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Quando si boicottano i rapporti figli-padre
La madre decade dalla responsabilità genitoriale
La Cassazione (ord. n. 19305/2022, pub. il 15.06.2022) ribadisce che decade dalla responsabilità genitoriale la madre che manipola i figli contro il padre. Fa proprie le indicazioni di precedenti ordinanze della Corte stessa, che, senza esprimersi sulla scientificità della sindrome da alienazione genitoriale (pas), affermavano la obbligatorietà per il giudice di aprire immediatamente la procedura per il relativo accertamento, una volta venuto a conoscenza del rifiuto dei figli ad intrattenere rapporti con il padre. Con questa ulteriore ordinanza, ancora una volta, viene smentita la imperante lobby di genere, che definisce la madre sempre un genitore perfetto, vittima delle angherie del padre, e, pertanto, tuona contro tutti se vengono messe in discussione le sue capacità genitoriali, perché, lei non è mai responsabile del mancato rispetto della bigenitorialità e della cogenitorialità.
Non si comprende come sia possibile che troppi tribunali non facciano mai accertamenti sulle responsabilità della madre collocataria nel rifiuto del figlio a vedere e frequentare il padre. Anzi, troppi giudici ritengono – senza minimamente conoscere la psicologia infantile e dell’età evolutiva - il rifiuto del figlio come una sua “libera scelta”, anche quando è piccolissimo e ripete frasi non sue. La madre, per troppi tribunali, è intoccabile.
La Cassazione, con questa ordinanza, facendo riferimento a precedenti suoi provvedimenti, ha ribadito il dovere del giudice ordinario di fare accertamenti sulle responsabilità del genitore presso cui abitualmente vive il minore in presenza di un suo rifiuto di intrattenere rapporti (visita, permanenza e telefonate) con l’altro genitore. Fenomeno, questo, assai diffuso e causa di una conflittualità che può arrivare anche a gesti estremi verso la propria e altrui vita e che la stampa, troppo spesso, sottovaluta. Molti genitori, a causa del rifiuto dei figli a relazionarsi con loro, come la Valle d’Aosta c’insegna, presi dalla disperazione, si tolgono la vita o, come in altre parti d’Italia, ricorrono anche ad altre inaccettabili forme di violenza contro i figli e la loro madre.
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