Attualità
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Festa del papa o fine del patriarcato?


Il tempo passa ma i preconcetti sulla figura del papà tendono a rafforzarsi in nome di un matriarcato imperante, nella indifferenza, più o meno generalizzata, che vede solo la violenza sulle donne e volutamente tace sulla violenza di genere: quando l’uomo è la vittima. C’è una tremenda disparità di trattamento da parte dell’informazione, dei politici e della società sulle violenze subite dai genitori separati da parte della madre dei loro figli. Le associazioni dei separati non hanno la volontà o il coraggio o meglio la forza di imporre, unitamente, una riflessione sulla violenza che l’uomo-padre quotidianamente subisce dalla donna-madre e che, per rispetto dei figli, non denuncia nemmeno quando spesso deve sottoporsi alle cure dei sanitari.

Il papà è la figura centrale nella formazione della personalità dei figli ma le associazioni di genere, con ogni mezzo, cercano di ridicolizzare il suo ruolo di genitore, mettendolo al margine della vita dei figli. I tribunali sono i grandi responsabili delle discriminazioni genitoriali nell’affido dei figli, del dilagare delle baby-gang formate prevalentemente dai figli di separati, della estromissione del padre dalla loro vita e, corresponsabili, delle tantissime morti – suicidi - di genitori di cui tutti tacciono con ipocrite motivazioni. Ogni anno numerosi padri che non gli è permesso di fare il genitore e ridotti in un umiliante stato di povertà, si tolgono la vita con il suicidio o con inspiegabili incidenti (non solo stradali) per non lasciare ai figli un ulteriore cattivo ricordo della loro fugace presenza.

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Tribunale di Aosta


Difesa dei minori o degli interessi materni?


La difesa dei minori, al tribunale di Aosta, non sempre coincide con la difesa gratuita della madre e il padre viene mazzolato con troppa e illogica facilità. Esagerato? Giudicate voi lettori su quello che accade ai valdostani, non dimenticando che per la Giustizia ingiusta di quel tribunale proprio davanti a quell’edificio si è dato fuoco il primo padre suicida. E non era un pazzo.

Un padre aostano, con grosse difficoltà economiche durante il periodo della pandemia per mancanza del lavoro, non paga il mantenimento dei figli (di cui uno maggiorenne e, con lavori saltuari, poteva considerarsi autosufficiente) perché la madre, che beneficia della casa coniugale, lasciava i figli da soli a casa senza i pasti e senza la merenda, affidando la custodia di una ragazza disabile alla sorellina di pochi anni. Il padre, da loro sollecitato con telefonate a portargli qualcosa da mangiare perché avevano fame e non avevano nulla in casa, andava subito a comprare loro la merenda e settimanalmente, per evitare il verificarsi di queste situazioni, faceva loro la spesa e la consegnava alla madre. La signora che dedicava il suo tempo libero dal lavoro a nero a chattare e cercare nuove conoscenze che poi incontrava nel pomeriggio fuori casa, lasciando i figli a casa da soli incurante del loro bisogno alimentare.

La madre lasciava una figlia diversamente abile alla sorellina di appena otto anni per molte ore, essendo il fratello al lavoro, ed utilizzava la pensione concessa alla figlia non per acquistare abbigliamento e vitto per la figlia inabile e per gli altri figli ma per sé. Al padre, le due figlie, chiedevano anche capi di abbigliamento indispensabili ed indumenti intimi che sistematicamente venivano persi, forse per non lavarli. Dinnanzi all’indebito uso della pensione della figlia maggiorenne, il padre fa versare la pensione direttamente alla stessa in modo che la somma resti a lei vincolata e la madre non possa distrarla per le sue esigenze.

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