l’ausilio gratuito di associazioni come la nostra. Per le separazioni giudiziali e i divorzi
circolano cifre da capogiro fino a decine e decine di migliaia di euro. Come contrastare
questa sorta di business dei legali sulle parcelle quando si tratta di difendere i valori primari
della famiglia? La nostra associazione sta promuovendo convenzioni con alcuni legali
per garantire una valida assistenza a condizioni economiche eque e sostenibili.
· Nei processi inerenti il diritto di famiglia – che ricordiamo ad alcune cancellerie a Perugia
sono sempre esenti da bollo – il giudice nel pronunciare le sentenze deve assumersi la
responsabilità di far pagare le spese processuali e legali per intero al soccombente e
non, come troppo spesso avviene, dividerla tra le parti. Questa distorta applicazione della
legge rischia di creare situazioni di prevaricazione in caso di grande disparità nelle
disponibilità economiche e questo non deve essere consentito in uno Stato di diritto.
· Dal mese di maggio abbiamo chiesto formalmente al Presidente del Tribunale di Perugia di
esprimersi sulla possibilità di promuovere procedimenti di divorzi consensuali, oltre alle
separazioni consensuali, senza la presenza dei legali, così come avviene al Tribunale di
Spoleto e in quelli di altre regioni secondo la legge. Ad oggi non abbiamo avuto ancora
risposta se non l'impressione, o qualcosa di più, di un orientamento negativo che
porterebbe il cittadino umbro ad essere discriminato rispetto ad altri. Quale motivo
potrebbe giustificare tale eventuale decisione? Forse il non voler dispiacere all’ordine degli
avvocati o risparmiare il maggior tempo necessario ad esaminare e valutare le proposte
formulate direttamente dalle parti.
· Gli assegni di mantenimento per i figli, qualora previsti, devono essere stabiliti, a parità
di reddito e condizioni, secondo una dettagliata tabella che elimini definitivamente la
soggettività da magistrato a magistrato. Il reddito però deve essere quello accertato
realmente e non quello semplicemente dichiarato dai genitori. Se esistono gli studi di settore
finalizzati ad evitare l'evasione fiscale non capiamo perchè, davanti all'obbligo di garantire
adeguati livelli di vita ai figli, non si usi la medesima attenzione anti elusiva.
· Gli assegni familiari percepiti devono essere computati nel determinare l’assegno di
mantenimento e non lasciati a solo beneficio del genitore che percepisce entrambi per intero.
· Appare strano che nell’era delle donne lavoratrici, alcune “in carriera” l’assegno di
mantenimento sia sempre e soltanto appannaggio della madre e mai del padre, almeno
per i dati disponibili per l’Umbria. Non sarà il caso di sottopporre il fatto alle Pari
Opportunità dal momento che quest’organo istituzionale gode delle tasse anche degli
uomini e quindi, teoricamente, dovrebbe tutelare anche loro?
· Le voci relative alle spese straordinarie dei figli devono essere definite, provate e
concordate per evitare abusi da parte del genitore che le richiede. Ciò è indispensabile anche
per evitare inutili e costose controversie legali.
· Il contributo al mantenimento dei figli spetta a chi materialmente se ne prende cura,
come più volte ribadito dalla Corte di Cassazione e logicamente dovuto, e non in base a
provvedimenti spesso vecchi e superati, quali gli iniziali provvedimenti presidenziali, che
spesso nulla hanno a che fare con la realtà dei fatti come vengono adeguati nel corso degli
anni sulle esigenze dei figli o nuove realtà familiari dei genitori.
· Lo Stato sociale è assai previdente e premuroso nei confronti degli stranieri, comunitari ed
extracomunitari, dei tossicodipendenti e degli alcoolisti, degli ex carcerati e indultati,
insomma di quella parte di popolazione definita come “emarginata e socialmente debole”.
Ma davanti ad un coniuge separando al quale viene tolta la casa, per cui sta ancora
pagando il mutuo, che deve pagare il mantenimento per i figli, se non anche all’altro
coniuge, che deve sobbarcarsi le parcelle dei legali necessari per far valere i propri diritti di
genitore non secondario come si comporta lo Stato sociale? I clandestini vengono
rimpatriati a spese di noi contribuenti ma il genitore non convivente costretto a fare
centinaia di Km per stare, forse, qualche ora con i propri figli deve pagare sempre e tutto lui,
in aggiunta all’elenco di cui sopra. Perché non pensare a sussidi specifici per i neoseparati
in difficoltà? A cominciare dagli alloggi ed evitare così l’onta di dover tornare,
quarantenni ed oltre, nella casa di mamma e papà per chi ha la fortuna di averli disponibili.
· Nell’udienza presidenziale devono essere emessi provvedimenti “urgenti e provvisori”
che tengano conto realmente delle esigenze dei figli ma sulla base dei fatti già provati. I
recenti lunghi e continui rinvii sono assolutamente contrari agli interessi dei figli, ed al
principio giuridico che prevede tali provvedimenti. Qualora questi risultino impropri,
inaspriscono la tensione fra i coniugi e appesantiscono il carico giuridico. Inoltre, tali
provvedimenti, avendo per definizione carattere di provvisorietà, devono essere realmente
adeguati costantemente alle esigenze soprattutto dei figli ma anche dei separandi, Quindi, il
magistrato incaricato deve valutare ogni richiesta avanzata in tal senso senza ricorrere alla
consueta formula del “non essendo sopravvenuti fatti nuovi tali da comportare modifiche...”
abusata al solo fine di non voler cambiare quanto inizialmente e provvisoriamente stabilito.
Appare perciò opportuno che la valutazione delle richieste venga fatta da chi non ha emesso
i provvedimenti urgenti e provvisori, poiché non è abitudine dei magistrati rivedere le
proprie decisioni.
· I processi di separazione e di divorzio hanno una assurda durata e quindi costi
eccessivi e spesso immotivati; in questo Perugia è uno dei peggiori esempi sul territorio
nazionale. Per questo, la nostra associazione sta valutando le modalità per farsi
promotrice di una iniziativa a favore di genitori e figli che subiscono tale danno per
richiedere, come previsto dalla legislazione europea, il risarcimento economico per il
danno subito a causa di una giustizia inefficiente e troppo lunga.
· Da anni concordemente si dice che la Magistratura che si occupa di diritto di famiglia
deve essere specificatamente formata. A Perugia ciò non trova riscontro nei fatti,
ricorrendo spesso la rotazione di magistrati anche privi della specifica esperienza, ma
anche al frequente utilizzo di giudici onorari “incompatibili” con la specificità del
ruolo, ancor più al Tribunale per i Minorenni.
· In ambito minorile il magistrato non deve delegare la funzione di organo giudicante ai
servizi sociali, come abitualmente avviene, e neanche alle forze dell’ordine.
· I maltrattamenti su minori devono essere verificati immediatamente, anche mediante
ascolto dei bambini, come previsto dalla legge. Accertati i fatti si deve procedere con
rapidità e fermezza sia in caso di conferma dell’accusa sia quando queste risultino false.
· Il diritto alla difesa è sacrosanto per il minore e per l’adulto e non può essere aggirato,
eliminando sia la figura del difensore del minore, sancito dalla legge, sia i consulenti tecnici
di parte troppo spesso non accettati in quanto non viene formalmente nominato il Ctu,
oppure non presi in alcuna considerazione come se non avessero valenza professionale.
· Da mesi è in vigore in Italia la legge che prevede in via prioritaria il ricorso all’affido
condiviso e la conversione di precedenti diversi affidi statuiti anteriormente a questa legge
salutata da tutti come un passo avanti a tutela della bigenitorialità e del benessere dei
figli. Ma allora perché viene visto come un male da evitare dai nostrani tribunali che
davanti alle richieste di applicarla fanno orecchie da mercante?
· La Carta dei Diritti del Fanciullo è stata sottoscritta anche dall’Italia e pertanto sarebbe
ora che tutti gli addetti ai lavori la considerassero, come effettivamente lo è, parte
integrante della normativa vigente alla quale è obbligatorio attenersi. Invitiamo tutti
coloro che non vedono tutelati i propri figli dai tribunali italiani a ricorrere alla
Giustizia Europea.

 

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