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Abruzzo


Tribunali da “ansia e panico” … per i bambini


Abruzzo.web -L’Aquila, il 1 ottobre, ha pubblicato un interessante articolo dal titolo: “Assistenza Padri Separati Abruzzo. Busti:ansia e panico dei bambini”. La psicologa ha posto all’attenzione pubblica abruzzese la denuncia sulla situazione esistenziale dei bambini quando finisce la convivenza dei genitori, lasciati in preda dell’ansia e del panico. Abbiamo inviato il presente commento al quotidiano on line “Abruzzo web”.

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Il riconoscimento del Registro per il diritto del minore alla bigenitorialità, in realtà, non cambia assolutamente nulla, proprio perché è un registro virtuale – non è dato comprendere chi lo possa consultare, di preciso, e per quali fini, visto che le comunicazioni cartacee vanno inviate (per legge) all’indirizzo di residenza, ma non al domicilio, di cui al registro sopra illustrato – e, a mio parere, inutile, perché la situazione dei figli dei separati e dei loro genitori, soprattutto di quello emarginato dalle istituzioni nell’affido dei minori, resta immutata.

L’ associazione Assistenza papà separati Abruzzo, radicata nel territorio, deve attivarsi per incidere nella gestione degli affidi e per porre termine alle troppe e assurde discriminazioni che coinvolgono tribunali, servizi sociali, ctu, avvocati, psicologi, pedagogisti, sociologi e amministratori locali che provocano tensioni tra i genitori e forte disagio esistenziale nei minori che, come sottolineato dalla dott.ssa Rona Musti, “loro hanno i diritti completamente violati. Sono loro che durante le separazioni di coppia ci vanno a rimettere in prima linea dal punto di vista psicologico ma di conseguenza anche dal punto di vista fisico”.

La bigenitorialità va pretesa nelle aule dei tribunali e si deve essere fermi nel pretendere l’affido condiviso paritario (paritetica o alternata, ovviamente, è la collocazione dei minori) da escludere solo in pochi casi. L’affido paritetico è previsto dalla legge 54/2006 ed è stato ampiamente illustrato da Le linee Guida del Tribunale di Brindisi. Solo così si pongono i due genitori nello stesso piano e si mettono al primo posto i minori.

La nostra associazione, che opera nella bigenitorialità da 26 anni in tutta Italia, fin dal dicembre 2000, ha redatto la “Carta dei diritti nelle separazioni” (in Diritto&Diritti.it) per il rispetto delle pari opportunità tra i genitori, che ha ispirato gran parte della legge 54/2006, come ci affermò l’on. Tarditi, la allora futura legge sul condiviso (pure nostra è stata la proposta della panchina blu) e, per farlo, ha dovuto scomodare magistrati, assistenti sociali, psicologi, sociologi, amministratori, restii a considerare il problema dell’affido un problema sociale, e si è scontrato con la maggior parte dei legali contrari all’affido paritario, con pretesti del tutto infondati.

In Abruzzo la situazione è drammatica per gli affidi, poiché i tribunali sbrigativamente liquidano la questione con relazioni che, spesso, più che scientifiche, risultano compiacenti a chi detiene il potere e alle lobby che speculano sui minori e che gravitano attorno a questo servizio pubblico. Il potere politico, invece di denunciare questi abusi sui cittadini, imita gli struzzi e, comodamente, mette la testa sotto la sabbia pur di raccogliere voti elettorali.

I legali non hanno interesse ad andare contro i giudici, contro le associazioni di genere e, pertanto, non tutelano fino in fondo le richieste del genitore non collocatario (94%), spesso senza un becco di soldi per costi economici della separazione che ricadono prevalentemente solo su di lui. L’amministratore politico, oltre a non vigilare sull’attività dei servizi sociali, pagati dall’ente che amministra, nemmeno si preoccupa di dare pari opportunità sociali al genitore più debole, garantendogli, dinnanzi ai figli, una dignità civile. Anche qui ci si preoccupa del genitore collocatario (quasi sempre la madre), ignorando le esigenze e i diritti negati dell’altro genitore.

I tribunali (civili, penali, corte d’appello, tribunale dei minori), in Abruzzo, non solo non funzionano, ma, spesso, con il loro operato, sono nocivi ai minori stessi e, oltre ad essere, con le loro scelte, spesso frettolose e semplicistiche, causa della conflittualità genitoriale, sono sicuramente corresponsabili della loro emarginazione sociale (baby-gang, delinquenza ed emarginazione sociale, abbandoni scolastici, ricorso alla psico-dipendenza, ecc.) e del loro malessere psico-fisico.

Occorre aprire un pubblico dibattito sulle disfunzioni delle strutture abruzzesi e marchigiani preposte alla tutela dei minori, indicando i responsabili di questi disagi, nonché sugli affidi discriminanti, quasi sempre del padre, il cui ruolo viene relegato non a quello di genitore, ma di bancomat.

Mettiamo mano ad un radicale cambio dei ben pagati Ctu in pianta stabile (sempre gli stessi) delle cooperative sociali per i figli con genitori non più conviventi, della gestione trasparente delle case famiglia e degli istituti per minori, della mancata preparazione professionale degli assistenti sociali e degli educatori che, di fatto, svolgono il ruolo di burocrati, impreparati a svolgere quella professione, come ci ricorda la Cedu.

Noi ci siamo già attivati con una serie di manifestazioni che si terranno in Abruzzo (soprattutto Teramo e l’Aquila) e nelle province marchigiane confinanti e siamo disponibili a collaborare con tutti coloro che vogliono cambiare, veramente, le cose e ridare fiducia e serenità nei figli e nei genitori.

Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)

 

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