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Venerdì 10 Maggio 2024 14:26

Perseguibili le false dichiarazioni

per il patrocinio a spese dello Stato


Il patrocinio a spese dello Stato, il c.d. patrocinio gratuito, è un istituto giuridico (DPR 115/2002) che garantisce la difesa gratuita a chi ha un reddito minimo lordo inferiore ad €. 12.838,01, compresi i redditi dei familiari (elevato, nei processi penali, di €. 1.032,91 per ogni familiare convivente) e viene concesso per i processi civili, penali, amministrativi, contabili, tributari e di volontaria giurisdizione (anche nei processi per separazione e divorzio). Le spese del processo vengono pagate dallo Stato e la scelta del difensore è una prerogativa del richiedente.

La veridicità del reddito dichiarato di cui si è titolari dovrebbe essere verificata, dopo il deposito dell’istanza di ammissione, dall’Agenzia delle Entrate. Il mutamento delle condizioni reddituali in corso di causa comporta la revoca o l’ammissione precedentemente negata all’istituto. La dichiarazione dei redditi complessivi viene fatta direttamente da colui che ne richiede l’ammissione, il quale potrebbe anche manomettere i dati ufficiali con dichiarazioni incomplete o, addirittura, false.

Se la dichiarazione è incompleta e/o falsa e il beneficio è stato ottenuto con l’inganno poiché chi ha sottoscritto la richiesta non poteva non sapere di non averne diritto, interviene la condanna, così come ancora una volta ha ribadito la Cassazione (ordinanza n. 12175/2024) che ha confermato la condanna in appello ad 1 anno di reclusione e 600 euro di multa inflitta ad un soggetto per il reato 110 c.p. e 95 d.P.R. n.15/2002 perché nell’istanza per ottenere l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato aveva dichiarato, falsamente, di trovarsi nelle condizioni economiche previste per l'ammissione al beneficio.

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Venerdì 03 Maggio 2024 17:05

Ripartiamo dai figli dei separati


Queste le iniziative che l’associazione intende portare avanti fino alla primavera 2025

Parliamo delle iniziative che verranno portate avanti dalla nostra associazione nel 2024 e primavera del 2025, ripartendo, come sempre, dai figli minori di genitori non più conviventi, cittadini ostaggi di retaggi culturali e discriminatori, con la connivenza di troppi politici che non amano la trasparenza, l’informazione e la tutela dei minori, che, un domani, saranno chiamati a gestire la società italiana ma oggi sono cittadini a cui è negato il rispetto dei diritti forse perché in tenera età e perché ancora non votano.

Non c’è trasparenza nella gestione dei sussidi elargiti dagli enti locali, dove è vincolante il rapporto patronus-cliens (elettorale), da cui ne consegue che non si fanno funzionare i servizi sociali secondo i dettami della legge 241/90 e non si effettuano i dovuti controlli sul loro operato da parte dell’ente che li gestisce effettuato da professionisti di fuori regione, perché controllore e controllato non possono appartenere alla stessa struttura. Controllo quanto mai più urgente poiché i servizi sociali sempre più vengono delegati a strutture private. La nostra associazione, in tutti questi anni, ha ripetutamente denunciato, in tutta Italia, la mala gestione dei servizi sociali e la cultura discriminante che è alla base del loro operato. Ci siamo fermati con il Covid ed ora ripartiamo e pretendiamo precise risposte alle ragioni per le quali non vengono rispettati i diritti dei minori figli di genitori non più conviventi e del genitore estromesso dalla loro vita. Vogliamo sapere perché i politici e i servizi sociali da decenni si coprono a vicenda nel silenzio di chi, al contrario, dovrebbe intervenire, cioè i tribunali civili e penali, la corte dei conti per la forte evasione fiscale che riguarda il genitore nullafacente e i professionisti che lavorano in questo settore sociale.

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Venerdì 26 Aprile 2024 16:10
 
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Venerdì 26 Aprile 2024 16:07

Il mancato affido paritario dei figli

alimenta la conflittualità genitoriale


avv. Francesco Valentini *

Non è comprensibile la resistenza dei magistrati, dei servizi sociali, dei legali di entrambi i genitori a consigliare l’affido condiviso paritario, che, in Italia, si aggira sul 2%, mentre, in realtà, il 94% dei figli con genitori non più conviventi vive la situazione dell’affido esclusivo alla madre[1], anche in presenza del formale collocamento prevalente. Infatti, trascorrono la maggior parte del tempo con la madre a discapito del padre, non sempre tutelato come genitore nemmeno quando si rivolge al tribunale per il rispetto delle condizioni di affido, cioè dei diritti dei figli e suoi, spesso sottoscritti da chi poi non li applica.

Il rifiuto dell’affido paritario dei figli da parte di molti giudici, a differenza di altri, che, invece, lo applicano con successo da anni, è espressione della incapacità delle istituzioni a liberarsi da retaggi culturali, che, anacronisticamente, continuano a ritenere il genitore generalmente collocatario (la mamma) come l’unico responsabile della crescita dei figli. Le istituzioni devono fare un salto di qualità nelle loro determinazioni sull’affido dei minori, senza gli odiosi condizionamenti culturali e sociali che ritengono il padre inadeguato a crescere ed educare i figli, mentre, oggi, i fatti ci dicono che la sua sensibilità e capacità genitoriale, spesso, è superiore a quella materna e che la sua presenza insostituibile è garanzia di stabilità psicologica, di eticità e di socialità nei figli, indipendentemente dalla loro età.

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Venerdì 26 Aprile 2024 16:01

Responsabilità anche del legale

nell’affido discriminante del padre


Il padre, o genitore non collocatario, viene discriminato dai servizi sociali e dai magistrati anche per responsabilità del legale di ciascun genitore, che, quasi sempre, non si batte, nemmeno pubblicamente, per un affido equo e paritario dei figli, soprattutto dove le distanze non sono proibitive o, comunque, relative rispetto ai benefici sui figli, ma, a lungo andare, anche sui genitori, da un affido che non penalizza nessun genitore. Il problema delle distanze può essere affrontato nel processo di affido, imponendo ai genitori di rispettare, prima di tutto, le esigenze dei figli, permettendo loro di rapportarsi con equità e con le pari opportunità con ciascun genitore.

Nella maggior parte degli affidi si può applicare la forma del condiviso paritario, educando i genitori a non farsi la guerra su questioni futili rispetto al benessere dei figli, imponendolo quando i genitori (soprattutto la madre) non vogliono rinunciare all’assegnazione della casa coniugale/familiare, all’assegno di mantenimento per i figli e a tutti i contributi economici clientelari che gli enti locali elargiscono con molta generosità ai moderni cliens, cioè portatori di voti, di cui l’ente erogatore non permette all’altro genitore di venirne a conoscenza con il pretesto della inesistente privacy.

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Venerdì 26 Aprile 2024 15:54

Le registrazioni, anche se non autorizzate, sono lecite


La Cassazione ritorna sulla validità delle registrazioni fonografiche di una conversazione come prova testimoniale nei tribunali e, se effettuate ad opera di un soggetto partecipe o presente alla conversazione, anche se fatte in modo clandestino, non possono essere considerate come indebite intercettazioni (Cassazione penale, sent. n. 10079/2024 del 08.03.2024). Lo stesso dicasi per le telefonate fono-registrate senza il consenso di controparte sia nel corso di un colloquio telefonico o durante lo svolgimento della ctu o nei colloqui con i servizi sociali o in altre sedi.

La Corte di Cassazione ha ribadito che "le intercettazioni regolate dagli artt. 266 e segg. cod. proc. pen. consistono nella captazione occulta e contestuale di una comunicazione o conversazione tra due o più soggetti che agiscano con l'intenzione di escludere altri e con modalità oggettivamente idonee allo scopo" possono essere utilizzate nei procedimenti penali poiché sono una “forma di memorizzazione fonica di un fatto storico, della quale l'autore può disporre legittimamente, anche a fini di prova nel processo".

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Mercoledì 24 Aprile 2024 16:33

Il 25 aprile nei tribunali umbri:

Liberiamoci dell’assurda Giustizia Ingiusta


Conta l’età per far valere i tuoi diritti genitoriali


I Genitori Separati si chiedono come si possa parlare della Festa della Liberazione quando fondamentali istituzioni dello Stato non liberano i cittadini dalla giustizia ingiusta, allontanando quei giudici che hanno trasformato la discrezionalità decisionale in discriminazione di genere contro genitori non prevalentemente collocatari (generalmente i padri). A Perugia, la giustizia ingiusta è una emergenza che i fatti, quotidianamente, evidenziano, alla luce di assurde sentenze come quella di vietare ad una bambina di sette anni di poter stare più tempo con il padre, che, a differenza della madre, le dedica affetto, tempo e competenza genitoriale, riuscendo ad interessarla alle tematiche sociali con metodi interattivi, idonei all’età e alle forti capacità intellettive della minore.

Per i giudici perugini del tribunale ordinario e della corte d’appello, un padre di settanta anni non può chiedere e pretendere nulla per sua figlia, perché, a quell’età, è vecchio ed, anzi, lo puniscono, condannandolo a pagare i 4/5 delle spese legali di controparte (€ 3.400, oltre accessori, cioè €. 4.961,01), liquidate con molta generosità nei confronti dello Stato, visto che la donna è stata ammessa al patrocinio a spese dello Stato ed è (quasi) nulla facente per professione, come dalla stessa dimostrato al tribunale.

(5.000 euro) alla controparte, ammessa al patrocinio a spese dello Stato. Non soddisfatti del probabile abuso di potere perpetrato ai danni di questo genitore, la cui moglie è magrebina, i due Collegi hanno prospettato, senza la pur minima prova, che la sua richiesta di modifica rientri in un atteggiamento culturale razzista. Che dire? Un tribunale serio non permetterebbe a tali giudici di sentenziare sui minori e sui loro genitori separati, perché fortemente lontani da una Giustizia giusta. Anche ciò contribuirebbe a festeggiare la Liberazione dalle ingiustizie.

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Venerdì 19 Aprile 2024 16:08

Trascurata l’emergenza minorile in Italia


Tanti e preoccupanti sono i segnali di un malessere minorile che, se continuerà ad essere trascurato, avrà conseguenze anche drammatiche e sicuramente preoccupanti per il futuro della società italiana. Parliamo di malessere, ma anche di marcate forme di devianza che, unite alla mancata integrazione dei “figli di prima e seconda generazione”, può costituire una esplosiva miscela, con effetti di difficile contenimento.

Queste considerazioni non sono esagerate previsioni, ma solo le naturali conseguenze di un malessere minorile sottovalutato dalla società in genere e, in particolare, dalla politica e dagli affannati politologhi, dai servizi sociali, dai genitori, dalla stampa, dalla scuola, dalle forze dell’ordine (che tendono a “minimizzare” l’informazione sul disagio diffuso tra i minori) e, non ultimo, dai tribunali, che intervengono con affidi penalizzanti la figura paterna e previlegiando le consolidate proteste di movimenti di genere, che hanno fatto dei maltrattamenti sulle donne, talvolta anche quando non ci sono, come in tante denunce legate alla fine della convivenza dei genitori, la loro ragione di vita, dimenticando che ci sono maltrattamenti di genere anche quando le vittime sono i minori e/o uno dei loro genitori.

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