PDF Stampa E-mail

Aosta


La Lega interroga l’assessore Marzi

sulle criticità dei separati valdostani


La Lega valdostana, sempre attenta alle problematiche dei separati e dei loro figli, ha presentato all’assessore Marzi un ordine del giorno, a firma dei consiglieri Manfrin e Ganis, per conoscere se l'assessore alle politiche sociali abbia preso visione delle richieste dell'associazione genitori separati e se sia intenzione, da parte dell'amministrazione, dare corso alle richieste presentate.

La discussione è avvenuta nel consiglio regionale del 21 marzo e l’assessore, di fatto, come sempre, non ha risposto.

“Preso atto delle criticità segnalate dall'Associazione Genitori Separati – scrivono i firmatari dell’o.d.g. - che, in un intervento, ha fatto richieste specifiche per migliorare la vita dei genitori separati, e più precisamente: il Registro regionale unico dei contributi elargiti dalla Regione e dagli Enti pubblici; il Protocollo unico regionale per la concessione di contributi, elargizioni e benefici pubblici; il Regolamento o protocollo sull’attività dei servizi sociali, compresi quelli che collaborano con i Giudici per l’affido dei figli e monitoraggio obbligatorio sulla loro attività; i Corsi per genitori separati inerenti la gestione del conflitto genitoriale e l’educazione dei figli, pur non convivendo più assieme; i Corsi informativi e formativi sulle conseguenze psicologiche e sociali sui figli e sui genitori riservati agli insegnanti delle scuole inferiori e superiori; il Nuovo regolamento di accesso all’edilizia pubblica, riservando percentuali degli alloggi disponibili ai separati in difficoltà economica, anche se non collocatari dei figli; il Patrocinio a spese della Regione per i separati in difficoltà economica”.

Le richieste della Lega valdostana avevano una motivata ragione, come precisato nell’istanza “visto il capitolo "Prevenzione dell'allontanamento familiare” della Macro Area 4 del "Piano Regionale per la Salute e il Benessere Sociale in Valle d'Aosta 2022/2025" nel quale non si affronta il tema della bigenitorialità, riportato e caldeggiato anche in diverse sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo; evidenziato che,  nel summenzionato capitolo, non viene fatto cenno alla condizione di marginalità ed esclusione di molti genitori separati; sottolineato che i genitori, a causa delle cifre a volte troppo alte che devono versare all'ex coniuge per contribuire al mantenimento dei figli, sono spesso costretti a indebitarsi fino ad arrivare a un impoverimento tale da costringere alcuni di loro a vivere in auto o per strada; sottolineata inoltre la sofferenza di genitori separati che non possono vedere i figli, a volte per effetto delle denunce dell'ex coniuge che, dopo accertamenti, risultano essere false; evidenziato che sono numerosi i genitori separati, soprattutto padri, che si tolgono la vita a causa dell’impossibilità di vedere i propri figli; considerata la necessità di tutelare il principio di bigenitorialità così come evidenziato, recentemente dalla Suprema Corte di Cassazione, con l'ordinanza del 08/04/2019, n.9764, richiamando, a questo fine, i principi sanciti a tutela dei minorenni da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, soffermandosi, in modo particolare, sul caso Solarino c. Italia”.

Questa giunta regionale, ma le altre non sono state migliori, non sembra propensa a dare risposte concrete, non fumose, alle problematiche dei genitori non più conviventi che, in Valle d’Aosta, sono una percentuale molto alta (oltre il 74%) e delle quali ci siamo fatti portavoce da anni, sollecitati anche dagli iscritti alla nostra associazione. Problemi gravi a cui qualsiasi amministrazione degna di questo nome dovrebbe non solo prestare attenzione ma farsene carico. L’assessore Marzi, in linea con molti suoi predecessori, vende fumo e non prospetta alcuna risoluzione al problema. La maggioranza dei consiglieri regionali la pensano come lui nel tutelare le potenti lobby che gestiscono il sociale e l’affido dei minori. I genitori non più conviventi sono una emergenza sociale a cui l’istituzione regione, come messo in evidenza dagli interpellanti, non considera tale e procede con promesse arrivando perfino a mistificare la realtà quando parla del servizio sociale pubblico. E’ una vergogna!

Candidamente l’assessore risponde che “l’attività di prevenzione dell’allontanamento familiare è prevista nel Piano salute e benessere sociale, in particolare tra gli interventi del Programma di intervento per la prevenzione dell'istituzionalizzazione, individuato come Livello delle prestazioni e dei servizi, sperimentato dal 2019 su tutto il territorio regionale. Il programma prevede un percorso di accompagnamento per garantire a ogni bambino una valutazione appropriata e di qualità della sua situazione famigliare, attraverso l’équipe multidisciplinare che insieme alla famiglia definisce le azioni da porre in essere  secondo un piano unitario, partecipato e sostenibile”.

Non si comprende di cosa stia parlano l’assessore, poiché dimostra, con queste sue affermazioni, di non conosce il pieno fallimento del servizio pubblico nella gestione delle situazioni critiche dei figli dei separati e dei loro genitori, molti dei quali ridotti ad uno stato di miseria e, di fatto, i minori sono allontanati dal genitore non collocatario, che non ha nemmeno la possibilità di ospitarli quando dovrebbero stare con lui. Non conosce, l’assessore, cosa sia la dignità di un minore e tantomeno quella di un genitore non collocatario, sistematicamente estromesso dalla vita dei propri figli e ridotto, pur lavorando, alla miseria più umiliante.

Ma dove esiste “lapproccio di equidistanza, senza giudizi sulla funzione genitoriale paterna e materna, valorizzando entrambe le figure e promuovendo il legame con i figli”? Quali sono i progetti individuali sul minore e sul nucleo familiare? Forse, l’assessore non ha mai letto una relazione che il servizio invia al tribunale, perché non ha mai fatto effettuare ispezioni e controlli sull’operato dei dipendenti dell’assessorato, come sarebbe suo dovere di amministratore, verificando la loro competenza, efficacia e trasparenza. Il rispetto della legge sulla pubblica amministrazione è un dovere, ma non un optional, lasciato alla discrezione di chi, invece, dovrebbe rendere conto, in ogni momento, del proprio operato.

La mediazione familiare è stata da sempre un fallimento e, chi la gestiva, si preoccupava, principalmente, di parlare ai coniugi in conflitto delle bontà del partito di cui la stessa ripetutamente si candidava. Nonostante le proteste dei separati, nessuno ha fatto nulla per porre fine a questo abuso istituzionale e sperpero dei soldi pubblici.

I gruppi di parola per i minori e per i genitori, prospettati come risorsa sono un’altra maldestra iniziativa per evadere la reale soluzione del problema, che si ottiene con idee chiare e attinenti all’esigenza del cittadino, con trasparenza e con l’esclusione di quella discrezionalità degli operatori, che altro non è che discriminazione, principalmente, dell’uomo.

L’assessore non si è mai chiesto cosa succede con la “violenza di genere, quando la vittima è il padre” e presto ne avrà occasione di informarsi, poiché, ad Aosta, stiamo organizzando proprio un dibattito su questo tema.

Il registro unico regionale dei finanziamenti e i protocolli operativi vincolanti per i servizi socio-sanitari, l’accesso privilegiato dei separati all’edilizia popolare sono iniziative già in atto da anni in molti enti locali. Non occorre una legge nazionale, come erroneamente afferma il dott. Marzi, ma solo la reale volontà di amministrare la cosa pubblica, non dal proprio punto di vista, ma esclusivamente nell’interesse dei cittadini.

La differenza sta proprio nella capacità di comprendere le emergenze sociali (e i separati, con i loro figli, lo sono, soprattutto in Valle d’Aosta), quelle vere, e nella libertà di poter far rispettare la legge, ma non gli interessi delle lobby che gravitano e condizionano tutte le politiche sociale della regione, di cui l’assessore ne è un amministratore. Il resto è fumo politico per continuare a non dare risposte alle problematiche dei cittadini. La nostra denuncia non è una offesa alla persona, ma solo un riscontro del fallimento della politica valdostana verso cittadini, impotenti, costretti, spesso, a ricorrere al suicidio per note problematiche.

Il gesto di Antonio Sonatore non ha insegnato nulla e la giustizia continua ad essere ingiusta, anche per il silenzio di chi potrebbe denunciare questo fenomeno e, invece, con l’inerzia dei servizi forniti, continua ad alimentarlo. Ai separati non è stato concesso, dalla Regione, nemmeno la collocazione di una stele nel giardino dinnanzi al tribunale per ricordare il gesto del primo padre italiano a cui era stato proibito l’esercizio della genitorialità. Che dire?

 

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili. Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di più.

EU Cookie Directive Module Information