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Testimonianza

Riceviamo e pubblichiamo*

Festa del papà separato: una rituale farsa

Sono un papà che vedo i miei due figli di dieci e sette anni solo quando vuole mia moglie, la quale se ne frega delle disposizioni consensuali di separazione e bussa solo a cassa, nonostante stia economicamente meglio di me e viva nella casa che con anni di sacrifici mi sono costruito (lavorando sabato e domenica e aiutato da amici e parenti) prima del matrimonio. Come dipendente pubblico ho un reddito di 1.400 euro al mese, mentre lei arriva a quasi duemila euro e percepisce l’affitto di una sua casa (€. 530 al mese). Inoltre le devo passare – perché secondo il giudice non ho il mutuo sulla casa – €. 800 al mese per il mantenimento dei due figli che dovrebbero stare con me per 14 giorni al mese. Le spese straordinarie ( di tutto e di più) sono al 50% senza che possa avere il diritto di concordarle preventivamente. Mediamente le devo dare altre 150 euro al mese. Pago €. 350 al mese  per un piccolo monolocale, oltre alle utenze. I miei genitori e la famiglia di una mia sorella mi passano viveri, vestiario e benzina per andare a lavorare. Soldi per svaghi personali non esistono.

Nella mia stessa situazione si trovano tanti padri che conosco. Ho una esperienza negativa dei servizi sociali, spesso arroganti ed anche privi di qualsiasi sensibilità, e dei tribunali che decidono senza verificare nulla e senza consultare il codice civile e la giurisprudenza.

A quarant’anni trovarsi in questa situazione non è affatto bello, soprattutto quando vuoi fare il padre e nessuno tutela i tuoi figli e nessuno ha il coraggio di condannare la madre che cerca in tutti i modi di eliminarti come padre. I figli hanno manifestato il loro disagio ai servizi sociali e alla psicologa dell’Asl perché vorrebbero stare con me e perché  non accettano che il compagno della madre stia abitualmente nella loro abitazione, portando spesso anche i propri figli molto più grandi di loro.

Sentire parlare della festa del papà in una società di separati suscita in me una ribellione contro tutto e contro tutti. Mi chiedo quanto dovrà continuare questa presa in giro dei padri e quanto questa festa sia funzionale alle Pari Opportunità, ai servizi sociali, alla politica ed ai giudici. La risposta è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno fa nulla per far rispettare il diritto alle genitorialità dei genitori, per punire il genitore che provoca alienazione parentale nei figli e soprattutto per far rispettare i minori, mai ascoltati e mai presi seriamente in considerazione nelle poche circostanze in cui vengono consultati.

Il legale mi ha consigliato di chiedere una Ctu, informandomi che i costi,  spesso anche elevati, sono a carico di ambedue i genitori e talvolta solo a carico del richiedente. Il Ctu dovrebbe essere affiancato da uno psicologo di parte pagato da me: il tutto per alcune migliaia di euro che non posso permettermi. Non posso permettermi nemmeno un legale per ricorrere al tribunale.

Mi chiedo che cosa si possa festeggiare il prossimo 19 marzo visto che i padri separati sono di fatto emarginati dalla vita dei propri figli e ci si ricorda di loro solo per fini elettoralistici o diffondere informazioni distorte sulle loro problematiche, mettendo in evidenza principalmente la tragicità di certi avvenimenti frutto di esasperazione.

La festa del papà esiste solo quando c’è uguaglianza tra i genitori, quando le istituzioni rispettano questa importante figura e la mettono al centro della vita dei figli. Altrimenti, invece della festa, si continua a umiliarlo dinnanzi ai figli e dinnanzi alla società. Secondo me, occorrono meno parole ma più concreti gesti di rispetto e di giustizia.

* Saulo Ameni (FI)

 

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