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Speranza non la racconta giusta


L’alienazione genitoriale esiste! Eccome!


La senatrice Valeria Valente, pd, presidente della Commissione parlamentare sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere e membro della 2ª Commissione permanente (Giustizia) ha presentato una interpellanza al Ministro alla Salute, on. Roberto Speranza, ex-capogruppo pd, ora segretario Articolo Uno, per chiedere una condanna contro la Pas che alcuni tribunali incominciano a riconoscere e, di conseguenza, tolgono la collocazione dei figli presso la madre che la provocano. “La Pas – sostiene la senatrice - non è una patologia e non può essere utilizzata nei processi di separazione, specie nei casi di violenza domestica.

Come sappiamo la Pas è ancora determinante in molti processi per separazione – prosegue la Valente – utilizzata soprattutto contro le donne in caso di violenza. Ma non è una patologia, e quindi non può essere usata. Rientra nell’ambito delle competenze del ministero della giustizia intraprendere le adeguate iniziative finalizzate a garantire che, nelle sedi processuali, non vengano riconosciute patologie prive delle necessarie evidenze scientifiche, tanto più pericolose perché aventi ad oggetto decisioni in materia di minori”.

Il ministro ha fatto proprie le lagnanze della senatrice che, fra l’altro, esprime gratuite e di circostanza valutazioni estremamente negative sulla Pas, pur non essendo una psichiatra, ma una politica di lungo corso al comune di Napoli e al parlamento italiano. Certo un ministro, espressione di una sinistra adagiata da sempre solo sulle rivendicazioni delle femministe – che portano voti - anche quando vanno oltre il rispetto del diritto e della equità genitoriale, sottolinea che la Pas non è ad oggi riconosciuta come disturbo psicopatologico dalla grande maggioranza della Comunità scientifica e legale internazionale, e anche negli Stati Uniti è soggetta ad amplissime discussioni.

Nonostante la mancanza di evidenze scientifiche nella Letteratura medica – scrive il ministro – la Sindrome da Alienazione Genitoriale continua, ancora oggi, ad essere utilizzata in ambito giudiziario. Infatti, sono ancora molti i casi di bambini affidati ad un genitore sulla base dell'uso improprio della PAS, così come sono molti i casi di bambini inviati nelle comunità rieducative”.

Rientra nell'ambito delle competenze del Ministero della giustizia, continua Speranza, intraprendere le adeguate iniziative finalizzate a garantire che, nelle sedi processuali, non vengano riconosciute patologie prive delle necessarie evidenze   tanto più pericolose, poiché aventi ad oggetto decisioni in materia di minori” e ricorda che “sono disponibili valide rassegne sistematiche sulla questione della PAS pubblicate su riviste internazionali anche da parte di gruppi di studiosi italiani, che possono rappresentare un punto di riferimento avanzato per evitare l'uso improprio del concetto di alienazione dei genitori nelle controversie sui bambini e per consentire un uso corretto di tale concetto in aree cliniche e forensi”.

Il ministro, in definitiva, sostiene la “pericolosità” del riconoscimento della Pas, disconoscendo le drammatiche situazioni di molte migliaia di padri che, seppur condannati a versare alla ex il mantenimento dei figli, non riescono più ad avere alcun rapporto con loro poiché indotti – una volta si sarebbe detto plagiati, ma la sostanza non cambia – a rifiutare l’altro genitore, che troppo spesso “disturba” i progetti affettivi ed economici materni.

La violenza – perché tale è – della madre sul figlio e sul padre dei suoi figli non è degna di attenzione e le sue denunce non devono essere prese in considerazione dalla Giustizia, così come vuole il retrivo mondo femminista che, da sempre, contesta un pur minimo spazio al padre per svolgere il proprio ruolo genitoriale, così come previsto dall’art. 30 della Costituzione, dal diritto italiano e dalle Convenzioni internazionali sull’infanzia.

Il ministro invoca gli organismi scientifici internazionali, come se detti organismi fossero al di sopra di qualsiasi sospetto e come se le risposte del mondo scientifico, come spesso accade e come la pandemia del Covid 19 ci ha dimostrato, siano oggettive e imparziali.

Chiamiamo questa alienazione genitoriale con il nome che si voglia, ma il problema resta ed è, in Italia, un problema che non può essere più sottovalutato. E’ assurdo, poi, legare l’alienazione genitoriale alla violenza sulle donne e sui figli, come se questi fossero le ragioni delle separazioni, poiché, come tutti sappiamo, così non è.

Il femminicidio va condannato senza riserve, ma va pure condannato chi procura violenza psichica, e non solo, ai figli privati di un genitore e chi perseguita – anche questa è violenza – l’altro genitore dei figli. No al femminicidio, ma indagini serie e veloci su tanti fenomeni dove le responsabilità non sono poi così nette.

La solerte senatrice è stata sollecitata ad intervenire su una tematica, del tutto al di fuori della commissione che presiede, da una nota del Com.Sep., Comitato per le separazioni in difesa di donne e bambini da violenza e abusi sessuali, e delle associazioni che ne fanno parte. Una nota piena di veleno contro i padri a tutela delle madri, sempre ed ovunque, che formula inaccettabili – e non documentate – affermazioni in questa difesa di genere preconcetta con un astio che potrebbe essere frutto anche di interessi – e non solo psicologici e legali – da parte di queste associazioni, tutte femministe “esasperate”, che, quasi sempre, usufruiscono di tanti e cospicui benefici economici - e che quasi sempre nessun organo pubblico controlla, essendo soldi pubblici - a seguito di leggi squisitamente femministe, che discriminano i padri e i loro figli nelle separazioni.

Il comitato attacca il ddl 45/2018 "Disposizioni in materia di tutela dei minori nell'ambito della famiglia e nei procedimenti di separazione personale dei coniugi" che, a loro dire, parla di sindrome di alienazione parentale.

“ È lapalissiano, scrivono nella nota inviata a tanti senatori, che non rappresentando la PAS, o alienazione parentale, alcuna patologia degna di questo nome, non possono esistere suoi sintomi, per quello che s'intende per sintomo in medicina; è pertanto del tutto errato quanto riportato nel ddl. succitato, circa la presunta «alta percentuale di minori disadattati che evidenziano sintomi della menzionata PAS». Anche questo intervento riafferma la confusione che c’è contro la Pas e l’intento poco chiaro di tante organizzazioni sulle questioni minorili.

Occorrerebbe ricordare alla senatrice Valente, così come è scritto nel blog Stalker Sarai Tu, che, all’interno della comunità scientifica, “al momento la discussione è ampia ed è tutt’altro che concorde nel dire che la PAS non esiste. Soprattutto si discute se si tratta di una “sindrome” o no, mentre è ampiamente riconosciuto che si tratti di una condotta, un comportamento che, patologico o meno, viene messo in atto da madri o padri separandi (ma in maggioranza madri, essendo specializzate le donne in violenza psicologica) per allontanare i figli dal genitore “nemico”.

Non ci sono fatti a dimostrare ciò che la Valente sostiene – conclude il blog Stalker Sarai Tu – e, se ci sono, la smentiscono. E mentre 5.000 uomini in media vengono riconosciuti colpevoli ogni anno, ce ne sono altri 45.000 che vengono o assolti o che vedono archiviata la denuncia per violenza a loro carico. In genere perché infondata, strumentale o falsa. Non di rado avanzata per mettere un carico penale sulla parte maschile della separazione, in modo da fare l’asso pigliatutto in sede civile. Quasi sempre costringendo l’uomo-padre a veri e propri calvari giudiziari che distruggono morale e vita sociale, oltre che le finanze. Dunque chi è, Senatrice Valente, la vera “vittima secondaria” in queste vicende?”

Ritorneremo sull’argomento e intendiamo aprire un dibattito su questo argomento. Gli interventi dovranno pervenire a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , Contatti telefonici al 347.6504095

 

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