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Al Tribunale di Spoleto: succede anche questo
“L’affido paritario non rientra
nell’orientamento di questo tribunale”
Ubaldo Valentini*
Non è questione di discrezionalità nel giudicare, ma solo di giustizia ingiusta (meglio sarebbe definirla mala giustizia, imperante nelle separazioni e negli affidi dei minori), sempre riconducibile all’attività del giudice relatore, che, di fatto, formula la proposta di sentenza, spesso dimenticandosi del fascicolo relativo al procedimento e il collegio si accoda alla sua decisione, senza minimamente preoccuparsi (e, cosa più grave, spesso senza nemmeno conoscere il fascicolo del caso su cui è chiamato a decidere) del contraddittorio, quando tenuto, da cui emergono posizioni divergenti tra i genitori sull’affido dei propri figli.
Le relazioni dei servizi sociali, formulate secondo cliché “consolidati”, tanto che, nel fare il copia-incolla, talvolta, ci si dimentica anche di adeguare i nomi al caso di cui relazionano, così come accade anche in molte sentenze sovrapponibili e contenenti varie “versioni” dei nominativi degli stessi soggetti. Cioè, si adeguano i nomi nelle prime pagine della sentenza e poi, misteriosamente, ritornano i nominativi dei soggetti dell’atto del tribunale da cui è stata copiata, quasi per intero, riferendo anche episodi inesistenti, essendo i soggetti del tutto diversi tra loro. Certo, di questa mala giustizia nessuno parla, nemmeno le lobby dei magistrati, che si ritengono intoccabili nell’emettere provvedimenti sui cittadini secondo le proprie convinzioni ideologiche, indipendentemente dalla legge che dovrebbe essere uguale per tutti e che dovrebbe dare risposte specifiche al genitore sull’affido dei propri figli per cui il giudice è pagato per decidere. Ma questa è un’altra storia, su cui torneremo.
Una solerte giudice istruttore/relatore del tribunale di Spoleto, al padre che chiedeva l’affido paritario del figlio, esistendone le motivazioni, ha risposto – guardandosi bene, però, dal riportarlo nel verbale dell’udienza – che non è orientamento di quel tribunale concedere l’affido condiviso paritario e, perciò, non solo ha accantonato senza esplicita motivazione la richiesta paterna, ma lo ha condannato a farsi carico di tutti i viaggi, oltre mille km. al mese, con un elevato costo e la perdita di due ore per ogni viaggio per prendere e riportare il figlio. Con l’affido paritario, il padre si sarebbe fatto carico di trasferirsi vicino al figlio, se necessario. Non solo. La solerte giudice ha previsto che la madre usufruisca per intero dell’assegno unico universale, quando, per legge, spetta al 50% a ciascun genitore non più convivente. Il nuovo compagno della madre si atteggia ad educatore del figlio non suo cercando di alienarlo dal padre. Tutto questo, però, non conta per l’esponente della lobby della magistratura. La valutazione del giudice sull’affido paritario, espressa durante l’udienza, del tutto personale e priva di legalità, non è stata riportata – volutamente – nel verbale, ma, se necessario, si può documentare.
Il tribunale di Spoleto e il Csm non possono tacere su questa grave violazione dei diritti dei minori e del genitore non collocatario e gli avvocati non possono continuare a mantenere un assoluto silenzio su questa preoccupante violazione della legge.
L’affido paritario è previsto dalla l. 54/2006 sull’affido condiviso e il Tribunale di Brindisi, sezione famiglia, in data 8.3.2017, ha formulato le Linee guida per la sezione famiglia del Tribunale di Brindisi, (il cui testo è stato integrato dalla stessa commissione in data 15.4.2021). Il tribunale di Spoleto, escludendo l’affido paritetico, come, invece, stanno introducendo numerosi tribunali e giudici, dimostra l’uso domestico della giustizia in materia di affido dei minori, che non può essere soggetta alle consuetudini del tribunale, forse indebitamente succube delle prepotenze di genere, imperanti nelle separazioni e negli affidi, dove il padre viene sempre più ridotto a padre economico, senza alcuna garanzia sul diritto dei figli alla bigenitorialità e sul proprio diritto alla cogenitorialità.
L’affermazione del giudice spoletino è di una gravità tale che non può essere ignorata, poiché viene meno la imparzialità del giudice e del collegio che decide le sorti dei minori e di ambedue i genitori, non solo della madre, in base alla legge, ma non in base alle consuetudini del tribunale, ma analizzando profondamente caso per caso, dopo la lettura di tutti gli atti. La decisione deve essere imparziale e finalizzata al reale interesse del minore, ma non alle esigenze, quasi sempre economiche, della madre pigliatutto, sostenuta da associazioni di genere e dai centri antiviolenza, su cui sarebbe bene indagare, considerato che gestiscono liberamente ingenti somme di danaro pubblico con il silenzio degli avvocati.
Spero che su questa affermazione della magistrata spoletina si apra un pubblico dibattito e, se rispondenti al vero, si emettano provvedimenti chiari a tutela del cittadino, nel rispetto del principio secondo cui La legge è uguale per tutti. Nell’affido dei figli, in ogni tribunale, si dovrebbe decidere in base al codice civile e non secondo le consuetudini partigiane di alcuni (troppi) magistrati locali.
* pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
tel. 347.650 4095,
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