Valle d'Aosta

Entra

Chi è online

 15 visitatori online

Statistiche


TOTALE VISITE : 1415514

Login



Ultime notizie

5 per mille
Designed by:
SiteGround web hosting Joomla Templates

PDF Stampa E-mail
Giovedì 30 Ottobre 2025 16:49

La giustizia è ingiusta anche per colpa di noi tutti


Lottare contro la giustizia ingiusta nelle separazioni e nell’affido dei minori è un dovere non solo dei diretti interessati ma della società tutta, poiché la responsabilità della sua esistenza non è solo di chi amministra la giustizia ma anche di chi non fa nulla per garantire la giustizia, rimuovendo le cause che sono alla base di questa vessazione, continuata, dei cittadini, soprattutto quelli più deboli. Il problema ci riguarda da vicino poiché una società che si regge sulla sudditanza al più forte non sarà mai una società giusta e non potrà mai sperare in una giustizia giusta che significa, di fatto, rispetto dei diritti fondamentali di tutti i suoi membri.

La giustizia nelle separazioni e negli affidi deve essere giusta altrimenti non è giustizia nemmeno quando usa impropriamente questo termine e, per tutelare - meglio sarebbe dire pretendere – sentenze eque e rispettose della legge vigente occorre, in primo luogo, fare un profondo esame del comportamento dei singoli membri della società, senza ricercare scuse per addossare la colpa sempre agli altri. Se la giustizia è ingiusta vuol dire che la giustizia viene esercitata in modo iniquo, che la legge non è uguale per tutti e che chi entra in un tribunale da indagato deve lasciare ogni speranza poiché la certezza di equità è troppo spesso bandita per l’innocente.

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Giovedì 30 Ottobre 2025 16:47

Aosta – Pubblico dibattito


L’Attuale emergenza dei separati

e dei loro figli in Valle d’Aosta


Giovedì 6 novembre alle ore 20.30 si terrà ad Aosta – presso l’aula blu - Parrocchia Saint Martin de Corleans, in viale Europa, n. 1, (g.c.) un pubblico confronto sul tema: l’attuale emergenza dei separati e dei loro figli in Valle d’Aosta. Presiederà l’incontro il presidente dell’associazione, Ubaldo Valentini e il coordinatore regionale Raffaele Lippiello. Tutti i presenti che lo vorranno potranno intervenire al dibattito con il proprio contributo di idee per programmare una serie di iniziative nel 2026 per affrontare le numerose problematiche legate ai genitori non più conviventi e ai loro figli, di fatto, quasi sempre abbandonati a sé stessi.

Questa emergenza non è più tollerabile per la mancanza di interventi mirati a garantire ai figli con genitori separati una crescita il più possibile serena e tutelata dalle pericolose e, quasi sempre, devastanti, emarginazioni sociali che incrementano un incontrollato abbandono scolastico e tanta quotidiana criminalità giovanile. L’assenza dell’impegno dei politici a risolvere questo dramma sociale è intollerabile, perché significa, volutamente, tenere nascosta una piaga sociale per colpa di chi dovrebbe controllare, ma non controlla, cioè i servizi sociali, tribunale, forze dell’ordine e tutti coloro che sono, istituzionalmente, preposti alla tutela dei minori e di ambedue i loro genitori.

Le sentenze di affido dei minori, ad Aosta, sono fortemente penalizzanti il genitore estromesso – talvolta con estrema violenza psico-sociale – dalla vita dei propri figli, ridotto alla miseria e all’emarginazione, anche sociale, e molti di loro, al di là delle rare notizie date solo da pochi organi di informazione veramente liberi, ricorrono, disperati, al suicidio, arrivando a renderlo non percepibile per non offuscare ai figli, almeno pensano, il loro ricordo di genitore.

Per cambiare le cose, occorre che ciascun cittadino, anche se non direttamente coinvolto da queste problematiche, partecipi ad un progetto di riappropriazione del sociale con un diretto e fermo controllo sulle attività di quegli organismi pubblici pagati con soldi pubblici per rendere la società valdostana meno emarginante i minori e i loro genitori, resi impotenti proprio da quei costosi organismi pubblici finanziati per fare ben altre cose. In Valle, oltre il 70% dei minori hanno i genitori non più conviventi.

L’incontro aperto a tutti vorrebbe essere l’inizio di una riflessione, con le istituzioni pubbliche, seria su ciò che non va in VdA in merito alla gestione dei figli dei separati e alle persistenti discriminazioni di un genitore negli affidi e nella cattiva gestione dei soldi pubblici e delle indebite regalie economiche, che servono non per aiutare ad uscire dal problema, ma per nasconderlo ulteriormente con l’avvallo del servizio sociale e dei camaleontici centri antiviolenza, che, contrariamente a quanto pubblicamente affermano, sono la fonte della discriminazione di un genitore, della conflittualità genitoriale e dell’abuso socio-psicologico dei minori.

Iniziamo a parlarne pubblicamente e, dal confronto e dalla collaborazione con tutti, senza alcun preconcetto, si potrà dar vita ad iniziative chiare e trasparenti, senza convenienza professionale, opportunismi e sudditanze socio-politiche e culturali.

Vi aspettiamo per conoscerci e per programmare piccole cose, ma utili a tutta la società valdostana.

 
PDF Stampa E-mail
Giovedì 23 Ottobre 2025 15:41

Il papà può e deve crescere i figli


Il padre ha tutte le carte in regola per crescere ed educare i figli e, quando riesce a farlo, dimostra di essere professionalmente preparato e, quasi sempre, ci dice la socio-psico-pedagogia, lo fa anche meglio della madre. I padri abbandonano il lavoro per dedicarsi ai figli e nel 2024, in 19 mila lo hanno fatto. E’ una percentuale alta, poiché corrisponde al 30,5% dei genitori che l’anno precedente hanno scelto i figli (fino a 3 anni di età) al lavoro e ciò conferma che sta lentamente (ma non tanto) cambiando la concezione della famiglia e il ruolo dei genitori, scoprendo che i padri hanno le carte in regola per fare il genitore, come la madre.

Certo, abbandonano (senza distinzione tra madri e padri) il lavoro per la impossibilità di conciliare gli orari lavorativi con le esigenze del figlio e/o figli, mentre, se ci fosse una diversa visione della genitorialità, le due cose, lavoro e crescita del figlio, potrebbero coesistere e armonizzarsi. Non esiste, in Italia, a mio parere, una seria politica della famiglia e nemmeno una tutela dei minori, tanto che il fenomeno della denatalità è solo una “notizia” che non suscita una sana preoccupazione nei politici e nella società in genere per individuarne le cause e porvi rapidi e seri rimedi.

La cultura denigratoria della figura paterna che, per secoli, relegava il suo ruolo a quello di provvedere economicamente alla famiglia trova sempre maggiore difficoltà a continuare a difendere gli arcaici preconcetti sessisti, che escludevano l’educazione dei figli dalla sfera delle competenze o, meglio, esigenze del padre.

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Giovedì 16 Ottobre 2025 16:09

Verso il 7 aprile 2026

 

Ciao Tony, il tuo dolore è anche nostro


Sono trascorsi 30 anni dal suicidio di Antonio Sonatore, Tony come veniva chiamato nel mondo del lavoro e dagli amici, e tutt’ora in Aosta è vivo il ricordo del suo gesto estremo e della sua disperazione per unna “giustizia ingiusta”, come la chiamava nei suoi cartelloni di protesta, che non gli permetteva di vedere la figlia, nemmeno nel giorno di Pasqua. La stampa, in genere ed eccezione fatta per le testate minori, non aveva dato particolare attenzione al dramma che viveva questo noto maestro e psicologo che da tempo protestava, con cartelli sandwich, nelle piazze e vie cittadine e soprattutto davanti al Tribunale contro i provvedimenti giudiziari che non gli permettevano di vedere e frequentare la figlia.

Nella settimana in cui ricorre il 30° anniversario del suicidio di questo padre, organizzeremo in Aosta una giornata-studio con la partecipazione di magistrati, psicologi, pedagogisti, sociologi e legali impegnati, a livello nazionale, sul diritto minorile e di famiglia. Saranno invitate alle iniziative programmate le maggiori associazioni italiane impegnate da decenni nella tutela dei minori e del genitore più debole e saranno organizzate manifestazioni specifiche per riflettere su quanto ancora resta da fare per una vera tutela dei minori e dei padri che non possono esercitare i propri diritti genitoriali perché estromessi dalla vita dei figli.

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Giovedì 25 Settembre 2025 08:28

Unanime condanna dei maltrattamenti in famiglia

Occorre, però, una profonda riflessione sulle cause


Avv. Francesco Valentini*

La controversa sentenza del tribunale di Torino

Il Tribunale di Torino (sez. III pen., sent. n. 2356 del 24 luglio 2025) ha assolto un imputato dalla accusa di maltrattamenti in famiglia, condannandolo solo per il reato di lesioni. La decisione ha sollevato unanime condanna per l’assoluzione dell’uomo denunciato, ritenendo i maltrattamenti in famiglia, in presenza di conflittualità tra conviventi in fase di cessazione della convivenza e affido dei figli, come una ordinaria follia tra coniugi, come le cronache giudiziarie quotidianamente riportano. I giudici hanno ritenuto che le frasi ingiuriose, che erano state pronunciate dal marito nei confronti della moglie, che erano alla base dei maltrattamenti, erano state pronunciate «nel loro specifico contesto dall’amarezza per la dissoluzione della comunità domestica, che sarebbe umanamente comprensibile». Anche il pugno inferto dal denunciato nei confronti della ex-moglie va interpretato “nel contesto e ricondotto alla logica delle relazioni umane», cioè in rapporto all’atteggiamento della donna che aveva introdotto in casa un nuovo compagno, incurante della convivenza con i figli, di cui «l’imputato si sentiva vittima di un torto, sentimento molto umano e comprensibile per chiunque».

La sentenza del Tribunale di Torino ha sollevato una indignazione da parte di chi evidenziava, invece, che l’uomo aveva sferrato un pugno alla ex-moglie e, per questo gesto, doveva essere condannato, indipendentemente dal contesto provocatorio messo in atto dalla denunciante con i suoi comportamenti.

La sentenza, di fatto, pone in primo piano sia l’abitualità delle denunce dei maltrattamenti in famiglia, a causa anche dei comportamenti della ex-moglie/compagna, sia la necessità di analizzare anche le ragioni che sono alla base di queste aggressioni familiari. Severità per la violenza (l’uomo è stato condannato a pagare per il danno fisico procurato alla ex), ma anche necessità di inquadrare il presunto reato nello specifico contesto familiare, poiché il rapporto causa– effetto non può essere sottovalutato per presupposti ideologici, cioè di genere.

La necessità di una profonda riflessione sulle cause dei maltrattamenti in famiglia

Stracciarsi le vesti sui maltrattamenti in famiglia non serve a nessuno, se non si cerca di ricreare la cultura del rispetto dei sentimenti e della convivenza di coppia (famiglia). Occorre, di fatto, analizzare profondamente le cause che inducono ai maltrattamenti in famiglia, in pericoloso incremento, per rimuoverle prima che il maltrattamento avvenga. Un dato, di fatto, è certo: l’aggressività all’interno delle mura domestiche, anche in presenza dei figli, va affrontata, non con inutili piagnistei di circostanza, quando il fatto è accaduto, ma ricreando un rispetto della persona, al di là dei risvolti economici che spesso sono alla base delle aggressioni. Occorre rimuovere le cause del disagio esistenziale, che porta a questi comportamenti in famiglia, coinvolgendo quasi sempre anche i minori, riflettendo sul fatto che i sentimenti non possono essere uno strumento per far guerra al partner, riducendolo in miseria e rinnegando frettolosamente un progetto di vita quasi sempre costruito assieme, all’inizio della relazione e, sovente, rinnegato con estrema facilità, anche all’insaputa del partner, messo dinnanzi ai fatti compiuti, quando le situazioni affettive avevano preso un’altra piega. Occorre pure che il dialogo tra i due genitori conviventi venga sempre mantenuto per chiarire dubbi affettivi e difficoltà, rinunciando alla facile pretesa del fatto che le responsabilità siano sempre del partner e/o del genitore di sesso maschile.

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Venerdì 19 Settembre 2025 12:33

Il protocollo per le spese straordinarie non può

essere imposto nei tribunali


Ubaldo Valentini*

Il protocollo per le spese straordinarie (ogni tribunale ha il proprio concordato e sottoscritto con l’ordine degli avvocati locali), come si legge in quasi tutte le premesse, avrebbe dovuto regolamentare le spese, ordinarie e straordinarie, per i figli, nei procedimenti di affidamento, separazione e divorzio, al fine di ridurre, quanto più possibile, il contenzioso tra i genitori. Buono il fine ma l’articolazione, poi, afferma tutto il contrario poiché non è risultato uno strumento per aiutare i genitori a raggiungere la definizione consensuale delle questioni economiche relative al mantenimento dei figli “e garantire la rapida attuazione degli obblighi di mantenimento – si legge addirittura nella premessa di un protocollo risalente al 2024, cioè dopo il palese fallimento dell’iniziativa - funzionali alla soddisfazione del primario interesse dei figli a godere pienamente della vita sociale, scolastica e dell'assistenza sanitaria necessaria”(Protocollo Tribunale di Santa Maria Capua a Vetere sottoscritto il 28.03.2024).

I vari protocolli ribadiscono che sono da considerarsi spese ordinarie quelle che hanno il carattere della ordinarietà e/o quotidianità, coperte dell’assegno di mantenimento, mentre le spese straordinarie (o extra-assegno di mantenimento) devono essere imprevedibili (an), cioè avere un carattere di necessità, e indeterminabili (quantum) nell’ammontare effettivo e talvolta variabile della spesa stessa e perciò vanno concordate, di volta in volta dai genitori e, per evitare, ricorsi legali per il mancato consenso deve essere espresso per iscritto, cioè documentato. Ogni protocollo, invece, sostiene che il consenso non è necessario in presenza di urgenza e/o se la spesa era già stata approvata in passato.

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Venerdì 19 Settembre 2025 12:13

L’affido condiviso paritetico è un diritto

che va preteso. Sempre!


In una regione così piccola come la Valle d’Aosta – la cui entità demografica corrisponde a quella di una parrocchia media di una grande città – alta è la percentuale delle possibilità di concedere l’affido congiunto paritario dei figli minori e non si comprende come il locale tribunale continui a prorogare l’affido congiunto con collocazione prevalente dei figli ad un genitore (di fatto il 94% ed oltre sempre alla madre) pur sapendo che sia possibile l’affido paritetico che eleminerebbe la perversa conflittualità, quasi sempre alimentata dal genitore che si ritiene proprietario dei figli.

La legge 54/2006 che ha istituito l’affido congiunto non prevede affatto la figura del genitore affidatario prevalente e tanto meno delega – perché non può farlo – i giudici ed avvocati, escludendo i genitori, cioè gli unici deputati a decidere sui propri figli, a determinare la ripartizione delle spese straordinarie secondo fantasiosi protocolli di fatto imposti dal tribunale nelle separazioni (ma anche invocati con il compiacimento di tanti, troppi, difensori pagati dai genitori per la loro difesa e quella dei figli) dai giudici al malcapitato genitore non collocatario chiamato a pagare, in base ad un negotium contra lègem, anche spese ordinarie coperte dall’assegno di mantenimento per i figli senza la pur minima possibilità di essere preventivamente consultato sia nella scelta del professionista, come pure nella scelta dei centri sanitari in cui acquistare ciò che i liberi professionisti hanno ricettato, i cui prezzi, come quelli dei professionisti, variano tra loro ed anche di molto.

Leggi tutto...
 
PDF Stampa E-mail
Mercoledì 03 Settembre 2025 17:05

 
<< Inizio < Prec. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Succ. > Fine >>

Pagina 1 di 69

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information