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Il diritto di famiglia è ancora valido?

Analizzando certe sentenze non si può che asserirne la sua fine. La giustizia è una istituzione intoccabile i cui operatori beneficiano di innumerevoli privilegi, non rendono mai conto a nessuno del proprio operato, non pagano quando commettono errori delegando a risarcire le loro inadempienze e superficialità. Non parliamo, poi, di ciò  che la cronaca in tutti questi decenni è stata costretta a  riferire. Nelle separazioni e nei divorzi sorge spontanea una domanda: chi emette la sentenza ha letto attentamente i fascicoli delle parti?

 

Lettori di fascicoli cercasi


Vengono emesse sentenze di separazione e divorzi - o di modifica di queste - che ci lasciano allibiti. Il contraddittorio non c’è stato o non è servito a nulla e, nonostante le richieste documentate, i voluminosi fascicoli non sono stati aperti e si ha la netta sensazione che ogni processo è copia di altri e che ci sia una prassi che rispetta solo formalmente la procedura civile mentre il libero arbitrio resta fortemente condizionato da ideologie e mode culturali.

Restano incomprensibili certe valutazioni giustificative della sentenza – talvolta veramente inaccettabili perché basate esclusivamente su luoghi comuni e senza alcun riscontro scientifico – che sembrano dar ragione non ai fatti oggettivi, oggetto del contendere, ma ad un’etica familiare basata sulla sopraffazione di un coniuge sull’altro o di un genitore sull’altro senza minimante garantire ai minori i loro diritti e la loro inalienabile dignità di persona.

Succede che il genitore collocatario si comporti da padre-padrone sui figli e sull’altro genitore, violando palesemente le disposizioni provvisorie o definitive del tribunale, mentre le dovute denunce vengono archiviate e non si da attuazione nemmeno a quanto previsto dall’art. 709 ter c.p.c.. Se la vittima osa chiedere il rispetto dei propri diritti e di quelli dei figli,  la  sua richiesta sovente cade nel vuoto o viene di fatto vanificata, soprattutto in certi tribunali italiani. Non altrettanto accade per la madre collocataria che anche se madre malevola resta la figura intoccabile per la crescita dei figli come se l’agire corretto non sia prerogativa indispensabile per ogni educatore.

Chiedere la verifica dell’esistenza o meno della sindrome di alienazione parentale (Pas) sembra quasi un reato. Purtroppo nessuno conosce esattamente questa sindrome, nemmeno gli iperattivi servizi sociali, i social-psicologi che gravitano all’interno ed attorno ai tribunali come consulenti, ctu o giudici onorari, riescono a comprendere il ruolo fortemente negativo e disgregativo della psiche dei minori che subiscono quotidianamente le pressioni psicologiche del genitore con cui convivono prevalentemente.

Oggi giustizia, servizi sociali e parte del mondo forense vanno a braccetto per trovare soluzioni, ben costruite ma troppo spesso senza alcuna possibilità di realizzo. Così c’è un continuo rinvio tra tribunale, servizi sociali, ctu, mediazioni familiari, visite protette con molti operatori che farebbero bene a cambiare mestiere poiché in certe attività occorrono preparazione culturale e professionale, oltre a specifiche doti umane.

La Giustizia deve decidere: Esiste per questo e non può sempre rinviare o costringere le parti a trovare accordi ”subiti” che alimenteranno conflittualità a danno dei figli. A nulla serve la mediazione familiare se fatta da persone che non conoscono profondamente la psicologia dell’età evolutiva e degli adulti che vivono le difficoltà della fine di un progetto d’amore. In questi casi parliamo non di mediazione familiare ma di un pessimo surrogato che darà lavoro e risorse economiche pubbliche ad alcuni senza alcun ritorno. La “infarinatura” di alcune nozioni psicologiche non significa possedere la preparazione per un simile delicato lavoro. Esistono, inoltre, vari modi – compresi i “consigli” percepiti dai diretti interessati come velate “minacce” di provvedimenti drastici - per imporre un corso di mediazione familiare con conseguenze ben prevedibili quando non c’è la predisposizione di ambedue i genitori a seguire un percorso genitoriale.

Provvedimenti “giusti” del tribunale prevengono possibili esuberanze del genitore più forte. La mediazione familiare, inoltre, non serve per arrivare ad accordi economici di separazione. Occorre che il giudice decida, tenuto conto dei diritti del ricorrente e del convenuto e dei reciproci doveri, per garantire i diritti dei minori e del genitore più debole.

Per fare tutto ciò, però, occorre – sempre - che i fascicoli vengano letti, studiati, comparati ed approfonditi, caso per caso, e che i tempi impiegati siano contenuti poiché spesso ci sono diritti violati. Occorre la Giustizia sia quella bilancia con uguali bracci, non condizionata da questa o quella teoria, da questa o quella impressione. Il giudice ha tutti gli strumenti per far chiarezza sulle asserzioni dei due contendenti contenute nel fascicolo e garantire a tutti i cittadini di sentirsi uguali dinnanzi alla legge, indipendentemente dai patrocinatori che l’assistono, dalla fede religiosa e dalla visione del mondo. Per fare ciò la lettura attenta e approfondita del fascicolo è indispensabile e i tribunali dovrebbero garantire ai giudici il tempo necessario per lo studio dei singoli casi. L’efficienza della giustizia si misura non dalle sentenze emesse, ma dalla loro imparzialità e dalla tutela garantita ai figli.

Alla luce di quanto attualmente accade nasce  la nostra proposta di “istituire” nei tribunali italiani la figura del lettore dei fascicoli con lo scopo di riferire “fedelmente” ai giudici il contenuto dei fascicoli ed aiutarli a formulare sentenze “ragionevoli” e soprattutto non inutili e, in crescenti casi, nemmeno rispondente all’oggetto del contendere.

Utopia o provocazione? Forse sì, l’una e l’altra. Con la speranza, però, di una giustizia meno distratta.

 

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