14 Aprile 2009
Quando ci si rivolge allo Stato per ottenere Giustizia ci accorgiamo di quanto il concetto di questo termine sia diverso tra il cittadino, colui che “subisce” la giustizia, e lo Stato, colui che la “fa” ed amministra.
Un esempio chiaro nella sua evidenza si può riscontrare in quanto accaduto in un processo civile tra separati. Abbiamo un genitore al quale, con il classico provvedimento presidenziale urgente e temporaneo, era stato affidato il figlio e riconosciuto il contributo al mantenimento per il minore da parte dell’altro genitore. Dopo diversi mesi, a causa del comportamento improprio dell’affidatario, il minore scappa da questo e si rifugia dall’altro genitore che lo accoglie. Perdurando tale situazione, oggetto di azioni giudiziarie di ogni tipo, il secondo genitore divenuto “allocatario” del minore comunica all’altro che sospenderà il contributo in quanto già provvede direttamente ad ogni onere relativo al figlio. Ne segue un’azione giudiziaria dell’affidatario che con atto d’ingiunzione, aggravata da oneri vari, pignora lo stipendio, già modesto, dell’allocatario vincendo il giudizio favorevole di primo grado. Nel frattempo l’allocazione del minore trova riconoscimento da parte del magistrato e quindi il mantenimento continua a non essere corrisposto. Nuova causa giudiziaria dell’affidatario che, questa volta, risulta soccombere in primo grado. Entrambi ricorrono in appello per rovesciare il primo giudizio ed alla fine i giudici riconoscono l’evidenza che l’allocatario non doveva nulla in quanto era l’unico ad aver sostenuto ogni onere per mantenere il figlio. Sono passati circa 5 anni durante i quali il genitore che è stato riconosciuto nel giusto si è visto sottrarre dallo stipendio una somma complessiva di circa 4.000 euro, escludendo gli interessi maturati e le parcelle legali. Dove sta la beffa? Senza motivo, in appello, è stata disposta la compensazione delle spese legali il che vuol dire che il genitore che ha ragione non solo si è visto sottrarre una somma importante per molti mesi, non solo quel denaro oggi vale assai meno di allora ma soprattutto per veder riconoscere le proprie ragioni ha dovuto spendere una somma pari a circa il doppio della somma pignorata! E’ questa la giustizia dello stato italiano? Questa più che una beffa è un vero sopruso ai danni del genitore costretto a subire ingenti danni economici per colpa dello Stato, attraverso l’operato di una magistratura inadeguata, poco rispettosa ed attenta ai valori altrui ma solo e sempre ai propri lauti stipendi. Ancora una volta chiediamo che siano loro a pagare di tasca propria gli errori commessi!!! Perugia, 14/04/2009 Il Presidente Giovanni Montanaro |