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Il problema minori va affrontato con serietà
di Ubaldo Valentini
L’informazione, spesso pianificata, mentre ci ricorda continuamente l’inaccettabile violenza minorile e giovanile, che coinvolge anche i ragazzini nel manifestare la loro arroganza e prepotenza, frutto di un opprimente stato interiore di inferiorità, con coltelli e rivoltelle, segnala l’indifferenza delle istituzioni nel risolvere il problema, limitandosi al pianto di circostanza. Il problema esiste ed è grave, ma la politica volge lo sguardo altrove e cerca di scrollarsi le proprie responsabilità in iniziative diversificate e inutili. Non ha il coraggio di affrontare seriamente la questione per la paura di dover affrontare le conseguenze delle sue specifiche responsabilità. La violenza esiste, perché la società è violenta e la politica nulla fa per prevenirla, non con leggi speciali (applicate sempre con la solita discrezionalità), ma con una diversa cultura del rispetto e della vita delle persone.
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Aosta
Concertazioni sulle criticità minorili
I tempi dei compromessi politici sulle criticità dei minori valdostani non possono avere proroghe, poiché, ormai, le problematiche presenze giovanili non possono essere ignorate, facendo finta che non esistano quartieri dove la tutela dei minori sia latente e dove mancano serie iniziative per affrontare l’abbandono scolastico, le baby-gang, l’uso costante di stupefacenti e di alcol, il rifiuto di qualsiasi responsabilità sociale. Tutto ciò, e dell’altro, è noto alla società valdostana e precisamente ai servizi sociali, alle forze dell’ordine, ai politici, alle organizzazioni di volontariato e soprattutto al variegato, e abbondante, mondo delle strutture ideate e protette dai servizi sociali e dai politici, perché sono sempre collettori di voti.
La preoccupazione dei voti è impellente, perché, nei prossimi mesi, si andrà al rinnovo del consiglio regionale e del consiglio comunale di Aosta. Appuntamenti che potrebbero riservare anche amare sorprese a chi da sempre è ancorato a poltrone pubbliche, rendendo la vita politica una ben retribuita fonte occupazionale. C’è chi esercita, da sempre, il mestiere di politicante e non esita a cambiare repentinamente la propria collocazione politica (cd. casacca) quando annusa che potrebbe perdere certi privilegi. Questa è solo malapolitica, permessa dai cittadini, che continuano ad eleggere politici non in base alle loro testimoniate capacità amministrative, etiche e sociali, ma tenendo presenti i propri vantaggi per un consigliere amico nel Palazzo regionale o comunale.
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