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La PAS è una diffusa realtà


La sindrome da alienazione parentale, la PAS, non è una invenzione dei padri separati – sovente etichettati come maschilisti e collerosi verso la propria ex-partner - che accusano la madre dei propri figli di metterglieli contro dopo la separazione. Il padre, con la fine del rapporto affettivo con la propria moglie e partner, deve lasciare la casa familiare (se regolarmente coniugato, la deve lasciare anche quando è di sua esclusiva proprietà), vede i figli in orari standard - stabiliti da tribunali “stanchi” - che spesso  non tengono conto dei suoi impegni lavorativi e delle reali esigenze psico-affettive ed educative dei minori.

E’ facile, per la madre affidataria o collocataria, esercitare una pressione psicologica subdola sui figli che vivono con lei, inducendoli, lentamente, a rifiutare l’altro genitore dipinto come la causa delle loro sofferenze, come colui che egoisticamente li ha abbandonati, magari per stare con un’altra donna.

I figli non hanno la possibilità di verificare la veridicità delle affermazioni loro fatte e pertanto sono portati inconsciamente ad assumere il ruolo di unici tutori della madre contro il padre “cattivo” e talvolta anche “mostro”. Per punirlo, si rifiutano di incontrarlo e di parlare con lui al telefono. Questa strategia, talvolta, serve alla madre anche per introdurre in casa senza difficoltà il padre “alternativo” che sarà così pienamente accettato dai figli. Se il padre, poi, si è rifatto una famiglia, se ha altri figli e se accoglie in casa oltre alla nuova compagna anche i suoi eventuali figli, ciò fa buon gioco per la madre che, agli occhi dei figli, dà fondamento alle proprie accuse verso l’altro genitore.

 

Il mondo scientifico non è concorde nel dare scientificità alla Pas e quindi riconoscerla come sindrome; le organizzazioni al femminile sostengono “categoricamente” che tale patologia non esiste e che la madre non ha colpe nell’allontanamento dei figli dal padre; i tribunali nicchiano e, con il supporto tecnico dei servizi sociali, quasi negano che i figli possano essere alienati “volutamente” dal genitore affidatario o collocatario; l’informazione è latitante su queste tematiche e non vuole dar ascolto al genitore parte debole nelle separazioni.

La manipolazione della psiche di bambini in tenera età è possibile e un genitore con scrupoli solo economici non esita a farvi ricorso per dar sfogo alle proprie recondite vendette. Le primarie esigenze dei minori non vengono tutelate dalle istituzioni convinte, per retaggio culturale, ideologico e religioso e per convenienza operativa, che la figura materna, a differenza di quella paterna, sia indispensabile per la crescita dei minori e che la mamma sia sempre il genitore migliore, anche quando “perseguita” di fatto i propri figli negandogli la figura del padre.

Difficile resta, in questo contesto, la tutela dei minori e del genitore più debole sia per la presenza di istituzioni prevenute nei confronti dell’affido condiviso, sia per l’operato di certi legali e psicologi che con la deontologia professionale hanno poca confidenza e che spesso non sono nemmeno sorretti da doverose conoscenze scientifiche, sia per l’indifferenza di coloro che, invece, dovrebbero operare a tutela dei minori e della genitorialità, comprese alcune variegate e poco trasparenti associazioni di categoria.

Non resta che affidarsi direttamente ai padri separati e suggerire loro di far valere, in ogni sede, i diritti propri e quelli dei figli, andando anche a bussare alle stanze dei politici che non vogliono mettersi contro certe lobby istituzionali e contro certe strutture populistiche che in nome delle teoriche pari opportunità e della tutela sessista finiscono per giustificare – se non per favorire – la discriminazione genitoriale.

Pretendere giustizia, con la pari opportunità genitoriale, è un diritto di ciascun cittadino. L’emarginazione dei padri è un dato inconfutabile che deve essere combattuto in tutte le sedi con forza, punendo coloro che si macchiano del reato di violazione psichica sui minori e coloro che, a livello istituzionale, omettono di denunciare il grave abuso genitoriale senza emettere o prendere i dovuti provvedimenti punitivi. La giustizia deve essere pretesa sempre ed ovunque e il cittadino che la chiede non può essere penalizzato ed additato come un genitore che non pensa al bene dei propri figli.

Un giudice italiano, irritato perché un padre che veniva continuamente denunciato dall’ex-moglie per fatti inesistenti e che per questo non accettava la proposta di accordo (sempre economico) con la controparte, ha osato “sentenziare” a voce alta: “meglio un accordo che la giustizia”, facendo intendere che per lui le accuse della signora erano tutte vere, anche senza il dovuto riscontro dibattimentale. Che dire?

La Pas esiste ed è assai diffusa. Chiamiamola pure con altri nomi, ma la triste prassi di “plagiare” i figli da parte del genitore maggiormente presente deve essere combattuta senza tentennamenti e scusanti:

  1. chiedendo  espressamente l’intervento del giudice nei casi conclamati e, quando questi si rivela inadempiente, fare una class-action contro di lui, chiedendone provvedimenti disciplinari al Csm e la sua destinazione ad altra sede e/o sezione della giustizia
  2. predisporre, nei provvedimenti del giudice, una equa ripartizione dei tempi in cui i figli restano con i singoli genitori, arrivando all’affido condiviso alternato. Per i figli avere due case potrebbe essere una risorsa e non un pericolo e verrebbe risparmiato loro il tentativo di manipolazione da parte del genitore più presente
  3. creare nei tribunali una sezione specifica che tratti questa delicata materia con professionisti di diritto di famiglia e di psicologia dell’età evolutiva, il cui operato va monitorato da una commissione esterna al tribunale e mista, abolendo i “vacui” giudici onorari e gli elenchi “chiusi” dei Ctu
  4. rivedere il codice di procedura civile e penale per le tematiche legate all’affido, riducendo i tempi del processo e le inutili formalità
  5. obbligare i servizi sociali – a cui indebitamente tanti giudici delegano la gestione dei figli nelle separazioni – a considerare l’alienazione parentale come una diffusa emergenze che provoca indelebili danni nella crescita dei minori privati, di fatto, dell’altro genitore. Chi dimostra di essere prevenuto su queste problematiche, deve essere allontanato da questa delicato incarico
  6. creare una reale cultura della bi-genitorialità attraverso i media, la scuola e i pubblici dibattiti
  7. punire in modo esemplare (anche economicamente) chi allontana i propri figli dall’altro genitore
  8. pretendere che le Ctu verifichino chiaramente e con test appropriati l’esistenza o meno dell’alienazione genitoriale e che gli psicologi della struttura pubblica indaghino sulla cosiddetta Pas senza remore e favoritismi
  9. chiedere al Parlamento la riformulazione di alcuni articoli del diritto civile e penale inerenti la famiglia, chiari nella formulazione e nella interpretazione
  10. stesura di un libro bianco, pubblicato sul Web, per tracciare una mappa degli abusi psicologici sui minori nelle separazioni  e per documentare le inefficienze – talvolta sarebbe meglio parlare di pericolosità – delle istituzioni pubbliche.

La nostra associazione mette a disposizione dei padri separati la propria esperienza e il proprio spazio su internet per una campagna mirata contro la dilagante Pas e per esporre documentate situazioni di ingiustizia e di inefficienza delle strutture pagate con i soldi pubblici per tutelare i minori e il genitore più debole. Ci potete contattare al 347.6504095 e su Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 

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