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Antonio Sonatore, padre e maestro
testimone della Giustizia Ingiusta
Antonio Sonatore, laureato in psicologia e maestro, è il simbolo internazionale dei padri a cui le istituzioni hanno sottratto i figli e, per questo, lottano contro la giustizia Ingiusta. Talvolta, però, vengono sopraffatti dal fallimento delle istituzioni. E’ un testimone che la Valle d’Aosta ritiene scomodo e frettolosamente ha voluto dimenticare il suo dramma e il suo gesto, nonostante che, in questa piccolissima regione, ogni anno, c’è un numero preoccupante di padri che si tolgono la vita, perché ridotti in miseria e perché sono stati privati del loro diritto alla genitorialità, con meccanismi del tutto illeciti ed offensivi della dignità umana. I dati ufficiali volutamente non esistono per scelta “politica”.
Il giorno di Pasqua del 7.4.1996, il maestro e psicologo, nell’indifferenza della città, delle forze socio-politiche e della magistratura, si è dato fuoco davanti l’ingresso del tribunale di Aosta e, due giorni dopo, tra atroci dolori, muore a Torino. Il feretro, il giorno del funerale, è stato affiancato da bambini a testimonianza del rammarico per una indifferenza della città alle sue proteste pubbliche, tutte pacifiche, per denunciare quei giudici che gli hanno tolto il diritto di stare con la figlia, allora undicenne. Un funerale commovente, anche se “oscurato” da persone che non sono riuscite a dare risposte al suo dramma. Non era un pazzo e nemmeno uno stupratore, come qualcuno ad arte voleva accreditare per sminuire le proprie responsabilità in questa tragica vicenda. Ha pagato la giustizia ingiusta, sia in Francia che ad Aosta, senza mai rinunciare a proclamare pubblicamente il suo diritto alla paternità e il suo amore paterno per la figlia, che non poteva nemmeno avvicinare.
L’ostracismo verso questo testimone della genitorialità negata continua tuttora, poiché non si permette l’installazione di una stele nei giardini dinnanzi al tribunale per i veti di persone che non vogliono che si ripari alla mancata giustizia a questo padre, in nome, forse, di arcaiche vergogne, per non aver capito quest’uomo di cultura ed umanità.
Ho incontrato un suo allievo, che, commosso, mi ha rievocato il suo modo di essere e di insegnare, basato sul rispetto di tutti, soprattutto dei bambini. Lo ha definito testimone scomodo delle ingiustizie che i padri separati subiscono nelle separazioni e ci ha invitato a scrivere un libro sulla sua vita, superando i pesanti veti di familiari che ritengono offensivo parlare del suo gesto estremo.
Antonio Sonatore, in punta di piedi, si è tolto la vita, perché, sopraffatto dalla indifferenza dei suoi concittadini e delle istituzioni, non riusciva a vivere senza vedere la figlia, amareggiato da una vita familiare su cui sarebbe opportuno riflettere e fugare leciti dubbi. Era un uomo di cultura, esperto di psicologia, ideatore di un insegnamento scolastico innovativo e apprezzato dagli allievi e dai loro genitori. Non era un delinquente di cui vergognarsi. Dedicargli una stele, o meglio, una via o piazza in Aosta, non è un oltraggio ai familiari che, per lui, chiedono solo oblio, senza specificarne le ragioni. Dovrebbero vergognarsi di lui principalmente le istituzioni per le responsabilità avute nel suo suicidio e tutti coloro che non avevano avuto rispetto del suo pacifico protestare contro la giustizia ingiusta ed hanno contribuito a ridicolizzare i cartelli con cui cercava, invece, di richiamare l’attenzione delle istituzioni su un problema molto serio e drammatico.
I parenti stretti, forse anche succubi di ben precise lobby locali, dovrebbero essere favorevoli al fatto che il loro congiunto è divenuto il simbolo internazionale dei padri estromessi dai figli o che si sono tolti la vita, perché non riuscivano più a sopportare la giustizia, divenuta per loro, ingiusta. Non si comprende il ripetuto divieto di un congiunto che fa pressioni sui politici, come quando doveva essere discussa la mozione per la stele, su iniziativa della Lega sostenuta in aula dai consiglieri Manfrin, giornalista, e Sammaritani. avvocato, ritenendosi depositari della sua memoria.
Antonio Sonatore è conosciuto nel mondo e il 7 aprile di ogni anno si tiene il Memorial day in varie parti, eccetto che ad Aosta, per ricordare i padri a cui è stata tolta la presenza dei figli e i padri suicidati. La loro dolorosa esperienza di vita non è una vergogna, ma solo una denuncia della indifferenza e della impotenza delle istituzioni. Ci meraviglia molto come la mozione della Lega, discussa nel consiglio regionale lo scorso anno, sia stata votata solo da undici consiglieri ed alcuni si sono astenuti con motivazioni indegne per chi è pagato (ed anche molto bene) dalla collettività per tutelare tutti i cittadini, compresi quelli morti.
Molti cittadini che hanno conosciuto e frequentato Antonio Sonatore possiedono foto, filmati, registrazioni, articoli e il giornalino scolastico da lui creato, ma di cui non siamo riusciti ad averne una copia, e possiedono ricordi e testimonianze che sono indispensabili per ricostruire la storia, positiva, ma non scandalistica, di questo padre, perseguitato e indotto dalla indifferenza della gente a togliersi la vita. In primis, ci rivolgiamo ai suoi congiunti, alcuni dei quali ben conoscono il mondo sociale valdostano, per costruire a più mani questo libro per la trentesima ricorrenza della sua morte, 7 aprile 2026, che sarà al centro di uno speciale Memorial day ad Aosta, forse anche a Milano e Roma. Antonio Sonatore non appartiene ai congiunti, ma alla collettività internazionale.
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