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Il dovere di non tacere

 

di Ubaldo Valentini*

Quando le istituzioni non funzionano è giustificata la rabbia dei cittadini verso i quali lo Stato-fisco non è tenero, soprattutto se non appartengono alle caste degli intoccabili. Quando non funziona la giustizia e a farne le spese sono gli indifesi, i minori e/o il genitore più debole, la rabbia interiore non basta più ed occorre protestare. Occorre denunciare pubblicamente il malfunzionamento dei tribunali e la “inadeguatezza di tanti giudici” che, a seguito dell’inaccettabile modus operandi, dovrebbero essere destinati ad altro incarico con altro stipendio o addirittura licenziati.

Il giudice che propone solo provvedimenti provvisori e lesivi del principio della bigenitorialità e che si rifiuta di emettere sentenze per evitare che la parte lesa possa adire ai gradi superiori della giustizia occupa abusivamente un ufficio pubblico e viola, con cappa e mazza, i diritti umani. Un giudice che, in nome della sua indipendenza, non rispetta il cittadino-utente che ha dinnanzi a sé e che se ne frega dei codici civili e penali non può occupare quel posto. In una società veramente democratica questi giudici – per fortuna non tutti - dovrebbero rispondere personalmente dei danni provocati dalla loro inerzia e negligenza.

La politica, però, tutela se stessa e non tocca i giudici. Una mano lava l’altra e ai malcapitati cittadini non resta che subire le ingiustizie e rassegnarsi.

E’ possibile che una madre venga perseguitata da oltre dieci anni, come riportato nell’articolo di seguito, e che il T.M., conservandole l’affido condiviso, la privi di fatto di qualsiasi elementare diritto genitoriale, permetta ai servizi sociali di interrompere gli incontri protetti e che da 15 mesi non le permette di avere notizie sulla figlia? Sembra una barbara storia disumana e surreale risalente agli albori dell’umanità. Ma, purtroppo, non è così e appartiene alla nostra civiltà.

Sotto accusa è la procedura civile e penale. Non spetta ai cittadini amministrare privatamente la giustizia, ma quando gli organi preposti al controllo dinnanzi ai denunciati soprusi sui minori e sul genitore non collocatario archiviano tutto perché il giudice contestato nella sua autodifesa nega tutto – e non poteva essere diversamente - nonostante la puntuale ed abbondante documentazione presentata, allora non si può tacere e non si può restare a guardare. Quando questi organismi di controllo non predispongono nemmeno i dovuti controlli con propri ispettori, i cittadini hanno il dovere di denunciare pubblicamente il mancato rispetto dei diritti costituzionali e la mancanza dell’equo processo e pretendere “giustizia”, quella vera.

Cosa dire poi quando il massimo organismo di controllo sull’operato della magistratura – che costa il sangue ai cittadini lavoratori - risponde con una lettera identica ad altre per casi diversi, cambiando solo i nomi?

Questa non è la Giustizia contemplata nella nostra Costituzione.

I minori sono le vere vittime di questo modo di operare di alcuni giudici che i colleghi tollerano e, talvolta, proteggono. I cittadini, consapevoli di tutto ciò, non possono mettere la testa sotto la sabbia e continuare ad ignorare gli abusi che molti minori e il loro genitore più debole subiscono a causa dell’indifferenza di alcuni giudici, dell’arroganza di molti servizi sociali, dei politici e dei troppi perbenisti che affondano la società.

Agli usurpatori dei diritti umani mostriamo loro i denti, nella democrazia e in nome della democrazia, e, con tolleranza zero, riprendiamoci i nostri inalienabili diritti. Uno spazio su questo sito web verrà riservato alle vittime della Giustizia e riporterà in modo esplicito i loro casi e sarà a disposizione di tutti coloro che vorranno gridare la loro rabbia contro le ingiustizie sui minori e vorranno lottare con noi per il ripristino della giustizia minorile.

Occorre essere in tanti per pretendere che nessuno tocchi i minori!

 

  • presidente “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori”, a.p.s., fondata nel 1998
 

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