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Venerdì 18 Ottobre 2024 09:24

Regione Valle d’Aosta


L’assessore Marzi nega

la violenza familiare sugli uomini


Il consigliere regionale Andrea Manfrin, constatata l’esistenza in Valle d’Aosta di numerosi uomini vittime di violenza e dopo che anche il piano per la prevenzione della violenza regionale arriva a denunciare la carenza di strutture e supporti per queste situazioni, ha presentato una interpellanza alla giunta regionale per chiedere l'apertura di un Cav dedicato agli uomini.

Durante la discussione dell’interpellanza, l’assessore ha risposto che la violenza sugli uomini non rappresenta un allarme sociale, ignorando sia i casi di cronaca che il consigliere Manfrin aveva citato, sia i dati dell'unico studio condotto, che evidenziano come il 25% delle violenze avvenga anche ai danni di uomini. Una risposta pilatesca disarmante e preoccupante per il dispregio verso i cittadini in difficoltà ed ancor più preoccupante è il disinteresse totale verso queste problematiche da parte di tutti gli altri consiglieri regionali, compresi quelli che vorrebbero farsi passare per paladini “degli ultimi”.

***

La risposta dell’assessore Marzi (noto per il suo totale disinteresse nei confronti delle impellenti richieste dei separati che chiedono una vera tutela dei propri figli e una terzietà (non un discriminante schieramento di campo), la trasparenza dei servizi sociali, come legge pretende, nel riferire i fatti escludendo qualsiasi persecuzione verso i padri per assecondare le pretese materne. Il comportamento del responsabile valdostano delle politiche sociali evidenzia il disinteresse del suo assessorato verso una parte dei cittadini (molti dei quali sono stati suoi elettori e gli permettono di percepire i benefici economici di cui attualmente gode) è una palese offesa ai cittadini valdostani di sesso maschile che, a suo dire, non sono vittime di violenza e che, quindi, non necessitano di un apposito centro (cav) dove potersi recare per avere consigli ed essere tutelati, nonostante il rifiuto anche di solo ascoltarli da parte del centro antiviolenza esistente.

Non è chiaro conoscere a quale violenza si riferisca l’assessore e quali siano le sue fonti informative da cui trae le sue drastiche conclusioni che, in verità sono le stesse di chi gestisce l’antiviolenza di genere e tutti i finanziamenti pubblici che senza alcun riscontro degli amministratori regionali vengono elargiti a specifici centri, alle associazioni femministe, alle Pari Opportunità e a tutte quelle cooperative che orbitano nel lobbistico mondo sociale.

L’assessore Marzi non sa, inoltre, o fa finta di non sapere, che tutte le leggi vigenti sulla violenza fisica e psichica endofamiliare non fanno nessuna distinzione tra genere femminile e quello maschile e la violenza di genere è senza genere nel nostro ordinamento. Anche il cosiddetto “Codice Rosso”, in realtà, è privo di genere e prevede moltissime forme di tutela nei confronti delle persone vittime della violenza di genere, ma in nessun passaggio è orientato a prediligere un sesso rispetto all’altro.

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Venerdì 18 Ottobre 2024 09:13

Riuscitissimo convegno ad Aosta


Minori e padri separati vittime

di violenze endofamiliari

 

Il convegno su Violenza di Genere, quando le vittime sono i minori e i padri separati tenuto sabato scorso ad Aosta con cui l’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps) ha voluto aprire una finestra sulla diffusissima violenza che si consuma a danno dei minori e dei padri separati. Il tema, introdotto dal presidente dell’associazione, è stato trattato con competenza e con estrema chiarezza dall’avv. Amanda Paschetta, penalista ed esperta di violenza di genere e di stalking, dalla dott.ssa Sara Leone, psicologa giuridica e criminologa, dal consigliere regionale Andrea Manfrin, membro della V Commissione Regionale Salute e Politiche sociali. I lavori sono stati coordinati da Andrea Pieri, vicepresidente dell’associazione.

La diretta in streaming è stata seguita da migliaia di persone, da ogni parte dell’Italia, è potrà essere veduta anche in futuro cliccando nel riquadro riportato a fine del presente servizio.

Tutto ciò sta a testimoniare che il convegno ha centrato un tema profondamente sentito dalla società valdostana e italiana ma sta anche a testimoniare che, grazie alla professionalità e alla chiarezza dei relatori, sono state denunciate le dannose incongruenze delle istituzioni che non tutelano i minori e il genitore più debole nelle sedi giudiziarie, come ha puntualizzato l’avv. Paschetta, che a lungo si è soffermata sulla corretta interpretazione dei testi che parlano della violenza senza genere, cioè senza mai fare distinzione tra donne e uomini. La relatrice si è soffermata sul mal funzionamento dei tribunali negli affidi e nelle separazioni.

La psicologa dott.ssa Leone, un’operatrice che ricopre nei tribunali anche il ruolo di Ctu e Ctp, si è soffermata a lungo ad analizzare il devastante fenomeno della c.d. Pas che distrugge la personalità dei minori oltre a negare il diritto inalienabile alla genitorialità del padre. Questa alienazione esiste ed ha conseguenze sempre negative sui minori che vengono a trovarsi senza un genitore di riferimento e in balìa dell’altro. La relatrice ha trattato in modo chiaro l’importanza della Ctu (ben fatta) e della Ctp (altrettanto competente) durante i procedimenti di affido per eliminare molte storture che finiscono per compromettere la personalità del minore.

Il consigliere regionale Andrea Manfrin ha ripercorso le tappe della sua battaglia a difesa dei minori e dei padri separati, ma sempre contrastata dal governo locale supportato dalla mancanza di una compartecipazione alle battaglie sulla genitorialità da parte delle altre forze politiche presenti nel consiglio regionale come se questa drammatica situazione non avesse una preoccupante rilevanza sociale.

Nel corso del convegno sono state denunciate con molta chiarezza le incompetenze dei servizi sociali, le strumentalizzazioni dei centri antiviolenza e delle associazioni femministe sul cui operato e sulla gestione dei finanziamenti pubblici sarebbe opportuno aprire una vasta indagine, sulla leggerezza di certi provvedimento di affido dei minori e sulle inopportune e dannose ingerenze delle forze dell’ordine che, purtroppo, molto spesso condizionano psicologicamente i padri che vorrebbero denunciare violenze sui minori e sui padri separati, facendoli, di fatto, desistere dal denunciare la madre.

Ognuno, comunque, può verificare direttamente il pensiero dei relatori espresso con coraggio e senza remore, ascoltando la diretta del convegno cliccando su link di fianco riprodotto.

 

PER RIVEDERE IL CONVEGNO

CLICCA QUI

 
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Venerdì 11 Ottobre 2024 16:11

AOSTA 12 ottobre 2024Convegno


Perché parliamo di violenza di genere

sui minori e sui genitori separati


Parlare di violenza di genere vuol dire solidarietà totale con le vittime di un inaccettabile modo di intendere e considerare la figura femminile e presuppone, di conseguenza, la incondizionata condanna del dilagante femminicidio e dei ripetuti maltrattamenti da parte dell’uomo sulla donna.

Ma esiste anche una violenza dove la donna, leggasi madre e/o moglie-compagna-convivente, non è vittima, ma carnefice consapevole di una violenza sui figli e sul padre separato, che quotidianamente si verifica e contro la quale nessuno ha il coraggio di denunciare. Le stesse Pari opportunità sono una emanazione discriminatoria della faziosità nel gestire la violenza, sia maschile che femminile, dimenticando che i figli minori e padri separati, l’uomo, sono, molto spesso, vittime della violenza di matrice femminile, di cui nessuno parla.

I centri anti-violenza sono tutti a difesa della donna e nessuno, proprio nessuno, si pone il problema della violenza praticata dal genere femminile, spesso non denunciata in modo chiaro da chi la subisce, per paura di ritorsioni da parte delle istituzioni e di chi, di fatto, continua, ancora oggi, a gestire a suo piacimento i figli. Il padre separato nemmeno può denunciare la violenza continua e quotidiana che i propri figli, e lui, subiscono per la complicità delle istituzioni che, invece, dovrebbero sempre intervenire per chi è vittima di violenza, sia fisica che psicologica che morale. E’ una questione di cultura, ma anche di accesso ai cospicui e incontrollati flussi economici dei cittadini.

Il convegno sulla Violenza di genere quando le vittime sono i minori e i padri separati vuole costituire una occasione di confronto fra varie culture e vari modi di intendere la violenza di genere – con la totale condanna dei femminicidi – con le tantissime associazioni ed istituzioni che cavalcano, giustamente, ma, a nostro parere, talvolta anche in modo superficiale e settario, questo abuso sull’uomo, dimenticando che, negli affidi dei minori, dopo la fine della convivenza dei genitori, i figli sono, molto spesso (quasi sempre, quando c’è la conflittualità genitoriale), vittime di una logica che sicuramente non è improntata alla difesa del superiore interesse dei minori e che non è riconducibile al genitore estromesso dalla vita dei figli. Ne sono vittime sia gli stessi figli minori che il genitore non più convivente e, quasi sempre, non collocatario degli stessi, poiché prevale l’assurdo principio che “la mamma è sempre la mamma” e che il padre è inadatto a far crescere i figli, cioè permane il retaggio culturale di altri tempi e che la vita quotidiana attuale continuamente smentisce.

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Venerdì 11 Ottobre 2024 11:58


Convegno ad Aosta, quando le vittime sono i minori e i padri separati.

12 Ottobre ore 9.00

 

Clicca qui per la diretta

 


 
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Giovedì 26 Settembre 2024 08:47

Quando la violenza di genere è

contro i minori e i padri separati


La violenza è sempre violenza e come tale va sempre condannata. Diventa di genere perché si manifesta, contro le donne, in modo cruento, anche se la violenza fisica è solo la punta di un iceberg che disgrega tutti e tutto. Le pari-opportunità e i centri antiviolenza questo non lo hanno capito e continuano a fare clamore su ripugnanti casi di femminicidio, dimenticando che sono vittime della violenza anche gli uomini e soprattutto i minori, ai quali, nelle separazioni, viene, di fatto, negata la bigenitorialità e la cogenitorialità al genitore non collocatario, in nome di una tutela dei diritti che, al contrario, non c’è.

La violenza psicologica, quotidiana e martellante, procura nella personalità dei bambini una tragica insicurezza e malessere che finiscono per condizionare in modo irreparabile il loro futuro. Nessuno pensa seriamente a questo sottile, incontenibile e lacerante malessere di persone impotenti a reagire ed a darsi una ragione di ciò che sta loro capitando, predominando la cultura della insignificanza del bambino, che, tanto, prima o poi, crescerà, e degli intoccabili diritti (sarebbe meglio chiamarle esigenze) dell’adulto, che non può aspettare. Nessuno pensa al dramma dei padri, a cui è concesso, in concreto, di assolvere al ruolo di genitore economico, ma non altro.

Lui è marginale nella vita dei figli e le sue qualità genitoriali non contano nulla, il quale, una volta sperimentato di essere impotente dinnanzi alle istituzioni che dovrebbero tutelare ogni cittadino, si lascia annullare da atti estremi per contestare, a modo suo, questa società, indifferente verso le aspettative di un genitore che non vorrebbe rinunciare alla propria genitorialità.

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Venerdì 20 Settembre 2024 16:04

 

 


 
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Venerdì 20 Settembre 2024 16:03

Affido dei minori ai servizi sociali:

poteri e tempi vanno sempre dettagliati


L’affidamento dei minori ai servizi sociali senza fare, prima, la dovuta verifica sulla natura e sull’origine della conflittualità genitoriale che sarebbe alla base di questi estremi provvedimenti del giudice. La conflittualità genitoriale, come i dati statistici insegnano, è quasi sempre riconducibile al genitore collocatario/affidatario. Sono quasi sempre i servizi sociali, nella maggior parte dei casi in cui questa forma di affido sarebbe da cancellare dal codice e/o comunque non rientra nella tutela dei minori i cui genitori possiedono, talvolta, una parziale cultura genitoriale che deve essere aiutata a meglio esprimersi. Sono proprio i servizi sociali che dovrebbero aiutare. In itinere, i genitori in difficoltà, mentre, invece, nella maggior parte dei casi, sono proprio loro a proporre al giudice l’affidamento al comune (leggasi servizi sociali), con un o sperperio di soldi pubblici per pagare persone senza professionalità e con problemi personali, talvolta, irrisolti.

Non è inopportuno ricordare che la conflittualità è dannosa per i figli, soprattutto quando viene attribuita anche al genitore che sarebbe conflittuale perché tutela i propri figli, ma ancora più dannosa lo è quando diventa un pretesto per togliere i figli ad ambedue i genitori e darne l’affidamento ai servizi sociali che possono lasciarli presso la famiglia in cui sono collocati (quindi senza cambiare nulla) o, a loro discrezione, collocarli in una costosa casa famiglia, come sovente avviene anche in Valle, spesso senza arte e parte, dove mancavo i previsti sistematici controlli sul loro operato.

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Giovedì 12 Settembre 2024 16:57

Curatore speciale: tutela per i minori

o solo aiuto al genitore collocatario?


La figura del curatore speciale del minore, nel procedimento di affido, diventa importante quando la conflittualità tra i due genitori non permette loro di garantirgli la serenità, la libertà, l’educazione, l’istruzione, il mantenimento e l’assistenza in genere. Le condizioni per la sono previste dall’art. 321 c.c. e cioè “in tutti i casi in cui i genitori congiuntamente, o quello di essi che esercita in via esclusiva la responsabilità genitoriale, non possono o non vogliono compiere uno o più atti di interesse del figlio, eccedente l’ordinaria amministrazione, il giudice, su richiesta del figlio stesso, del pubblico ministero, o di uno dei parenti che vi abbia interesse, e sentiti i genitori, può nominare al figlio un curatore speciale, autorizzandolo al compimento di tali atti”.

La nomina del curatore speciale del minore diventa obbligatoria (art. 473 bis, nn. 7-8 c.p.c.) quando il p.m. chiede la decadenza della responsabilità genitoriale per ambedue i genitori oppure nel caso in cui un genitore chieda la decadenza dell’altro; se viene predisposto l’affido extrafamiliare del minore; se il minore sia moralmente o materialmente abbandonato o si trovi esposto, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio o pericolo per la sua incolumità psico-fisica; quando, durante il procedimento di affido, di separazione o divorzio, emerge il rischio di una inadeguata rappresentanza del minore da parte di entrambi i genitori; quando lo richiede espressamente il minore stesso che ha compiuto 14 anni; quando il giudice constata l’inadeguatezza dei genitori a tutelare gli interessi del minore.

“L'istanza per la nomina del curatore speciale si propone al conciliatore o al presidente dell'ufficio giudiziario davanti al quale s'intende proporre la causa. Se la necessità di nominare un curatore speciale sorge nel corso di un procedimento, anche di natura cautelare, alla nomina provvede, d'ufficio, il giudice che procede” (art. 80 c.p.c.).

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