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In Valle d’Aosta


Nel patrocinio a spese dello Stato

tollerate le tante false dichiarazioni


Molte persone chiedono l’ammissione al Patrocinio a spese dello Stato presentando la dichiarazione dei redditi propri e dell’intero nucleo familiare. Per garantire a tutti i cittadini il diritto alla difesa nei processi, lo Stato concede il patrocinio gratuito a quelli che hanno un reddito lordo annuo non superiore ad euro 11.369,24 così come risultante dall’ultima dichiarazione dei redditi, aumentata in base ai figli.

L’accoglimento della domanda d’ammissione a tale beneficio spetta al giudice nei procedimenti penali e al consiglio dell’ordine degli avvocati per tutti gli altri procedimenti ai quali compete valutare la fondatezza delle pretese da far valere e se ricorrono le condizioni per l’ammissibilità. Copia del provvedimento d’ammissione viene trasmessa all'interessato, al giudice competente e all'Ufficio delle Entrate, per la verifica dei redditi dichiarati. Tutti costoro, dunque, hanno il dovere di valutare la veridicità e completezza delle dichiarazioni.

Resta incomprensibile che molte persone usufruiscano del patrocinio gratuito nonostante, sia il richiedente che i familiari, svolgano una regolare e continuata attività occupazionale retribuita, come in tanti sanno. Le ragioni possono essere tante e la più rilevante è quella dei redditi truccati per il lavoro a nero che svolgono ma che, con complicità varie, non viene dichiarato.

Il patrocinio concesso ma non dovuto danneggia noi tutti perché i costi dei processi vengono pagati con i soldi pubblici e danneggia in modo particolare alcuni genitori nelle separazioni e divorzi dove con estrema facilità e superficialità e con spirito di vendetta il beneficiario denuncia l’ex marito o compagno e il genitore dei loro figli per qualsiasi cosa, costringendo l’ex partner a doversi difendere nelle sedi giudiziarie per continue denunce infondate che al denunciante non costano nulla.

Non è facile, per alcuni soci valdostani, far fronte alle continue e pretestuose denunce di controparte, a cui non sono estranei alcuni legali, - denunce che ad Aosta non sono mai archiviate quando sono contro un padre e marito/compagno - poiché non hanno risorse economiche per difendersi (in caso di condanna questi genitori rischiano di perdere anche i figli) e nemmeno possono accedere al beneficio di cui usufruisce controparte.

E’ noto a tutti che quando finisce una convivenza, il padre ed ex-marito o compagno si ritrova quasi sempre senza casa, con un mutuo sulle spalle, un pesante assegno di mantenimento per i figli, oltre alle spese straordinarie per gli stessi – mai condizionate al suo consenso – e, nella quasi totalità dei casi, non può permettersi nemmeno una minuscola abitazione per sé, non può accogliere dignitosamente i figli quando sono con lui e molto spesso è costretto a ritornare a vivere con i familiari o essere ospitato da amici. Se a ciò si aggiungono le spese legali per difendersi dalle denunce di controparte, al padre non resta che chiedere l’elemosina per poter mangiare, pur lavorando, e non potrà mai rivendicare, in tribunale, il diritto alla bigenitorialità dei figli perché senza un quattrino e i legali, si sa, non lavorano gratuitamente.

I milioni messi a disposizione ogni anno dalla Stato non servono per coprire tutte le richieste di chi ne avrebbe diritto e gli “abusivi” negano loro il diritto al patrocinio a spese dello Stato.

Le false dichiarazioni economiche, il diffuso lavoro nero – solo raramente coperto da un part-time altrettanto non veritiero – danneggia il padre separato anche nella determinazione dell’assegno di mantenimento per i figli e nella suddivisione delle spese straordinarie calcolate, in solidarietà, sui redditi dichiarati dai due genitori.

Le problematiche legate alle false dichiarazioni economiche e alla assai diffusa evasione fiscale verranno sottoposte dall’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori alla Procura della Repubblica, al Tribunale, alla Corte dei Conti, alla Agenzia delle Entrate, alla Guardia di Finanza ed all’Ispettorato del Lavoro della Valle d’Aosta, come pure di tutte le altre regioni, perché ciascuna istituzione indaghi in modo approfondito su questo fenomeno noto a tutti gli abitanti valdostani e non solo.

Ai politici si chiede di denunciare a chiare lettere il fenomeno del lavoro in nero.

Inoltre si chiedono severi provvedimenti nei confronti di chi permette tale lavoro e di chi presenta dichiarazioni mendaci; altresì si chiedono provvedimenti disciplinari nei confronti di chi le sottoscrive, di fatto avallando la richiesta del cliente.

Ubaldo Valentini - presidente

 

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