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Quando avvocati e giudici si sentono “abusivi” legislatori


Protocolli sulle spese straordinarie

Discutibili: più danni che vantaggi


avv. Francesco Valentini*

Sembra che senza un protocollo specifico che regoli ogni azione umana non si possa fare più nulla. Ma cosa sono questi “protocolli” da tutti invocati come guida infallibilee, spesso, come giustificativo di un operare non sempre molto chiaro? Il protocollo non ha il valore della legge perché sono formulati da persone che non hanno funzioni legislative e spesso, assai spesso, sono di parte e a tutela di interessi di parte. Vengono imposti, talvolta, come disposizioni vincolanti e alle quali non ci si può opporre. Si dimentica, però, che solo la legge può essere imposta,ma non disposizioni che sono frutto di compromessi tra parti più o meno interessate alla materia che specifici protocolli dovrebbero disciplinare.

Nelle separazioni questi protocolli vengono imposti come panacea per eliminare la conflittualità tra i genitori sulla determinazione delle spese straordinarie dei figli mentre, di fatto, alimentano la conflittualità e troppo spesso sono fonte di vere e proprie ingiustizie verso il genitore non collocatario – guarda caso, sempre il padre –che si vede costretto a sostenere come straordinarie spese non dovute, versando già l’assegno di mantenimento per i figli e coprendo, così, tutte le spese ordinarie.

Alcuni giudici – pochi in verità - riconoscono una funzione “indicativa”, e non “impositiva” ai protocolli, ma ugualmente li citano nei loro provvedimenti come vincolanti!

Qualcosa non torna. Se sono indicativi per situazioni similari vuol dire che hanno una funzione di confronto che poi, come sempre dovrebbe accadere quando si amministra la giustizia, va calata nella realtà concreta, perché le decisioni prese non possono essere standard, generiche, ma riferite al singolo caso che, essendo singolo, ha necessariamente delle variabili non trascurabili rispetto al modello che si propone con il protocollo.

Nelle separazioni e nell’affido dei minori, i tribunali, l’uno indipendente dall’altroe , spesso, entrando anche in contraddizione con lo stesso diritto minorile e di famiglia, formulano disposizioni per la gestione delle spese straordinarie dei figli in base ad un “formulario” redatto da giudici, cioè coloro che devono amministrare la giustizia, e dagli avvocati, cioè da professionisti forensi pagati per tutelare questo o quel genitore dinnanzi alla legge.I protocolli dovrebbero servire, a dire degli estensori, per meglio accordare genitori conflittuali tra loro sulla determinazione delle spese straordinarie (cioè quelle non coperte dall’assegno di mantenimento), nel rispetto delle esigenze dei figli e delle disponibilità socio-economiche dei rispettivi genitori. Variante, quest’ultima, quasi semprealla base delle decisioni, anche quando tali disponibilità economiche non ci sono da parte del padre, l’obbligato,e neanche quando la madre ha un reddito prodottoda lavoro non dichiarato o da nascoste convivenze.

In realtà, i tribunali si richiamano ai propri protocolli e,spesso, con le loro decisioni, incrementano la discordia tra i genitori e il conflitto ha sempre una ricaduta sui figli, sempre più ostaggio del genitore più forte e, di conseguenza, emarginato dalla vita dei propri figli.

Il protocollo, per essere rappresentativo, deve essere formulato con la partecipazione attiva di almeno tre parti: genitori (veri titolati a decidere sui propri figli), giudici, in qualità di tutori della legge minorile, avvocati, come difensori del genitore abusato. I genitori sono stati completamente ignorati e sono stati sostituiti dagli avvocati, che sono “professionisti” pagati per svolgere una mansione, ma non sono i genitori, veri ed unici titolati a parlare in nome e per conto dei propri figli. La mancanza del genitore nella stesura dei criteri per l’individuazione delle spese straordinarie rende scarsamente attendibile lo stesso protocollo, che finisce per rappresentare tanti interessi eccetto quello fondamentale: l’esercizio della bigenitorialità e co-genitorialità,due diritti inalienabili e che passano ambedue per il genitore, ma non per figure terze, come l’avvocato e il giudice, che hanno finalità specifiche, ma non sostitutive della genitorialità.

Sono molti gli avvocati che si trovano in difficoltà – e talvolta boicottati – da protocolli applicati alla lettera, senza tenere in minimo conto la realtà delle cose, cioè di quella quotidianità con la quale il genitore deve sempre rapportarsi per arrivare alla fine del mese. Si ha l’impressione che, talvolta,molte asserzioni contenute nel protocollo vengano da un mondo ovattato, bello, ideale, ma inesistente. Un esempio? Si stabiliscono che certe spese sono da ritenersi automaticamente straordinarie e, quindi, devono essere rimborsate al genitore che le ha sostenute. Non si tiene conto, però, che gli articoli variano di prezzo l’uno dall’altro e che non tutti i commercianti hanno gli stessi ricarichi sulla merce. E se poi quel genitore, in quel periodo, certe spese (modelli di oggetti) non può permettersele,perché deve assumersi un impegno che non potrà mantenersi? Tutti sappiamo che gli studi forensi sono pieni di istanze per mancati pagamenti di assegni di mantenimento e spese straordinarie e c’è da chiedersi chi abbia interesse ad incrementare il lavoro delle cancellerie dei tribunali, anche se i legali, comunque, una parcella la percepiscono sempre o quasi.

Chiarezza è dovuta sulla loro utilità sia sul testo che, oltre a garantire il massimo rispetto delle libertà del cittadino, deve essere unico per tutti i tribunali italiani, sotto la vigilanza del Ministero della Giustizia,  per evitare incomprensioni, ma anche divergenze che ne alterano la sostanza.


Di fatto, con il protocollo, si ha la “massificazione” delle sentenze e si tratta il separato come un prototipo il cui passaggio in tribunale diventerà solo una presenza di rito, di fatto, come purtroppo in molti casi accade anche oggi.Occorre cambiare questo sistema che finisce, oltre a danneggiare il cittadino, a discreditare la dignità umana, fonte della Giustizia.

La nuova formulazione, però, non può prevedere le “stravaganti” divisioni tra spese “automatiche”, che non richiedono il preventivo accordo, e spese che invece lo richiedono e, specificatamente: spese mediche (da documentare) che non richiedono il preventivo accordo, spese mediche (da documentare) che richiedono il preventivo accordo, spese scolastiche (da documentare) che non richiedono il preventivo accordo, spese scolastiche (da documentare) che richiedono il preventivo accordo, spese extrascolastiche (da documentare) che non richiedono il preventivo accordo,  spese extrascolastiche (da documentare) che richiedono il preventivo accordo.L’università, se non privata, è ritenuta una spesa straordinaria automatica,senza chiedersi se il nucleo familiare obbligato a pagaresia in grado di poterne sostenerne i costi. Si confermano automaticamente le attività sportive come quando la coppia era unita, ma con la differenza che allora a produrre e pagare erano quasi sempre in due e, comunque, la famiglia da mantenere era una, mentre ora sono due. Come per l’università e le spese sportive,ci sono tantissime spese a cui il genitore non collocatario (quello che ne deve rimborsare all’altro circa il 50-70%) non è in grado di assolvere per le difficoltà economiche in cui si trova, anche grazie a scelte del tribunale non sempre eque. Per evitare o contenere la conflittualità post-separazione è fondamentale che tutte le spesestraordinarie, nessuna esclusa, devono essere preventivamente concordate tra i due genitori per iscritto ed in maniera tracciabile e documentate fiscalmente,escluse le medicine da banco e i servizi forniti dal SSN, eccetto in casi di pericolo di vita quando l’altro genitore non è raggiungibile nemmeno telefonicamente.

Le decisioni che vengono prese sui figli non possono essere prese in serie e tantomeno si può ignorare il diritto del cittadino a pretendere che ogni procedimento è un caso a sé, che va attentamente analizzato in base al contraddittorio,perché il relativo fascicolo del procedimento varia da soggetto a soggetto. Le scorciatoie, anche se camuffate da protocolli, non fanno un buon servizio alla Giustizia e soprattutto al cittadino e, indirettamente, nemmeno alle categorie professionali che lavorano nell’indotto, che non possono dichiarandosi rappresentanti dei genitori essendo solo esercenti di una professione a pagamento. Essere genitore è ben altro e non si comprende la loro esclusione nella stesura di inutili protocolli!

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