ACCADE AL TRIBUNALE PER I MINORENNI DI PERUGIA - 01 Gennaio 2006 PDF Stampa E-mail

01 Gennaio 2006
Una madre lascia la casa familiare, portando via la figlioletta, senza comunicare al padre la nuova
residenza; per otto mesi non la fa vedere al genitore il quale, nell’ottobre 2006, si rivolge al T.M.
competente chiedendo l’affido condiviso e la regolamentazione del diritto di visita. Il decreto emesso dal Tribunale, dopo quattro mesi, dispone che il genitore può vedere la bimba solo per 3 ore
alla settimana e sotto sorveglianza dei servizi sociali.
Motivo? Una serie di denunce a vario titolo, fatte dalla madre e dai suoi parenti, prive di riscontri e,
a tutt’oggi, di qualsiasi prova e quindi condanna. Il T.M. ignora le richieste di modifica sia paterne
che quelle dei nonni ai quali la legge garantisce i diritti di incontrare la nipote: dal settembre 2007 li
riceve alla fine di agosto 2008!
Al solito: quando una madre denuncia il padre del comune figlio quello viene subito condannato (e
di riflesso il figlio) e privato dei suoi diritti salvo poi, dopo molto tempo di ingiuste privazioni,
riconoscere che non c’era nulla se non una fortissima conflittualità tra le parti.
Questo è un modo diffuso di procedere del Tribunale per i Minorenni di Perugia e di buona parte
della “giustizia minorile”.
Oggi, lo stesso Tribunale che aveva tanto rapidamente condannato quel genitore e i parenti, ha
decretato che il bambino, prima affidato ai servizi sociali e collocato presso la madre, venga
affidato in modo condiviso secondo quanto prescritto dalla Legge 54/2006, mantenendo il
collocamento presso la madre.
Purtroppo non è il riconoscimento, assai tardivo, dell’inesistenza di ogni tipo di impedimento al
diritto di legge iniquamente negato, ma un’operazione di facciata fatto da chi è incapace di
riconoscere i propri grossolani errori e cerca di evitare censure e richieste di risarcimento per il
mancato rispetto di una legge dello Stato.
Perché sostenere questa tesi? Perché non esiste un affido CONDIVISO dove un figlio possa stare
col padre, a partire dal 2009, solo per 2 fine settimana + 2 sabati al mese. Perché non esiste un
affido CONDIVISO dove al padre siano concesse solo 24 ore col figlio durante tutto il periodo
festivo di Natale e Pasqua. Perché non esiste un affido CONDIVISO dove, aumentando il tempo di
permanenza col padre che ne sostiene quindi le spese, venga aumentato un contributo al
mantenimento rispetto a prima considerando il reddito del padre in diminuzione e senza tener conto
di quello effettivo della madre.
Non entriamo nel merito delle valutazioni espresse sui vari decreti dai quali emerge, chiaramente,
una padri-fobia meritevole di intervento delle Pari Opportunità, se veramente tale fine perseguisse.
L’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori non accetta questo raggiro al bambino, al
padre ed ai suoi parenti tutti tutelati dalla Legge italiana disattesa in maniera eclatante. Se per questi
Magistrati è da condannare un padre perché reo di scrivere memorie “talvolta gratuitamente
polemiche” nel richiedere il rispetto dei diritti suoi, del figlio e dei parenti è bene che cambino
mestiere!
Cosa dovrebbero dire i genitori che si vedono condannare per “intuizioni” da chi, per problemi di
salute o di altra natura, tiene ferme per mesi pratiche urgentissime rifiutando che venissero evase da
chi vuole esercitare la professione?
Per far funzionare la Giustizia iniziamo a sottoporre ad essa anche i Magistrati che non funzionano!
Il Presidente
Arch. Giovanni Montanaro

 

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information