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Sulla proposta di modifica del condiviso della Lega e 5 Stelle (DDL735/18)

 

Le sterili e anacronistiche argomentazioni

delle lobby femministe e dei centri antiviolenza

 

Non si comprende con quale sfacciataggine si possa sostenere che la prassi dell’affido condiviso dei minori nelle separazioni e nei divorzi, così come avvenuto fino ad oggi, tuteli i minori e il genitore più debole, cioè, a scanso di equivoci, il padre bancomat quasi sempre estromesso dalla vita dei propri figli. Il genitore più debole è il padre e non la madre!

Femministe. centri antiviolenza, associazioni di genere, sindacati, Telefono rosa e sinistra forcaiola sostengono che il ddl ” parte dal pregiudizio che le donne siano avvantaggiate rispetto ai padri dall’attuale legislazione nell’affido dei figli, non a caso si introduce il concetto di alienazione parentale che presuppone donne manipolatrici intente a mettere i figli contro il padre … tutte le misure proposte calpestano i diritti dei minori e del coniuge economicamente più fragile, senza tener conto né delle scelte familiari fatte in precedenza, né di procedure in atto di denunce di violenze familiari. Diciamo no alla mediazione obbligatoria, al mantenimento diretto dei figli, a un piano genitoriale che non tiene conto delle esigenze dei ragazzi”, ma non dicono che

- La Pas non è una invenzione diabolica dei padri ma una pratica assai diffusa con la quale il genitore collocatario, quasi sempre la madre, arriva a condizionare i figli al punto di far loro rifiutare qualsiasi contatto con l’altro genitore e le cui denunce in tribunale e presso i servizi sociali restano inascoltate perché queste due istituzioni tutelano quasi sempre la madre e non i figli privati della bigenitorialità.

- La violenza fisica e morale è, per queste figlie dei fiori, di esclusiva appartenenza all’uomo, dimenticando che centinaia di padri ogni anno, nell’indifferenza della stampa e delle istituzioni, si tolgono la vita proprio a causa delle discriminazioni subite nella separazione e nell’affido dei figli minori. Tantissimi padri subiscono dalla ex partner ricatti economici, violenza morale e fisica con cure dei sanitari ma che non denunciano per non inasprire i già difficili rapporti con il genitore collocatario e per non portare i figli nei tribunali quali testimoni, essendo quasi sempre presenti alle violenze subite.

- Il genitore in difficoltà economica, nella maggioranza dei casi, è quello che deve abbandonare la casa familiare, anche se è di sua proprietà, deve spesso pagare il mutuo sulla sua casa assegnata per i figli al genitore con loro convivente che vive agiatamente con il suo nuovo partner, mantenuto dall’ex-marito e/o compagno; deve trovarsi una nuova abitazione, spesso piccola e non sempre idonea per accogliere degnamente i figli; deve versare alla madre l’assegno di mantenimento per i figli e per sé, visto che la ex al lavoro preferisce fare la disoccupata o lavorare a nero: circostanza questa che le permette di avere un assegno più consistente per i figli ed anche per sé, quando dovuto, e di ottenere contributi pubblici e, inoltre, di accedere al patrocinio a spese dello Stato, cioè a spese di noi contribuenti.

Al genitore non collocatario dei figli, con sentenze non sempre chiare e appropriate, gli viene imposto di pagare le spese straordinarie non autorizzate ma che l’altro genitore puntualmente richiede. Qualche giudice, poi, anche quando è prevista l’autorizzazione preventiva ma che l’affidatario non rispetta, si permette di condannare il genitore non collocatario che si rifiuta di pagarle perché quando le spese sono per i figli sono sempre valide e devono essere sempre pagate da ambedue i genitori. Nemmeno il giudice, dunque, rispetta le sentenze di un altro giudice!

Il genitore economicamente più debole non è la madre ma il padre e molti di loro vivono in povertà: sovente hanno perso il lavoro, sono senza una abitazione e sono costretti, per poter mangiare, frequentare le mense della Caritas!

E’ questa la dignità genitoriale?

- I diritti dei minori si tutelano con il pieno rispetto della bigenitorialità, con l’affido condiviso alternato, con la regolamentazione dell’attività dei servizi sociali, con le procedure giudiziarie eque e rispettose dei diritti dei figli e di quelli di ambedue i genitori - con la tempestiva condanna ed allontanamento del genitore che utilizza i figli per colpire l’altro genitore - con la dovuta trasparenza e professionalità da parte delle istituzioni coinvolte a relazionare sui minori e sulle loro famiglie.

- Le procedure in atto di denunce di violenze familiari non giustificano il vittimismo rivendicato da certi movimenti di genere per nascondere gli inquietanti abusi messi in atto contro gli uomini. La violenza in famiglia esiste ma è causata dal genere maschile e in prevalenza da quello femminile. Con la differenza che quella di genere è sempre tollerata e giustificata dalle istituzioni.

- Il mantenimento diretto dei figli toglie al genitore collocatario, ripeto quasi sempre la madre, una risorsa che, di fatto, utilizza per sé e non per i figli. Si dimentica, in definitiva, che il mantenimento dei figli (Cost. art.30) spetta ad ambedue i genitori e non solo ad uno. Il mantenimento diretto è una conseguenza dell’affido condiviso alternato e la casa familiare resta ai legittimi proprietari. Ma proprio questo non vogliono le madri perché, così, sono costrette a lavorare e mantenersi come fanno tutte le donne.

La manifestazione organizzata contro il ddl si fonda su 5 no: “scendiamo in piazza per ribadire il nostro: NO alla mediazione obbligatoria, NO all’imposizione di tempi paritari e alla doppia domiciliazione/residenza dei minori, NO al mantenimento diretto, NO al piano genitoriale, NO all’introduzione del concetto di alienazione parentale”.

La mediazione familiare era stata una “invenzione” delle pari-opportunità, a cui fanno capo tutti questi movimenti femminili, ma non potrà essere obbligatoria perché tale obbligo lede il principio della libertà personale. Rifiutano, queste “ribelli” il piano genitoriale perché i figli, nel loro subconscio, “appartengono” a chi li ha partoriti e il padre deve pensare solo al loro mantenimento economico.

Motivazioni inquietanti perché, come la proposta Pillon, ripropongono una cultura familiare di altri tempi e, ognuno, spera nella fine del divorzio se ciò comporta diritti e doveri per tutti. Questi movimenti di opposizione finiscono per favorire la lega e il disegno di legge Pillon.

E se fosse questo il celato intenti di entrambi?

Inammissibile, fra l’altro, è la presenza di tanti movimenti e associazioni di genere che vengono da decenni mantenute con i soldi pubblici per una lotta contro gli uomini e contro la giustizia.

La proposta di legge Pillon ha avuto il solo merito di aver fatto uscire allo scoperto tutte quelle variegate organizzazioni che orbitano attorno ai centri antiviolenza, al pd e alla Cgil, alle pari-opportunità, ai telefoni rosa e via dicendo e che sfruttano, senza alcun controllo da parte dello Stato, consistenti finanziamenti pubblici sottratti ad iniziative più vere ed urgenti.

Ciò non vuol dire che la proposta Pillon sia valida e perfezionabile. Deve essere ritirata o bocciata perché la legge 54/2006 sul condiviso è valida, solo che ancora non è stata applicata nella maggioranza dei tribunali ed attende precise disposizioni attuative vincolanti da parte del governo.

La legge attualmente in vigore deve essere attuata e non annullata.

Purtroppo, il ddl passerà in Parlamento, perché voluto dalla Lega e i 5 Stelle non hanno la forza e la volontà di opporsi ai diktat Salvini-Pillon. Ai separati non rimane che aspettare le due formazioni politiche alle prossime elezioni politiche.

I padri, però, dove sono e cosa fanno? Molti stanno a guardare e non hanno la forza di smascherare le numerose pseudo-associazioni di separati (molte sorte solo ora) salite sul carro della lega che, di fatto, rappresentano non i genitori separati ma solo se stesse e i loro interessi professionali.

E’ giunto il momento che i padri facciano sentire con forza la loro voce a tutela dei propri figli oggi non tutelati dai servizi sociali, dai tribunali e tantomeno da Pillon e da coloro che, a parole, dicono di combatterlo. Devono protestare pubblicamente e pretendere che la legge sul condiviso trovi applicazione nei provvedimenti dei giudici. La bigenitorialità è un diritto prima di tutto dei figli e poi di ambedue i genitori. Le linee guida del tribunale di Brindisi sulla vera applicazione del condiviso trovano applicazione in alcuni tribunali ma non sembrano interessare gli estensori del “nuovo” condiviso che, in concreto, dimentica i minori e i padri.

La nostra critica del decreto legge restano quelle ampiamente esposte in questo sito web. (UV)

 

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